Il ministero dell’Interno e la provincia di Trento stanno discutendo la possibilità di realizzare un piccolo centro permanente per i rimpatri in città. L’obiettivo è creare una struttura che possa ospitare 20-25 persone, con la gestione affidata a un ente terzo e i fondi garantiti dal ministero. La presenza del centro dovrebbe contribuire a garantire maggiore sicurezza sul territorio, integrandosi nelle misure esistenti per la gestione dei flussi migratori e dei rimpatri.
Interlocuzioni tra ministero e territorio per definire il progetto del cpr
Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha spiegato che in queste settimane si stanno sviluppando i contatti tra il ministero e le autorità locali per arrivare a una valutazione puntuale sulla possibilità di realizzare questo centro a Trento. Il confronto si concentra sulle caratteristiche del Cpr, che dovrà essere permanente ma di dimensioni contenute, in modo da rispondere in modo concreto alle esigenze del territorio senza impattare eccessivamente sulla realtà locale.
Al momento sono in corso valutazioni di tipo tecnico per esaminare le possibili soluzioni progettuali, come ha aggiunto il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Il passo successivo consisterà nella firma di un protocollo d’intesa tra le parti coinvolte. Dopo questo passaggio prenderà avvio la fase di allestimento della struttura, con tempi da definire ma entro scadenze rapide: i responsabili vogliono assicurare che il progetto proceda compatibilmente con le priorità indicate dal territorio.
La rete dei centri per i rimpatri in italia e la loro effettiva capacità
Attualmente in Italia sono attivi dieci Cpr con una disponibilità complessiva teorica di 1398 posti. Molteni ha evidenziato come solo 798 siano realmente utilizzabili, poiché varie aree sono state danneggiate o distrutte dagli ospiti nel corso del tempo. Questi dati mostrano la complessità della gestione di tali centri, che devono garantire condizioni di sicurezza sia per chi vi risiede sia per lo staff impegnato.
L’esigenza di espandere la rete dei Cpr deriva dal bisogno di ampliare la capacità di rimpatrio. Le autorità sottolineano un incremento significativo delle operazioni di rimpatrio, con un aumento del 20% solo nell’ultimo anno e con trend di crescita costanti negli anni precedenti. Questo rende prioritario potenziare gli strumenti che facilitano il ritorno volontario o coatto di persone non in regola con la normativa sul soggiorno.
Potenziamento della sicurezza e nuove misure sul territorio provinciale
Parallelamente all’avvio del Cpr di Trento, Molteni ha annunciato rafforzamenti nei commissariati di Riva del Garda e Rovereto, previsti per giugno e luglio. Queste azioni rappresentano un intervento diretto per migliorare la sicurezza locale, intervenendo sia sulla prevenzione che sui controlli legati ai temi dell’immigrazione e dell’ordine pubblico.
La gestione dei rimpatri avviene infatti anche attraverso un equilibrio tra struttura e presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Le statistiche comunicano che la permanenza media nelle strutture è di circa 35 giorni. Circa la metà degli ospiti viene poi rimpatriata, e dall’insieme dei rimpatri realizzati, il 50% avviene proprio attraverso i centri. Questo dato evidenzia il ruolo centrale che i Cpr svolgono nell’apparato di controllo e gestione dell’immigrazione irregolare.
La creazione di un nuovo Cpr a Trento, quindi, si inserisce in un quadro più ampio di interventi per contenere flussi migratori e riportare ordine nelle procedure di rimpatrio, rispettando tempi che possano essere accettabili per tutti gli attori coinvolti e nel rispetto delle condizioni di sicurezza richieste.