Processo al colonnello Vagnoni al tribunale di Torino per concussione su lavori non pagati

Processo al colonnello Vagnoni al tribunale di Torino per concussione su lavori non pagati

Il tribunale di Torino esamina il processo contro il colonnello Bernardino Vagnoni, accusato di concussione e abuso d’autorità in relazione a lavori non pagati nella sua villa a Revigliasco, con testimonianze e prove chiave.
Processo Al Colonnello Vagnoni Processo Al Colonnello Vagnoni
Il tribunale di Torino ha ospitato un’udienza chiave nel processo contro il colonnello Bernardino Vagnoni, accusato di concussione e abuso d’autorità per minacce legate a lavori di ristrutturazione nella sua villa. Vagnoni nega le accuse, mentre la Procura presenta prove a sostegno del reato. - Gaeta.it

Il tribunale di Torino ha ospitato una fase cruciale del procedimento giudiziario contro il colonnello Bernardino Vagnoni, ex comandante dei carabinieri ad Asti e Torino. Le accuse riguardano presunte minacce e richieste indebite legate a lavori di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà. Le testimonianze degli artigiani coinvolti e le difese sollevate oggi delineano un quadro complesso che ha catturato l’attenzione di giornalisti e operatori del diritto presenti in aula.

L’udienza chiave e le accuse mosse al colonnello vagnoni

Il 9 giugno 2025, nell’aula del tribunale torinese, si è svolta un’udienza molto attesa per il processo contro Bernardino Vagnoni, accusato di concussione verso due imprenditori. L’allora comandante provinciale dell’Arma ad Asti e Torino viene chiamato a rispondere del mancato pagamento di circa 34 mila euro per lavori effettuati nella sua villa di Revigliasco. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, ben nota grazie alla voce del pubblico ministero Giovanni Caspani, Vagnoni avrebbe sfruttato la propria posizione di potere per minacciare i lavoratori, intimorendoli affinché rinunciassero alla cifra dovuta. Le parole attribuite al colonnello contenevano minacce di coinvolgimento della Guardia di Finanza e la prospettiva di ripercussioni giudiziarie, dando così rilievo all’abuso di autorità.

Gli artigiani intervenuti, un idraulico e un escavatorista, sono stati ascoltati in aula. Le loro dichiarazioni, dettagliate e precise, hanno sottolineato sia l’entità economica del credito che la pressione subita durante le richieste di pagamento. Il caso si è caratterizzato per la posizione delicata dei due lavoratori, messi a confronto con un ufficiale dello Stato, ruolo normalmente associato a garanzie e correttezza. Per la Procura, l’abuso sarebbe quindi aggravato dalla natura stessa dell’imputato, rendendo la vicenda “grave e allarmante” per la fiducia nei pubblici ufficiali.

La difesa di Bernardino vagnoni e la sua versione dei fatti

Durante l’udienza, il colonnello Vagnoni ha affrontato personalmente l’interrogatorio. Ha negato le accuse con fermezza, sostenendo che i lavori nella sua villa fossero stati eseguiti in modo lacunoso e non conforme a quanto pattuito. La difesa, rappresentata dall’avvocato Pierpaolo Rivello, si è concentrata sul presunto cattivo svolgimento delle opere e su presunte “sovrafatturazioni” da parte degli artigiani. Secondo Vagnoni, le contestazioni economiche non corrisponderebbero alla realtà dei fatti, lasciando intendere che la somma richiesta superasse quanto effettivamente dovuto.

Il colonnello ha inoltre parlato di una campagna diffamatoria contro di lui e ha respinto categoricamente qualsiasi accusa di minaccia o intimidazione. In aula ha evidenziato il suo ruolo di ufficiale, affermando di aver sempre mantenuto un comportamento rispettoso verso i propri interlocutori. Questo contrasto tra versioni ha segnato lo svolgimento dell’udienza, mettendo in luce come si delinei una disputa non solo economica ma anche morale e reputazionale.

Elementi a sostegno dell’accusa e la posizione della procura

La pubblica accusa ha presentato elementi considerati significativi per sostenere le accuse. Sono stati portati in aula messaggi, testimonianze e una registrazione telefonica raccolta nel corso dell’inchiesta. Questi materiali, secondo il pm Caspani, confermerebbero il tono intimidatorio usato da Vagnoni verso gli artigiani, oltre a documentare la pressione esercitata per evitare il pagamento integrale. La Procura ha ribadito che il comportamento imputato rappresenta un uso illecito dell’autorità pubblica finalizzato a un vantaggio personale.

Il magistrato ha inoltre sottolineato la necessità di preservare l’integrità delle forze dell’ordine, rimarcando che anche il semplice sospetto di comportamenti simili minerebbe la fiducia del pubblico. L’accusa ha voluto quindi evidenziare la gravità delle azioni contestate, invitando a considerare il danno che ne deriverebbe non solo per i diretti interessati, ma per l’intera comunità.

Il contesto giudiziario e la memoria dei fatti passati

Il procedimento ha chiarito che un secondo capo d’imputazione, relativo a tentata concussione del 2010-2011, si è estinto per prescrizione. Nonostante ciò, la Procura insiste nel far risaltare la rilevanza del caso attuale, segnalando che la prescrizione nulla toglie all’attenzione riservata al comportamento recente di Vagnoni. L’accento è posto esclusivamente sugli episodi più recenti, rimasti ancora oggetto di giudizio nel tribunale torinese.

La vicenda ha innescato discussioni sulla linea di confine tra esercizio legittimo dell’autorità e abuso di potere. Il passato professionale dell’imputato, caratterizzato da incarichi di rilievo nei comandi piemontesi e riconoscimenti, contrasta con l’immagine oggi emersa nel processo. La complessità di questo contrasto contribuisce a mantenere alta l’attenzione pubblica e istituzionale nei confronti della sentenza attesa nelle prossime settimane.

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