Il dibattito sul fine vita in Italia si arricchisce di una nuova iniziativa popolare che punta a legiferare sull’eutanasia. Negli ultimi giorni l’Associazione Luca Coscioni ha annunciato il superamento delle 50.000 firme digitali raccolte per presentare in parlamento un testo che abbraccia tutte le forme di fine vita. L’obiettivo è depositare la proposta entro metà luglio, poco prima della ripresa della discussione al Senato sul testo base presentato dal centrodestra, già oggetto di intense polemiche.
A chi si rivolge la raccolta firme digitale
L’Associazione Luca Coscioni ha concentrato la raccolta firme su modalità digitali, sfruttando Spid e Cie per garantire rapidità e trasparenza nella certificazione delle adesioni. In pochi giorni si sono superate quota 50.000, a cui si sommano altre 8.000 firme raccolte su tavoli fisici in tutta Italia. La soglia minima legale per il deposito di una proposta di iniziativa popolare è 50.000 firme, ma i promotori puntano a raggiungere 70.000 per blindare la procedura e affrontare così il percorso parlamentare con una base solida. Il termine per depositare il testo è fissato al 15 luglio, qualche giorno prima che la discussione sul testo base al Senato riprenda il 17 luglio.
Il significato di questa adesione per la politica italiana
Questa massiccia adesione evidenzia un’ampia volontà di intervenire su un tema cruciale e dibattuto, sopratutto dopo le limitazioni e le critiche mosse all’attuale progetto di legge sul fine vita, che non contempla tutte le forme di assistenza previste dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso dj Fabo. L’iniziativa punta così a portare all’attenzione del Parlamento un modello più inclusivo delle richieste di chi affronta sofferenze insopportabili.
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Contenuti principali della proposta di legge sull’eutanasia
Il cuore della proposta di iniziativa popolare è la previsione che il servizio sanitario nazionale verifichi la situazione clinica del paziente richiedente entro trenta giorni dalla domanda. Un passaggio pensato per non lasciare le persone in attesa, come invece accade oggi a causa di lunghe attese o mancanza di procedure certe. La legge prevederebbe anche che i medici possano aderire al percorso su base volontaria, riconoscendo la libertà di coscienza.
Attualmente in Italia il suicidio assistito è consentito, ma solo in condizioni precise indicate dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. La sentenza nasce dal caso dj Fabo e ha stabilito che in casi limite si può chiedere aiuto medico per porre fine alla vita. Eppure mancano norme chiare che chiariscano come e quando intervenire e di fatti molte persone attendono anni per un responso.
Le necessità non ancora soddisfatte dal sistema attuale
Un problema che riguarda soprattutto chi non può autosomministrarsi il farmaco letale, spesso perché affetto da paralisi o gravi patologie neurodegenerative. L’iniziativa della Associazione Luca Coscioni punta proprio a colmare questo vuoto consentendo l’eutanasia attiva, cioè l’iniezione del farmaco a cura di un medico autorizzato. Si aspetta inoltre la decisione della Corte costituzionale fissata per il prossimo 8 luglio sul caso di una donna toscana affetta da sclerosi multipla progressiva, che ha chiesto di poter usufruire proprio di questa possibilità.
La proposta rende inoltre possibile al paziente scegliere fra l’autosomministrazione già prevista e l’erogazione medica del farmaco. Un passaggio che modifica in modo sostanziale quanto oggi è previsto dalla legge e potrebbe elevare gli standard di assistenza per i malati terminali e gravemente non autosufficienti.
Tensioni politiche intorno al testo base sul fine vita
Il testo base sul fine vita al Senato, promosso dal centrodestra, ha scatenato grandi discussioni soprattutto per l’esclusione del servizio sanitario nazionale dal controllo e dall’assistenza concreta al suicidio assistito. Secondo le opposizioni questa scelta apre la strada a una privatizzazione del servizio che potrebbe essere disponibile solo in cliniche private, alimentando disuguaglianze economiche e di accesso.
Il professore di diritto costituzionale Stefano Ceccanti ha sollevato dubbi sui profili di incostituzionalità di questa norma, spiegando che “rischia di creare disparità di trattamento dei cittadini, compromettendo il principio di uguaglianza.” A tal proposito, le commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato hanno deciso di prorogare di un giorno, dall’8 al 9 luglio, il termine per presentare emendamenti, in attesa di capire come si muoverà la Corte costituzionale a fine luglio.
Il dibattito aperto tra tutela della vita e autonomia del paziente
La disputa politica si concentra quindi su come regolare un tema delicato e complesso, bilanciando esigenze di tutela della vita e rispetto della dignità di chi soffre. Il testo base sembra limitare troppo i diritti sanciti dalla Corte costituzionale, mentre la proposta popolare invece li estende, mettendo in primo piano il diritto del paziente ad una scelta più ampia e all’intervento pubblico nel percorso di fine vita.