Il processo contro Daniele Finotto, professore di cucina dell’istituto Ubertini di Caluso, si è trasformato in un confronto netto tra due versioni opposte. L’uomo, 59 anni, è accusato di violenza sessuale nei confronti di cinque alunne minorenni. Dopo le testimonianze delle studentesse, che hanno descritto un clima di intimidazione e abusi, la difesa ha presentato in aula nuovi testimoni che dipingono un ambiente scolastico difficile e un docente vittima di tensioni interne. La vicenda si svolge in Tribunale a Ivrea, dove il collegio giudicante deve ora valutare le due narrative e chiarire i fatti.
Testimonianze della difesa: finotto non è il carnefice, ma una vittima di giochi di potere
I testimoni portati dalla difesa, rappresentata dall’avvocato celere spaziante, hanno ribaltato la percezione del professore. Pierangelo Molteno, da vent’anni membro dello staff di presidenza, non ha dubbi: dietro la vicenda si nasconderebbe un complotto. La sua ipotesi è che una collega, preoccupata per la propria posizione, abbia innescato le accuse per evitare la perdita della cattedra. Molteno racconta di un docente coinvolto e riconosciuto come collaborativo, che arrivava persino a cucinare gratuitamente per sostenere progetti scolastici. Ha descritto un contesto scolastico in cui alcune ragazze assumevano atteggiamenti provocatori verso i docenti, ma senza che fossero presi provvedimenti disciplinari. Inoltre, ha ricordato come Finotto si fosse offerto più volte di supportare studenti disabili, dimostrando partecipazione e impegno.
Altri colleghi a difesa di finotto
Altri colleghi sono intervenuti per confermare questo quadro. Berardo Pier Giuseppe, ex vicepreside dell’istituto, ha riferito di non aver mai ricevuto segnalazioni o avuto problemi con Finotto. Lo ha definito disponibile e attivo anche oltre la sua materia, pur riconoscendo alcune difficoltà nella gestione della classe 2D, senza però attribuirle al professore. Un docente di italiano e storia, che nel 2021 aveva Finotto come insegnante di sostegno, ha aggiunto episodi di eccessiva disinvoltura da parte di alcune studentesse. Il suo racconto ha toccato il tema del decoro educativo, con riferimenti a ragazze che si presentavano in aula con abiti poco consoni e atteggiamenti al limite. Pur ammettendo che Finotto potesse fare qualche battuta in classe, ha escluso comportamenti scorretti. Ha confessato infine un timore rinnovato nel soccorrere una studentessa in difficoltà, per paura di fraintendimenti dovuti al clima creato dal caso.
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I comportamenti contestati dalle studentesse e il clima all’istituto ubertini
Le cinque ex alunne coinvolte, oggi parti civili, hanno descritto storie di episodi ripetuti durante il 2021-2022, sia in aula sia in altri momenti scolastici. Le accuse si concentrano su contatti fisici non consensuali: palpeggiamenti di cosce, gambe e glutei in occasioni apparentemente neutre come sistemare il grembiule o correggere posture in laboratorio. Alcuni episodi avrebbero avuto luogo anche durante una gita scolastica, ad esempio dopo una caduta su una pista di ghiaccio a Caluso. Le ragazze hanno raccontato gesti fugaci ma ricorrenti, come la mano salita lungo la coscia mentre una di loro era seduta sul davanzale di una finestra nel giorno dell’intervallo. Quest’ultimo episodio è emerso solo in aula, con testimonianze più dettagliate dopo mesi di silenzio per timore.
Parole pubbliche e segnalazioni interne
Oltre agli episodi di contatto fisico, sono state riferite parole dette in pubblico e ritenute allusive o volgari. Una frase indicata da più studentesse riguardava un commento rivolto a una ragazza con un chupa chups in mano, espressione che ha contribuito a creare un ambiente difficile da sopportare. Le prime segnalazioni erano partite da discussioni nella chat di classe, all’inizio del 2022. La dirigente scolastica, preso atto della gravità dei racconti, ha avviato un’indagine interna e denunciato quanto emerso ai carabinieri. Le accuse sono risultate sufficienti a ottenere una misura cautelare che ha interdetto Finotto dall’avvicinarsi alle ragazze coinvolte.
Il contesto dell’istituto ubertini di caluso e la complessità del caso giudiziario
L’istituto Ubertini, situato a Caluso, si è trovato al centro di una vicenda che ha scosso l’intera comunità scolastica. I contrasti emersi durante il processo mostrano un ambiente segnato da tensioni interne, con accuse incrociate e diversi livelli di conflitto tra personale e studenti. Il procedimento giudiziario ha raccolto elementi di un clima difficile, in cui sono emersi episodi di provocazione da parte di alcune studentesse e, contemporaneamente, gravi contestazioni verso il docente.
Una questione di ruoli e sospetti
La ghiotta questione del ritorno in ruolo di Finotto ha innescato contese e sospetti, fino a sintetizzarsi in una narrazione di complotto da parte di testimoni della difesa. Questo ha complicato la ricostruzione dei fatti, spingendo il collegio giudicante a dover considerare versioni profondamente diverse di una realtà scolastica che si è trasformata in teatro di un conflitto.
Proprio questa complessità rende il caso delicato e significativo. La inchiesta ha messo a fuoco anche un problema più ampio, legato al rapporto tra studenti e insegnanti, al rispetto delle regole e alla sicurezza dentro un luogo deputato all’educazione. Nel mezzo, restano le accuse a Finotto e la difesa che insiste sulla necessità di valutare con attenzione prossimità, sospetti e motivazioni politiche interne.
Il processo è tuttora in corso. Il destino di Daniele Finotto è affidato alle valutazioni del collegio, chiamato a districare il nodo tra versioni contrapposte e a stabilire la realtà dei fatti, tenendo conto di testimonianze, prove e circostanze. In aula si gioca una partita delicata, dove si incrociano accuse di abusi gravi e denuncia di manovre che avrebbero preparato la caduta di un docente nel pieno della sua attività.