Il processo per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone, entra in una fase cruciale con le requisitorie del pubblico ministero Walter Cotugno. Il film delle accuse si concentra in particolare sulla mancata tempestività nel monitoraggio e nell’intervento sulle criticità strutturali emerse prima del disastro. Il pm sottolinea come la vigilanza sull’opera spettasse agli imputati e come il ritardo nelle decisioni abbia contribuito a lasciare aperta una situazione di rischio evidente. A due anni e mezzo dal crollo, il dibattimento prosegue con particolare attenzione all’obbligo di intervento rapido degli enti e delle persone coinvolte.
Le accuse del pm sulla mancata tempestività nella gestione del ponte
Walter Cotugno ha rimarcato fin dall’inizio della requisitoria che il problema principale riguarda il mancato rispetto del dovere di agire subito in presenza di anomalie. Secondo il pm, la sorveglianza del ponte Morandi prevedeva un obbligo di cautela e monitoraggio rapido da parte di chi ne aveva la responsabilità. Invece, spiega Cotugno, si è assistito a una situazione in cui chi doveva intervenire ha rinviato la presa in carico degli eventuali segnali di pericolo.
Le misure precauzionali necessarie
Questo vuol dire che, in presenza di anomalie gravi, non è possibile aspettare di avere tutti i dati definitivi per agire. Bisogna intervenire con misure precauzionali come limitazioni del traffico o chiusure temporanee, per evitare rischi alla sicurezza. Il pm ha sottolineato come la posizione di garanzia imponga di non ritenere che qualcun altro si farà carico del problema dopo di noi. Ogni responsabile ha il dovere di intervenire senza indugi.
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L’esempio pratico riguarda i controlli sul ponte, dove i problemi strutturali erano noti da anni. La mancata immediata reazione ha lasciato campo libero al deterioramento. Il ritardo nell’applicazione di misure di sicurezza è uno dei punti cardine sul quale si incentra l’accusa contro i 57 imputati.
Il ruolo della sorveglianza e degli obblighi legali degli imputati
Durante l’udienza si è approfondito il tema della sorveglianza tecnica e della responsabilità di chi doveva mantenere sotto controllo lo stato dell’infrastruttura. Gli obblighi includevano non solo la verifica costante ma anche l’adozione di azioni tempestive in base ai risultati dei controlli.
Posizione di garanzia e responsabilità
La legge impone infatti una posizione di garanzia a chi si occupa di infrastrutture di pubblica utilità come il ponte Morandi. Questo significa che ogni soggetto coinvolto deve agire prontamente senza aspettare che qualcun altro prenda provvedimenti. La sorveglianza non è un compito delegabile a oltranza o dilazionabile nel tempo.
L’accusa si concentra sul fatto che i responsabili hanno valutato male o sottovalutato la gravità delle anomalie raccolte durante i controlli. Non hanno quindi assicurato misure cautelari adeguate come la chiusura totale o parziale del ponte, oppure la limitazione del traffico pesante e leggero. Le contestazioni vanno a coprire ogni fase del processo decisionale che avrebbe potuto impedire o ridurre l’impatto del crollo.
In particolare emerge che la mancata comunicazione tempestiva delle criticità ha ritardato l’intervento delle autorità di controllo e degli enti preposti alla sicurezza. Così si è creata una situazione in cui la pericolosità del ponte non è stata fermata in tempo.
Lo svolgimento del processo e la durata prevista delle requisitorie
Il processo davanti al tribunale di Genova è entrato ormai nel vivo con le requisitorie iniziate nella prima giornata. Si prevede che l’analisi dei fatti si protrarrà per circa due mesi e mezzo. La strategia dell’accusa consiste nel affrontare dapprima i temi di carattere generale riguardo la sorveglianza e gli obblighi di intervento.
Successivamente si passerà a esaminare il comportamento di ogni imputato, verificando se siano state violate le norme di sicurezza e le responsabilità legali a loro carico. La complessità del procedimento riflette la molteplicità delle figure coinvolte: manager, tecnici, dirigenti e consulenti.
Il voto finale del tribunale dovrà stabilire se e come le omissioni e i ritardi nel controllo abbiano contribuito al crollo, pesando sulla sorte delle 43 vittime. La gravità della tragedia ha imposto un approfondimento minuzioso anche sui protocolli adottati in quegli anni e sul modo in cui sono stati seguiti.
Il percorso giudiziario sarà quindi lungo e articolato, ma cruciale per stabilire la verità su uno degli eventi più drammatici degli ultimi anni nel panorama italiano delle infrastrutture. Anche la comunità di Genova attende sviluppi chiari su questo fronte, con attenzione alla responsabilità degli enti pubblici e privati coinvolti.