Prime ammissioni nell’inchiesta sugli appalti a sorrento, cinque indagati rispondono al gip di torre annunziata

Prime ammissioni nell’inchiesta sugli appalti a sorrento, cinque indagati rispondono al gip di torre annunziata

L’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Torre Annunziata su appalti sospetti a Sorrento coinvolge Danilo Amitrano, Massimo Coppola e altri indagati che hanno risposto al giudice per le indagini preliminari.
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L'inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Torre Annunziata su presunti appalti illeciti a Sorrento vede cinque indagati, tra cui Danilo Amitrano, prestanome dell'ex sindaco Massimo Coppola, accusati di aver usato l'associazione "La Fenice" per distrarre fondi pubblici. - Gaeta.it

L’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Torre Annunziata che coinvolge il comune di sorrento ha registrato oggi le prime confessioni. Cinque persone indagate sono state interrogate dal giudice per le indagini preliminari, scegliendo di rispondere alle domande sull’assegnazione sospetta di appalti pubblici. Tra loro spicca il nome di Danilo Amitrano, ritenuto un prestanome legato all’ex sindaco Massimo Coppola.

La convocazione e le risposte degli indagati davanti al gip

Il 2025 registra uno sviluppo importante nel fascicolo aperto per presunte irregolarità negli appalti comunali di sorrento. La Guardia di Finanza, coadiuvata dalla Procura di Torre Annunziata, ha interrogato cinque indagati, tra cui esponenti pubblici e professionisti. Tutti hanno deciso di rispondere al giudice per le indagini preliminari, illustrando la loro versione dei fatti.

Testimonianze e ruoli degli indagati

Le audizioni si sono concentrate a mettere in luce i ruoli ricoperti e gli eventuali intrecci illeciti nell’assegnazione degli appalti. Il clima è stato teso, ma non si sono registrati rifiuti di rispondere, segnale che potrebbe influire sull’andamento dell’inchiesta. Tra i convocati figura il tecnico Gennaro Esposito, noto per i suoi incarichi nel comune, insieme a figure meno note come Vincenzo Sorrentino, ex consigliere comunale e commercialista, oltre al progettista Vincenzo Rescigno e l’imprenditore Luigi Di Palo.

Questi ulteriori dettagli emergono mentre la Procura procede con attenzione, valutando ogni singola testimonianza per ricostruire le dinamiche degli appalti sospetti. Il fatto che tutti abbiano scelto di parlare potrebbe aprire scenari che metteranno a fuoco collegamenti e responsabilità.

Il ruolo di danilo amitrano e i legami con massimo coppola

Tra gli indagati, Danilo Amitrano riveste un ruolo centrale. Formalmente rappresentante dell’associazione “La Fenice”, è invece ritenuto dagli inquirenti un prestanome dell’ex sindaco Massimo Coppola. Le indagini hanno evidenziato che Amitrano agiva per conto di Coppola, il quale avrebbe utilizzato “La Fenice” come canale per gestire risorse pubbliche in modo non trasparente.

L’associazione, in apparenza un’organizzazione culturale, sarebbe servita in realtà a disperdere fondi comunali. Coppola sarebbe stato il vero burattinaio dietro all’associazione, facendo confluire denaro pubblico e impiegandolo per esigenze personali e di altre figure della sua cerchia.

L’associazione “La Fenice” e i fondi pubblici

Il passaggio chiave riguarda l’utilizzo della carta di credito associata al conto corrente de “La Fenice”. Amitrano ha effettuato acquisti per circa 34mila euro, spese documentate dagli inquirenti e suddivise tra beni di lusso, vacanze e orologi firmati. Alcuni di questi beni sono risultati destinati a Raffaele Guida, detto “Lello il sensitivo”, che è considerato l’alter ego dello stesso Coppola nel circuito dei fondi.

Il quadro che emerge è quello di un sistema di controllo occulto sulle risorse del comune. “La Fenice” fungeva da strumento occulto per fini personali, con Amitrano in veste di intermediario quasi d’occasione.

Il contesto politico e amministrativo nel comune di sorrento

L’inchiesta sulla gestione degli appalti al comune di sorrento ha messo in luce problemi atavici nella governance locale. Le accuse mosse al gruppo di indagati affondano le radici in anni di attività politica e amministrativa, in cui si sarebbe configurato un uso improprio delle risorse pubbliche.

Il coinvolgimento di Massimo Coppola, ex sindaco, rappresenta un segnale della portata e della rilevanza dell’indagine. Coppola, già al centro di scrutinio per la gestione dell’ente, viene ora associato direttamente all’uso distorto dell’associazione “La Fenice” come mezzo per aggirare i controlli.

Una rete di politici, tecnici e imprenditori

La presenza di figure come Vincenzo Sorrentino, già consigliere ed esperto contabile, e di professionisti come Gennaro Esposito e Vincenzo Rescigno, indica una rete che intreccia politica, tecnici e imprenditoria. Luigi Di Palo, imprenditore indagato, rappresenta la parte economica coinvolta in appalti illeciti.

Questa rete sembra aver condizionato l’assegnazione degli appalti, sollevando sospetti su scelte poco trasparenti. L’azione della Procura punta a decifrare come si siano sviluppati questi legami e se siano stati a vantaggio di interessi privati o di gruppi ristretti.

Acquisti con fondi pubblici e implicazioni per la gestione comunale

Tra gli aspetti più delicati dell’inchiesta c’è l’uso della carta di credito dell’associazione “La Fenice”, che ha favorito spese ingenti per beni di alto valore. Questi movimenti di denaro alimentano il sospetto di appropriazioni indebite o di distrazione di fondi pubblici destinati ad attività culturali o sociali.

Le cifre, pari a 34mila euro, coprono acquisti di orologi firmati, viaggi e oggetti di lusso. Questi elementi sono stati ricostruiti attraverso l’esame documentale e le testimonianze raccolte durante le indagini. L’utilizzo del denaro dell’associazione come “bancomat”, come suggerito dalla Procura, segnala una strumentalizzazione di enti apparentemente senza scopo di lucro.

Un fenomeno inserito in un contesto più ampio

Il fenomeno non è isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di gestione opaca e scambi tra esponenti politici e imprenditoriali. Questi dettagli mettono in discussione la trasparenza del patrimonio comunale e aprono questioni relative al controllo sull’uso delle risorse.

Le indagini continuano per definire i passaggi precisi del denaro e individuare tutte le persone coinvolte nel meccanismo, allo scopo di tutelare l’interesse pubblico e prevenire ulteriori episodi simili nelle strutture amministrative del territorio.

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