Un’udienza preliminare ha portato alla decisione di rinviare a giudizio Tonino Becciu, ex prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, insieme al vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e ad altri sette accusati. Le accuse principali includono peculato, riciclaggio e favoreggiamento nella gestione di approssimativamente 2 milioni di euro provenienti dai fondi 8xmille, destinati alla diocesi. Gli avvocati difensori hanno espresso forte dissenso nei confronti della decisione del giudice, sostenendo che essa rappresenta un prendere posizione giuridicamente infondato.
Le argomentazioni degli avvocati difensori
Ivano Iai, legale rappresentante della diocesi di Ozieri, ha manifestato il suo disaccordo durante un’intervista, sottolineando che la decisione del giudice contrasta direttamente con l’articolo 7 della Costituzione italiana e con il Concordato tra Stato e Chiesa cattolica. Secondo le sue dichiarazioni, il giudice ha accolto un’interpretazione della Procura che pone i vescovi in qualità di pubblici ufficiali, obbligati a seguire le procedure di pubblica amministrazione nella gestione dei fondi dell’8xmille. Questa affermazione, secondo Iai, risulterebbe priva di qualsiasi base giuridica e avrebbe delle implicazioni potenzialmente dannose per ogni diocesi del paese, così come per la Conferenza Episcopale Italiana .
L’avvocato ha messo in evidenza che fino a questo momento, nessuna diocesi ha messo in atto procedure di evidenza pubblica per la distribuzione di queste risorse destinate a iniziative caritative e al sostentamento del clero. Le sue parole pongono l’accento su ciò che lui considera un dibattimento infondato, capace di causare significanti perdite di tempo e risorse pubbliche, oltre a generare sofferenza per gli imputati e per la comunità cristiana locale.
La posizione degli avvocati difensori degli imputati laici
Le stesse preoccupazioni sono condivise da Antonello Patanè, legale degli imputati laici coinvolti nel caso. Patanè ha confermato che non esistono motivazioni valide o presupposti legali che possano giustificare la decisione del giudice. Durante il futuro dibattimento, i suoi assistiti sono determinati a dimostrare con prove inconfutabili che l’utilizzo delle risorse finanziarie è stato esclusivamente rivolto a fini caritativi.
L’avvocato ha attirato l’attenzione sul fatto che gli imputati hanno dedicato le loro vite a progetti di aiuto per i più bisognosi, affermando che il loro operato rientra in un quadro di attività nobile e moralmente rilevante. Patanè ha espresso l’auspicio di poter accelerare il procedimento giuridico e giungere il prima possibile a una sentenza, auspicando così una rapida risoluzione della questione che consentirebbe di dissipare le perplessità legate alle accuse.
Questa vicenda si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge la gestione dei fondi 8xmille e il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche nella trasparenza delle loro operazioni finanziarie, un tema che continua a sollevare dibattiti accesi e divisioni nell’opinione pubblica.