Prime analisi dna e impronte nel caso garlasco: nessun profilo utile dalle tracce dei fogli di acetato

Prime analisi dna e impronte nel caso garlasco: nessun profilo utile dalle tracce dei fogli di acetato

Nuovi accertamenti sul dna degli acetati del caso Garlasco evidenziano un degrado significativo del materiale genetico, mentre le tracce trovate nella spazzatura confermano solo la presenza di Chiara Poggi e Alberto Stasi.
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Il caso di Garlasco si riapre con nuove analisi del DNA su impronte raccolte 18 anni fa, ma il degrado dei reperti limita i risultati, mentre nessuna traccia genetica è emersa dall'indagato Andrea Sempió. - Gaeta.it

Il caso di Garlasco che da anni tiene banco nella cronaca giudiziaria italiana presenta nuovi sviluppi dai primi accertamenti sul dna rilevato sulle impronte raccolte nei luoghi del delitto. L’esame in corso nel 2025 punta a verificare l’effettiva presenza di materiale genetico comparabile utilizzabile per identificare eventuali sospetti. Le indagini riguardano soprattutto le tracce sugli acetati, i fogli su cui erano state conservate le impronte rilevate nell’abitazione delle vittime. Vediamo nel dettaglio cosa emerge dalla nuova fase delle verifiche.

I risultati preliminari sul dna dalle impronte raccolte sugli acetati dopo diciotto anni

Gli acetati contenenti circa cinquanta impronte fatte sulla scena del crimine a Garlasco sono al centro dell’analisi in atto da parte dei consulenti delle parti in causa. Si tratta di lastre sottili su cui erano state trasferite le impronte rilevate quasi due decenni fa nella casa dei Poggi, dove è avvenuto l’omicidio. La qualità del materiale genetico conservato su quei fogli è fondamentale per tentare di estrarre profili di dna utilizzabili a fini investigativi. Le prime verifiche condotte a luglio 2025 registrano però una situazione problematica.

La conservazione prolungata degli acetati per diciotto anni, unita alle condizioni ambientali durante la custodia, sembra aver compromesso la quantità di dna residuo. I consulenti hanno rilevato tracce di materiale biologico sufficienti solo in pochi casi, forse due o tre fogli al massimo. Anche in questi casi, però, la presenza di dna è troppo esigua per procedere con confronti affidabili. Le misurazioni effettuate, infatti, si attestano intorno allo 0,1 sul parametro usato dai kit di estrazione genetica, ben al di sotto della soglia necessaria per avviare analisi comparative. Questo dato riguarda anche l’impronta numero 10, quella sulla porta d’ingresso della casa, considerata dagli investigatori una delle poche potenziali tracce del presunto autore.

Limiti nella conservazione dei reperti biologici a lungo termine

La conservazione e l’invecchiamento del materiale biologico sono elementi critici che influiscono sulla possibilità di ottenere profili genetici chiari da reperti storici come quelli di Garlasco. Anche condizioni favorevoli non sempre permettono di mantenere integri i campioni su superfici delicate come gli acetati.

Crediti e limiti delle tecniche di estrazione genetica sui reperti storici

Le tecniche attuali per il prelievo di dna da reperti come impronte digitali si basano su kit capaci di valutare la quantità di materiale genetico con parametri quantitativi molto precisi. In questo caso l’unità di misura arriva fino a mille, rappresentando una scala che consente di verificare se la quantità di dna sia sufficiente per effettuare un confronto valido. Il dna ottenuto dagli acetati di Garlasco, pur se parzialmente presente, non raggiunge lo standard minimo.

Questo rende complicato utilizzare le impronte digitali raccolte nel 2007 per confronti con profili genetici attuali. Le condizioni di conservazione, il tempo e l’ambiente influiscono molto sul degrado del materiale biologico nelle tracce su superfici o fogli delicati come gli acetati. Il tutto richiede ulteriori tentativi di caratterizzazione delle tracce, cioè metodologie più mirate per individuare tracce sottili di dna. Ma ad oggi la probabilità di successo appare molto ridotta. Gli esperti puntualizzano che si tenteranno ancora nuovi prelievi e analisi prima di archiviare ogni speranza di isolare profili utili.

Difficoltà dell’analisi genetica forense sui materiali vecchi

Sebbene le tecnologie si siano evolute, conservazioni non ottimali e l’effetto del tempo continuano a rappresentare ostacoli rilevanti per le indagini di dna forense su casi storici.

Dna nei reperti della spazzatura: solo chiara poggi e alberto stasi, niente tracce di andrea sempió

Oltre allo studio sugli acetati si stanno verificando anche dati già acquisiti dai reperti ritrovati nella spazzatura all’epoca del delitto. Questi materiali avevano prodotto profili di dna associabili in prevalenza a Chiara Poggi o ad Alberto Stasi, le figure centrali della vicenda giudiziaria legata all’omicidio. Le analisi non hanno identificato tracce genetiche riconducibili ad altre persone direttamente coinvolte o indagate inizialmente.

In particolare il nome di Andrea Sempió, il nuovo indagato per omicidio, non figura nei profili genetici trovati su quei reperti. Questo dettaglio emerge come elemento importante nella ricostruzione della dinamica e nella verifica delle ipotesi investigative. Lo scenario conferma la difficoltà di attribuire una provenienza offensiva o difensiva diversa dal nucleo familiare e dal primo sospettato. Le nuove verifiche, quindi, complicano il quadro e invitano a ulteriori approfondimenti nei prossimi mesi.

Rilievo investigativo delle evidenze genetiche

“Le operazioni svolte dalle parti e dai loro consulenti puntano a chiarire ogni aspetto del materiale genetico residuale in quel dossier complesso, dopo anni dall’omicidio di Garlasco.” Le risultanze potrebbero influenzare notevolmente le fasi future dell’inchiesta, confermando o escludendo elementi chiave emersi in precedenza. Il caso resta sotto osservazione e in attesa di ulteriori riscontri dalla scienza forense.

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