Il costo dell’energia elettrica in Italia continua a mantenersi su livelli elevati rispetto ad altri paesi europei evidenziando un divario significativo che pesa sul tessuto produttivo nazionale. Il confronto con i mercati di Germania, Spagna e Francia mette in luce una situazione di disagio per le imprese italiane, con ripercussioni importanti sulla competitività. L’analisi dettagliata arriva da una ricerca di Enea, presentata nel 2025, che mette a fuoco i consumi industriali e la dinamica dei prezzi, offrendo dati aggiornati sul ruolo del gas nella formazione del prezzo elettrico.
I consumi energetici dell’industria italiana e il peso del settore elettrico
L’industria in Italia rappresenta una fetta rilevante del consumo energetico nazionale, pari a circa il 22% del totale. Ma con riferimento all’energia elettrica il settore industriale assorbe una quota decisamente più consistente, arrivando a consumare quasi il 45% della domanda complessiva. Questa rilevante incidenza lo rende il primo utilizzatore di energia elettrica in Italia. Seguono a distanza i servizi, con circa il 30% dei consumi, mentre il settore domestico si attesta intorno al 22%. L’agricoltura ha un impatto contenuto consumando solo il 2% dell’elettricità prodotta e distribuita nel paese.
Questo dato indica come le dinamiche del prezzo dell’elettricità abbiano un’influenza diretta sull’industria, che spesso necessita di una disponibilità continua e costi energetici sostenibili per mantenere la competitività sul mercato. La rilevanza del settore industriale nella richiesta di energia elettrica pone la necessità di monitorare attentamente i prezzi e le fonti di approvvigionamento per prevedere possibili criticità.
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Andamento dei prezzi dell’elettricità nel 2025 tra cali e differenziali persistenti
Dopo i picchi record degli scorsi anni, in particolare nel 2022 quando il prezzo ha subito un incremento superiore al 500%, il 2024 ha registrato una media di 108 euro per megawattora in Italia. Un livello molto più alto rispetto agli altri grandi mercati europei: in Germania la media si è fermata a 78 euro/MWh, in Spagna a 63 e in Francia a 58 euro/MWh. Il divario con gli altri paesi europei ha continuato a crescere rispetto ai livelli del 2023.
Nel 2025 i primi mesi hanno mostrato una riduzione generale dei prezzi, infatti ad inizio maggio il costo dell’elettricità si è abbassato a circa 80 euro per megawattora nel mercato italiano. È comunque un calo significativo rispetto all’anno scorso, ma molto distante dalle quotazioni di Germania , Francia e Spagna . Il prezzo italiano rimane influenzato dal costo del gas naturale, che continua a giocare un ruolo determinante nella formazione delle quotazioni.
Questa dinamica spiega le difficoltà che devono affrontare molte imprese italiane, costrette a misurarsi con tariffe energetiche al di sopra della media europea soprattutto in un periodo in cui l’energia pesa fortemente sui costi di produzione.
Il ruolo degli impianti a gas a ciclo combinato e le prospettive future del mercato
Secondo i dati di Enea, gli impianti a gas a ciclo combinato sono stati protagonisti nella fissazione del prezzo dell’elettricità, rappresentando circa il 60% del tempo in tutte le zone di mercato nel 2024. Questi impianti utilizzano i combustibili fossili per generare energia e sono risultati determinanti per molti mesi nel definire le tariffe all’ingrosso.
Dal 2018 al 2024 si è registrato un aumento del peso di questi impianti nel mercato: nella zona nord Italia la loro quota è cresciuta di cinque punti percentuali, e nel sud quasi di otto punti. Questa tendenza sottolinea come il gas continui a influenzare in modo rilevante la formazione dei prezzi elettrici pur nella crescita delle fonti rinnovabili.
Prospettive secondo la commissione europea e jrc
L’analisi del Joint Research Centre della Commissione europea indica che nonostante l’ampliamento della capacità produttiva rinnovabile, il gas naturale manterrà un ruolo centrale come tecnologia di riferimento per il prezzo. Nel 2022 gli impianti a combustibili fossili hanno determinato il prezzo per circa l’86% del tempo, pur producendo il 34% dell’energia elettrica complessiva. La previsione per il 2030 conferma questa situazione, con una riduzione della produzione di energia da fossili al 16%, ma un ruolo nel definire il prezzo simile a quello del 2022.
Questo scenario evidenzia la complessità della transizione energetica nel contesto italiano ed europeo, con il gas che resta un punto di riferimento critico per la stabilità dei prezzi, nonostante la diffusione crescente delle energie verdi. Le dinamiche di costo e approvvigionamento rimangono al centro delle strategie delle imprese e delle politiche energetiche nazionali.