Prime condanne per la centrale iptv scoperta a napoli che trasmetteva contenuti illegali in streaming

Prime condanne per la centrale iptv scoperta a napoli che trasmetteva contenuti illegali in streaming

Nel 2024 a Napoli smantellata una centrale iptv illegale che trasmetteva contenuti di Dazn, Sky e Amazon Prime Video; condanne per due indagati e sanzioni previste per oltre seimila utenti coinvolti.
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Nel 2024 a Napoli è stata smantellata una centrale IPTV illegale che trasmetteva contenuti di piattaforme come Dazn, Sky e Amazon Prime Video; nel 2025 sono arrivate le prime condanne per i responsabili, mentre la Guardia di Finanza ha individuato oltre seimila utenti coinvolti. - Gaeta.it

Nel dicembre 2024, un’inchiesta ha portato allo smantellamento di una centrale iptv attiva a Napoli, impegnata nella trasmissione illegale di palinsesti televisivi, serie e altri contenuti digitali. Il procedimento giudiziario ha prodotto le prime condanne contro due indagati ritenuti coinvolti nell’associazione dedita a queste attività illecite. Il caso riguarda la distribuzione non autorizzata di programmi di piattaforme come Dazn, Sky e Amazon Prime Video, fruibili illegalmente su web e social network.

Le condanne emesse dal giudice per le indagini preliminari di napoli

Il 2025 ha aperto con le prime sentenze per due imputati dell’inchiesta che ha scoperchiato la centrale iptv. Il giudice per le indagini preliminari di Napoli, Leda Rossetti, ha inflitto a Cristian Fidato una pena di quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa pari a 22mila euro. Anatoliy Perrotta, invece, ha ricevuto una condanna a un anno e quattro mesi con sospensione della pena. Entrambi sono stati riconosciuti come membri dell’associazione criminale che gestiva la diffusione non autorizzata di palinsesti digitali.

Le accuse e il quadro investigativo

La sentenza segue il quadro investigativo delineato nell’inchiesta, che ha portato a scoprire un sistema organizzato per la trasmissione abusiva di contenuti molto popolari. Le accuse contestate si basano sulle prove raccolte dalla magistratura napoletana, che ha definito i ruoli e le responsabilità di chi operava alla guida della centrale iptv.

Il ruolo della guardia di finanza e gli sviluppi dell’indagine

Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza, con supporto del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma. L’attività investigativa è stata coordinata dal sostituto procuratore di Napoli Silvio Pavia e dal procuratore aggiunto Alessandro Milita, che dirige la terza sezione dedicata alla criminalità economica. Il lavoro della finanza ha permesso di individuare oltre seimila clienti che sfruttavano la piattaforma illegale per accedere a contenuti di vario genere, senza pagare i relativi diritti.

L’ampiezza della rete pirata

Questo numero di abbonati scovati rappresenta una realtà ampia e diffusa, con utenti che hanno fruito di programmi di famose piattaforme streaming come Dazn, Sky e Amazon Prime Video. L’operazione ha così messo in luce una rete legata alla pirateria digitale sempre più estesa, capace di fornire contenuti protetti a un pubblico vasto e sparso.

Le conseguenze legali per gli utenti e le possibili azioni future

La legge contempla sanzioni amministrative fino a 5mila euro per i clienti che hanno usufruito del servizio illecito. Oltre alle multe, potrebbero esserci sviluppi riguardo alle azioni civili che i detentori dei diritti potrebbero intraprendere contro gli abbonati pirata. Questa fase ancora in divenire potrebbe aumentare la pressione sugli utenti che hanno partecipato a questa forma di consumo illegale.

Non è escluso che nei prossimi mesi le autorità giudiziarie possano estendere le indagini o promuovere nuovi procedimenti per contrastare la diffusione di questi servizi illegali. L’intervento sui fruitori finali sottolinea la volontà delle istituzioni di frenare ogni forma di pirateria digitale che danneggi produttori e distributori.

Un segnale contro la pirateria digitale

La vicenda è un segnale chiaro della lotta in corso contro la trasmissione abusiva di contenuti, e mostra come le autorità continuino a perseguire sia chi mette a disposizione che chi utilizza piattaforme nate per aggirare i canali ufficiali.

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