Una vicenda giudiziaria con al centro una famiglia torinese, un anziano imprenditore e le sue badanti, si è conclusa ieri in tribunale senza condanne. Al cuore del caso ci sono questioni delicate legate a denaro, solitudine e rapporti di fiducia in una casa della cintura sud di Torino. Dopo mesi di indagini e un processo seguito con attenzione, il giudice ha deciso di assolvere tutte le donne accusate di aver approfittato della fragilità cognitiva dell’uomo per sottrarre denaro e beni preziosi. Questo sviluppo riapre il dibattito sul confine tra tutela degli anziani e rispetto della loro autonomia.
Il ruolo delle badanti nella quotidianità dell’anziano imprenditore
L’uomo di 94 anni vive in una casa della cintura sud di Torino e, dopo la scomparsa della moglie, ha deciso di assumere regolarmente quattro donne per assisterlo. Si tratta di due sorelle sulla ventina, la madre sessantenne delle due e un’ulteriore badante trentunenne. Tutte erano contrattualizzate e presenti in casa ogni giorno, svolgendo mansioni che riguardavano non solo l’assistenza base, ma anche la gestione della vita quotidiana dell’anziano imprenditore.
Un rapporto di fiducia e condivisione
Col tempo il rapporto tra il 94enne e le donne si è sviluppato in modo particolare. La fiducia, il bisogno reciproco e forse anche qualche forma di affetto hanno portato l’uomo a condividere con loro l’accesso alle carte di credito e la possibilità di effettuare acquisti. Secondo il suo racconto, quella possibilità era anche un modo per “ricambiare” l’aiuto ricevuto. Non sono mancati però segnali di disagio in famiglia, che hanno portato infine a sollevare dubbi sulle spese sostenute e alla denuncia in tribunale.
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Le accuse di circonvenzione d’incapace e le spese contestate
Le quattro badanti sono state accusate dalla procura torinese, guidata dalla pm fabiola d’errico, di aver sfruttato una presunta condizione di fragilità cognitiva dell’uomo per ottenere doni costosi. Tra giugno 2022 e febbraio 2023, le donne avrebbero speso quasi 30 mila euro tra acquisti di profumi, borse Alviero Martini, abbonamenti in palestra e gioielli. A questi si sono aggiunti prelievi in contanti per più di 20 mila euro.
Il conto include anche regali tecnologici come un MacBook Air, un Apple Watch Series 7, un iPhone 13 Pro Max e un Samsung Galaxy A33. Non mancano spese per abbigliamento e persino tattoo. Cene in locali rinomati hanno inoltre completato un quadro di consumi giudicato eccessivo dalle figlie, che hanno denunciato quanto accaduto. Per loro si è trattato di un raggiro sistematico e pianificato ai danni del padre.
Un quadro di spese eccessive e contestate
La difesa dell’anziano e la decisione della giudice
Durante le fasi processuali, l’uomo ha voluto ribadire la propria versione. Con una lucidità che ha sorpreso, ha spiegato che non si è sentito manipolato. Ha difeso le badanti, definendo le spese come regali fatti in uno spirito di “gratitudine e riconoscenza”. “Nella vita ho avuto fortuna”, ha detto, “e ho solo voluto aiutare chi aveva bisogno”.
La sua parola ha avuto un peso nel giudizio finale. La giudice Federica Gallone ha assolto tutte le imputate, sostenendo che l’imprenditore fosse capace di intendere e volere durante il periodo indicato. L’avvocato della 31enne, Gianluca Visca, ha sostenuto che non si trattò di circonvenzione ma di una scelta libera da parte dell’uomo, coerente con il suo stile di vita. Il fatto che né l’uomo né le figlie abbiano partecipato come parti civili ha lasciato la procura da sola nel dimostrare il dolo, che non è stato ritenuto sufficientemente provato.
Riflessioni sulle dinamiche familiari e la tutela degli anziani
Al di là dei fatti e della sentenza, restano evidenti le tensioni familiari che questo caso ha portato allo scoperto. Le figlie, preoccupate per la sicurezza del padre e l’uso anomalo del denaro, si sono affidate alla giustizia per proteggerlo. Lui, invece, ha scelto di difendere le donne che lo hanno assistito ogni giorno, forse per proteggere una relazione di fiducia e sentirsi ancora padrone delle decisioni.
Equilibrio tra tutela e autonomia
Questa storia richiama l’attenzione sul delicato equilibrio tra tutela e autonomia, molto discusso nel diritto e nella società. La legge distingue chiaramente tra abuso e doni veri, ma la linea è sottile quando si tratta di persone anziane, in particolare se con inizi incipienti problemi di memoria. Le questioni sollevate riguardano anche la gestione dei rapporti tra chi assiste e chi viene assistito, oltre alla necessità di interventi sociali capaci di sostenere famiglie e anziani senza ledere la libertà personale.
I fatti di Torino mostrano come, anche in assenza di prove penali, restino aperti interrogativi rilevanti. A decidere sull’accaduto è stata la legge, ma il dibattito sull’etica degli assistenti e su come garantire sicurezza senza togliere dignità agli anziani resta un tema vivo e urgente.