Processo chiesto per un insegnante di religione accusato di violenza su una ragazzina a Trento

Processo Chiesto Per Un Insegn

Insegnante di religione a processo per abuso su minorenne a Trento - Gaeta.it

Laura Rossi

18 Settembre 2025

Un insegnante di religione di 40 anni, che lavora in una scuola cattolica della provincia di Trento, è finito nel mirino della giustizia per presunte violenze sessuali aggravate su una bambina di 11 anni. I fatti risalirebbero all’autunno del 2023. La vicenda è venuta alla luce dopo le dichiarazioni raccolte durante un incidente probatorio con la ragazza. La scuola, subito dopo lo scandalo, ha deciso di trasferire il docente.

Le accuse e l’evoluzione dell’inchiesta

La Procura di Trento ha chiesto il rinvio a giudizio per il quarantenne insegnante di religione. L’accusa riguarda episodi di violenza sessuale aggravata ai danni di una ragazzina di 11 anni che frequentava la stessa scuola cattolica dove l’uomo insegnava da circa dieci anni. I fatti contestati sarebbero avvenuti nell’autunno 2023.

Le indagini si sono concentrate soprattutto sulla testimonianza della presunta vittima, raccolta durante l’incidente probatorio. Questo particolare ascolto, svolto davanti a un giudice, ha fornito agli inquirenti elementi ritenuti solidi, tanto da spingere la Procura a chiedere il processo.

L’insegnante, tramite i suoi legali, nega ogni addebito e si proclama estraneo ai fatti. La sua posizione resta quindi di totale contestazione, mentre il procedimento andrà avanti davanti ai tribunali competenti.

La reazione della scuola e le misure prese

La scuola cattolica di Trento, dove l’uomo insegnava, ha reagito trasferendo il docente non appena sono emersi i fatti. L’insegnante lavorava nella stessa scuola da circa dieci anni senza problemi noti.

Il trasferimento è stato un intervento interno deciso dopo l’avvio dell’indagine, con l’obiettivo di mantenere la serenità all’interno della scuola e di evitare contatti diretti con la minore coinvolta. Al momento non risultano altri provvedimenti disciplinari o comunicazioni ufficiali da parte dell’istituto.

All’interno della scuola è in corso una riflessione su quanto accaduto, ma la priorità rimane la tutela psicologica degli studenti e del personale che potrebbe essere stato coinvolto indirettamente nella vicenda.

L’incidente probatorio e il suo peso Nell’indagine

L’incidente probatorio è uno strumento usato nel processo penale per fissare la testimonianza di persone vulnerabili. Nel caso della Procura di Trento, la ragazzina ha raccontato ai magistrati gli episodi di presunta violenza subiti dall’insegnante.

Questa udienza ha permesso di cristallizzare la sua versione, evitando che in seguito potessero emergere modifiche o omissioni. La forza delle sue dichiarazioni ha rafforzato l’accusa, spingendo la Procura a chiedere il rinvio a giudizio.

Le dichiarazioni sono state raccolte in un ambiente protetto, con l’assistenza di esperti, e hanno fornito un quadro che la Procura ha ritenuto sufficiente per andare a processo, nonostante le negazioni dell’imputato.

Ora si attende la fissazione dell’udienza preliminare, dove saranno valutati gli elementi a carico e le difese dell’insegnante. Il caso tornerà quindi in tribunale.

Il contesto e l’attenzione verso i casi di abuso nelle scuole

Nel Trentino l’attenzione su violenze e abusi che coinvolgono figure di riferimento come gli insegnanti resta alta, soprattutto in istituti con legami religiosi. Il caso di questo insegnante ha riacceso il dibattito sulla sicurezza degli studenti minorenni e sulla necessità di controlli più rigorosi nelle scuole.

La scuola coinvolta ha sempre dichiarato di voler garantire un ambiente sicuro per i ragazzi, ma episodi come questo mostrano quanto sia complessa la questione. Molti istituti della provincia stanno rivedendo le procedure di prevenzione e la formazione del personale per evitare che simili situazioni si ripetano.

Le famiglie e la comunità locale seguono con attenzione l’evolversi della vicenda, consapevoli dell’impatto che questi fatti hanno non solo sulla vittima, ma sull’intero tessuto sociale e scolastico.

Il sistema giudiziario è chiamato a dare risposte chiare e a proteggere i diritti dei minori, spesso messi in difficoltà proprio in ambienti che dovrebbero tutelarli. La vicenda di Trento è purtroppo solo uno dei tanti segnali di un problema ancora aperto nelle scuole italiane.