Prodotti agroalimentari esteri presentano rischi chimici maggiori rispetto al made in italy, Coldiretti diffonde dati Efsa

Prodotti agroalimentari esteri presentano rischi chimici maggiori rispetto al made in italy, Coldiretti diffonde dati Efsa

Coldiretti evidenzia rischi più alti di residui chimici nei prodotti importati rispetto a quelli italiani, promuovendo l’obbligo di indicare l’origine degli ingredienti per tutelare il Made in Italy e i consumatori.
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Un'analisi Coldiretti evidenzia maggiori residui chimici nei prodotti importati rispetto a quelli italiani, rilanciando la richiesta di etichettatura obbligatoria dell’origine per tutelare il vero Made in Italy e garantire trasparenza e sicurezza alimentare. - Gaeta.it

Una recente analisi condotta dalla Coldiretti, basata su dati ufficiali dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare , ha evidenziato una sostanziale differenza nei livelli di residui chimici tra i prodotti agroalimentari di origine estera e quelli italiani. Emergono rischi più elevati negli alimenti importati, un tema tornato al centro dell’attenzione durante la Giornata per il vero Made in Italy. In quella occasione, promossa dalla Fondazione Campagna Amica, si è discusso anche della necessità di imporre l’indicazione obbligatoria dell’origine degli ingredienti sulle etichette alimentari in tutta l’Unione Europea.

Analisi dei dati Efsa sulla sicurezza alimentare dei prodotti importati e italiani

L’autorità europea Efsa monitora regolarmente la presenza di residui chimici negli alimenti distribuiti in Europa. Dai dati raccolti e interpretati da Coldiretti emerge che il 5,6% delle derrate agroalimentari provenienti dall’estero supera i limiti consentiti per residui chimici. Nel confronto, solo lo 0,7% dei prodotti italiani contiene irregolarità simili. Il valore indica che i prodotti importati mostrano una probabilità di contaminazione chimica otto volte maggiore rispetto a quelli Made in Italy. Tale rischio riguarda pesticidi, conservanti e altri additivi impiegati nelle colture o nelle lavorazioni, spesso regolati con differenze importanti tra paesi di origine.

Differenze nei controlli e pratiche agricole

Il fenomeno si lega a una differente attenzione ai controlli lungo la filiera e a un diverso bilanciamento tra produzione intensiva e pratiche agricole locali. La presenza più contenuta di residui nei prodotti italiani rispecchia anche i requisiti normativi e di monitoraggio vigenti in Italia. La questione aperta riguarda inoltre la trasparenza e la capacità di tracciare l’origine degli ingredienti nelle etichette dei prodotti venduti nei mercati europei.

Giornata per il vero made in italy: iniziative e raccolta firme per maggiore trasparenza

Il 2025 ha visto la Fondazione Campagna Amica organizzare eventi in molte città italiane in occasione della Giornata dedicata al vero Made in Italy. Le iniziative si sono svolte nei mercati contadini, coinvolgendo agricoltori, chef, volontari e visitatori con degustazioni, laboratori didattici e giochi per bambini. L’obiettivo principale è stato sensibilizzare il pubblico sull’importanza di riconoscere prodotti genuini italiani, rispettosi della dieta mediterranea e di pratiche agricole sostenibili.

A fianco della promozione culturale si è rilanciata una campagna di raccolta firme per sostenere una proposta di legge di iniziativa popolare. Questa proposta mira a rendere obbligatoria l’indicazione d’origine degli ingredienti sulle etichette di tutti i prodotti alimentari venduti in Europa, per combattere il fenomeno della cosiddetta italian sounding e per difendere i consumatori da pratiche ingannevoli. Coldiretti ha sottolineato come l’attuale normativa doganale permetta che alimenti con ingredienti stranieri vengano etichettati come “100% italiani” dopo mini trasformazioni, creando confusione e rischi per la sicurezza alimentare.

Italian sounding e normative doganali

Secondo Coldiretti, la pratica dell’italian sounding è alimentata anche dalla mancanza di un obbligo chiaro sull’origine dei singoli ingredienti, permettendo così a prodotti realizzati parzialmente all’estero di essere spacciati per totalmente italiani.

Carenze nei controlli doganali e rischio di etichette ingannevoli nei prodotti trasformati

Secondo la Coldiretti, una parte significativa del problema deriva dalla scarsità di controlli efficaci nelle dogane e nei grandi porti europei. Meno del 10% dei prodotti che arrivano da paesi extra Unione Europea viene ispezionato fisicamente nei punti di ingresso, un dato che desta preoccupazioni. Il porto di Rotterdam, per esempio, è stato descritto come un punto estremamente vulnerabile, dove le ispezioni si basano prevalentemente sulla documentazione fornita dalle aziende. In questo modo, controlli più accurati sulla qualità e sicurezza reale dei prodotti risultano praticamente assenti.

Gli scandali legati alla vendita di prosciutti e altri salumi etichettati come italiani ma realizzati con carni provenienti dall’estero o di conserve che contengono semilavorati cinesi sono emersi negli ultimi anni grazie alle denunce di operatori e associazioni. Questi prodotti possono entrare nella catena commerciale italiana e europea senza un controllo rigoroso, alimentando dubbi sulla reale composizione e sulla sicurezza di ciò che arriva sulle tavole.

Mobilitazione degli agricoltori e richieste di regole più severe sulle etichette

Per reagire a questa situazione, più di diecimila agricoltori si sono riuniti in diverse località strategiche italiane, incluse le frontiere al Brennero e i porti di Civitavecchia, Salerno e Bari. Attraverso presidi e manifestazioni hanno chiesto con fermezza l’introduzione di norme più rigorose per evitare pratiche commerciali scorrette. La mobilitazione punta a ottenere l’obbligo dell’indicazione d’origine sugli ingredienti in tutte le etichette alimentari in Europa. Solo così i consumatori potranno essere realmente informati su cosa acquistano e si potrà proteggere il mercato italiano da prodotti a rischio per la salute e orientati soltanto al profitto.

Richieste parlamentari e tutela del made in italy

Questo movimento rappresenta una spinta verso maggiore chiarezza e sicurezza alimentare, con l’obiettivo di rafforzare la fiducia nei prodotti agricoli nazionali e difendere le filiere locali da pratiche fraudolente o poco trasparenti. Le richieste avanzate in queste mobilitazioni sono già al centro del dibattito parlamentare, riflettendo una crescente attenzione verso la qualità e la tutela del vero Made in Italy.

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