Fabrizio corona è tornato in tribunale a Milano per rispondere dell’accusa di bancarotta legata a una vecchia società e a un immobile nel cuore della movida cittadina. L’ex agente fotografico, noto per i numerosi processi e le condanne già scontate, si difende mostrando sicurezza davanti ai giudici. Il dibattito in aula si è acceso soprattutto durante l’esame, con riferimenti diretti al pm e scontri con un legale particolarmente coinvolto nel caso.
Il caso bancarotta e la vicenda della società fenice
Il procedimento giudiziario avviato contro corona riguarda l’ipotizzata bancarotta fraudolenta commessa con la società Fenice, di cui era titolare in passato. Al centro dell’inchiesta c’è una proprietà in via De Cristoforis, conosciuta zona della movida milanese vicino a corso Como. Secondo gli inquirenti, l’immobile sarebbe stato trasferito in modo fittizio ad un collaboratore, con l’obiettivo di sottrarlo ai creditori della società.
L’accusa, formulata dal pm Luigi Luzi, punta a dimostrare che la casa non fosse più parte del patrimonio di Fenice, facendo così sparire risorse essenziali per coprire i debiti societari. L’ex agente fotografico rischia una pena pesante, ma la sua difesa contesta fermamente ogni addebito, descrivendo la vicenda come un’operazione trasparente e onesta nell’ambito delle attività aziendali.
Leggi anche:
La difesa di corona e le tensioni in aula
Durante l’interrogatorio, Fabrizio corona ha respinto con forza le accuse di bancarotta. Ha citato il pagamento di circa cinque milioni di euro tra tasse e interessi, come prova del suo impegno economico e della correttezza. “Abbiamo crediti che non sono stati saldati”, ha detto, sottolineando che non vi sono stati furti o sottrazioni illecite ai danni di alcuno.
La difesa è stata curata dagli avvocati Ivano Chiesa e Cristina Morrone, che hanno insistito sulla mancanza di debiti e sull’inesistenza di legami illeciti tra corona e l’immobile contestato. In aula però il clima si è fatto teso nel momento in cui ha preso la parola l’avvocato Gabriele Minniti, rappresentante della parte civile in un’altra causa e anche legale noto per assistere personaggi del mondo dello spettacolo. I contrasti tra corona e Minniti, alimentati da precedenti episodi anche sui social, sono emersi chiaramente nel corso dell’esame.
Lo scontro con l’avvocato minniti e le reazioni in aula
L’interazione tra corona e Minniti ha contribuito a creare un’atmosfera tesa durante il processo davanti al collegio presieduto da Nicola Clivio. Corona ha limitato le risposte alle domande poste dall’avvocato, arrivando a fare riferimenti provocatori come “mia mamma fa la prestanome, come quella di Fedez”, una frase che ha alzato ulteriormente la tensione.
Al termine dell’esame, corona ha rivolto parole forti all’avvocato, invitandolo a “vergognarsi” e accusandolo di voler distruggere la sua immagine. Minniti ha mantenuto un atteggiamento distaccato e, quando il presidente del collegio ha chiesto se volesse aggiungere qualcosa al verbale, ha risposto che non era necessario. Questo episodio ha messo in luce le rivalità e le difficoltà di mantenere il confronto solo sul piano legale, senza cadere in provocazioni o reazioni personali.
La prosecuzione del processo a milano
Il processo a Milano prosegue, con corona sempre al centro dell’attenzione mediatica. Il dibattito giudiziario continuerà a chiarire i dettagli sulla gestione dell’immobile e sulla reale situazione finanziaria della società Fenice. Il tribunale ora valuterà prove e testimonianze, in attesa di stabilire l’eventuale responsabilità penale dell’ex agente fotografico.