Il tribunale di Napoli ha emesso cinque condanne con rito abbreviato contro membri della paranza del clan Marigliano, gruppo criminale attivo nella zona delle Case Nuove. Le sentenze arrivano a poco più di un anno dalla sparatoria con armi da guerra avvenuta in via Antonio Toscano. I fatti hanno messo in luce un’escalation di violenza legata a lotte per il controllo degli affari illeciti nell’area nord del capoluogo campano.
la sparatoria di gennaio 2024 e il contesto criminale alle case nuove
La sparatoria in via Antonio Toscano, nel cuore delle Case Nuove, è considerata un episodio emblematico della violenza che il clan Marigliano ha portato nel quartiere. A gennaio 2024, diversi colpi calibro d’assalto sono stati esplosi in strada, colpendo due passanti innocenti, un giovane di 18 anni e una donna di 68 anni. Furono feriti a una gamba e al gluteo, rispettivamente, e solo grazie alla casualità non si verificarono vittime fatali tra la folla. Questo attacco rientra in una serie di episodi che dal 2021 vedono in lotta diverse fazioni criminali per il dominio del territorio, soprattutto contro il clan Contini.
Il gruppo ha iniziato a imporsi con atti sempre più aggressivi e sanguinosi per prendere possesso degli affari illeciti nella zona. La faida ha generato feriti e paura tra i residenti, con frequenti agguati compiuti nelle strade di Napoli. Nelle settimane successive alla sparatoria di gennaio sono stati registrati almeno altri tre episodi con feriti gravi, a confermare la tensione persistente tra le organizzazioni rivali.
reazioni della comunità locale
I residenti delle Case Nuove vivono in uno stato di allerta costante. “La paura è diventata parte della nostra quotidianità ”, affermano alcuni abitanti, denunciando un clima di insicurezza e disagio diffuso.
le condanne e i reati contestati ai cinque imputati
Il tribunale di Napoli ha emesso condanne pesanti a carico di cinque indagati che hanno accettato il rito abbreviato. Le pene vanno dai 3 anni e 8 mesi fino a 13 anni e 4 mesi di reclusione. Al centro dell’accusa ci sono detenzione di armi da guerra e tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. Tra i condannati spiccano Gennaro Leone, Giuseppe Marigliano e Ovalle Jennssi Ortega con la pena più severa: 13 anni e 4 mesi, mentre Antonio Sorrentino e Angelo Esposito hanno subito condanne più lievi.
Gli investigatori hanno attribuito in particolare a Marigliano e Ortega la responsabilità diretta del ferimento di Nicola Giuseppe Moffa, il ragazzo di 18 anni, e della signora Adele V. durante la sparatoria del gennaio 2024. Le prove raccolte nel procedimento, tra cui filmati delle telecamere di sorveglianza e testimonianze riservate, hanno permesso di costruire un quadro solido a carico degli imputati.
dettagli sui reati contestati
Gli imputati sono accusati di aver usato armi da guerra con l’intento di intimidire e consolidare il controllo criminale nella zona, aggravando la gravità dei reati con il metodo mafioso riconosciuto dalla legge.
le indagini, le catture e l’arresto di altri protagonisti
Le indagini partite subito dopo la sparatoria hanno portato ad arresti tempestivi. La squadra mobile di Napoli ha rintracciato otto sospettati all’interno di un appartamento a Poggioreale poche ore dopo l’attentato. L’operazione ha dimostrato la rapidità d’intervento delle forze dell’ordine nel reagire a episodi di criminalità violenta.
Tra gli arrestati pochi giorni dopo c’è stato anche Nicola Giuseppe Moffa, ferito durante la sparatoria e accusato di aver partecipato ad un’altra sparatoria nel contesto della stessa faida contro il clan Contini. Questi eventi mostrano come la violenza sia diffusa e coinvolga più parti in lotta nel quartiere, alimentando un’escalation difficie da fermare.
Le recenti aggressioni registrate in meno di due giorni segnano un quadro di persistente pericolo per la zona, dove la guerra sotterranea tra famiglie criminali continua senza tregua e mette in crisi la vita di chi abita nelle Case Nuove.
intervento delle forze dell’ordine
Le operazioni di cattura sono state coordinate con precisione per evitare ulteriori scontri e garantire la sicurezza della comunità locale.
possibili sviluppi legali e implicazioni della sentenza
La sentenza pronunciata dal gip di Napoli segna un momento importante, anche se non definitivo, nello scontro tra il clan Marigliano e i suoi avversari. I cinque condannati hanno scelto di accettare il rito abbreviato e ora si trova davanti a una prima risposta giudiziaria forte alle violenze esplose nell’ultimo biennio.
La difesa potrebbe presentare ricorso in appello, come succede spesso in questi casi. Si attende quindi di vedere se questa decisione resisterà nel tempo o se subirà modifiche nelle sedi superiori. Nel frattempo, il provvedimento rappresenta un segnale che la magistratura vuole esercitare pressione sui gruppi criminali che seminano paura a Napoli.
La città resta, però, segnata da episodi di aggressione e conflitti armati all’interno delle zone più colpite dalla criminalità . In questo contesto, la sentenza potrebbe incidere anche sul clima sociale e sulla sicurezza percepita dai residenti, che vedono in questi giudizi un possibile freno alla spirale di violenza.