Le norme di sicurezza recentemente introdotte nelle sedi giudiziarie del distretto della corte di appello di Napoli stanno provocando dibattiti sul loro impatto sociale e sulla loro applicazione. Il procuratore generale di Napoli Aldo Policastro ha espresso in modo chiaro il suo punto di vista durante una conferenza stampa, parlando anche del nuovo servizio di vigilanza che sostituisce le forze di polizia ai varchi degli uffici giudiziari. Il tema centrale riguarda un apparente doppio standard nell’applicazione delle regole, con differenze nette tra categorie diverse di cittadini.
Il nuovo scenario della sicurezza nelle sedi giudiziarie del distretto di Napoli
Lo sviluppo del nuovo servizio di vigilanza rappresenta una novità per il distretto giudiziario napoletano. Il passaggio da agenti di polizia a controllori civili indica una scelta strategica nella gestione delle risorse e nell’organizzazione della sicurezza. Questo cambiamento si propone di mantenere un presidio costante ai varchi degli uffici giudiziari, con strumenti e procedure di controllo aggiornati.
Le reazioni a questa trasformazione sono varie, con attori della giustizia che manifestano perplessità sia sul livello di preparazione degli addetti sia sulla coerenza delle regole applicate. Alcuni evidenziano che un sistema di vigilanza gestito da non specialisti potrebbe non garantire la stessa efficacia di prima, sebbene i costi e la capacità di copertura su turni lunghi rappresentino fattori da tenere in considerazione.
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In questo quadro, il richiamo del procuratore generale sul doppio binario delle norme accende un dibattito più ampio sull’equità e sull’obiettività all’interno del sistema giudiziario nella capitale campana. Il confronto sarà necessario in prospettiva, per valutare eventuali modifiche normative o gestionali.
L’attenzione rimane alta tra gli operatori giudiziari e la cittadinanza, che segue con interesse lo sviluppo di questa trasformazione, soprattutto nel contesto sociale particolare di Napoli, dove la sicurezza e il diritto restano questioni delicate.
Le nuove regole di vigilanza nelle sedi giudiziarie di Napoli
Il contesto in cui si inserisce la dichiarazione del procuratore Policastro riguarda l’introduzione di un servizio di vigilanza privato che ha preso il posto delle forze di polizia tradizionali ai varchi di accesso delle sedi giudiziarie del distretto di Napoli. Questo cambiamento nasce dall’esigenza di riorganizzare i controlli di sicurezza all’ingresso degli uffici della corte di appello.
Il nuovo sistema prevede operatori civili che controllano i visitatori secondo protocolli stabiliti da normative recenti. Tali regole sono state adottate con l’intento di garantire maggiore controllo nelle sedi tradizionalmente vulnerabili, ma hanno subito mosso critiche sia da parte degli operatori della giustizia che dall’opinione pubblica.
Il procuratore ha chiarito che il servizio sarà attuato secondo le disposizioni vigenti con grande attenzione. Sul piano pratico, comunque, resta un punto interrogativo sull’efficacia del sistema nel prevenire situazioni di rischio, soprattutto alla luce delle risorse limitate e della natura stessa degli operatori impiegati.
Le critiche del procuratore generale di Napoli sull’applicazione delle norme
Nel suo intervento, Aldo Policastro ha lamentato una differenza sostanziale nel modo in cui vengono applicate le regole. Secondo lui, esiste una divisione a doppio binario che si traduce in un trattamento più indulgente per i cosiddetti colletti bianchi, cioè figure inserite in contesti socioeconomici alti o con ruoli istituzionali, e regole molto più rigide e severe nei confronti di persone provenienti da contesti marginali o che manifestano dissenso.
Questo doppio binario, ha detto, risulta poco accettabile e rappresenta una spaccatura nella gestione della sicurezza e della legalità dentro il sistema giudiziario. Policastro ha esplicitato come da procuratore si trova costretto ad applicare norme che reputa non omogenee nei confronti di tutti i cittadini, e questo crea un profondo disagio.
L’osservazione suggerisce che la normativa non tenga adeguatamente conto di un principio di equità, producendo una sorta di discriminazione indiretta. Il procuratore non si è spinto a definire se le regole otterranno risultati concreti per quanto riguarda la sicurezza, ma ha sottolineato il problema del differente trattamento come un punto critico da affrontare nel futuro.