Presidio della Cub alla scala di Milano con maschere bianche per chiedere più organico e meno precariato

Presidio della Cub alla scala di Milano con maschere bianche per chiedere più organico e meno precariato

La Cub organizza un presidio davanti al teatro alla scala di Milano per denunciare il precariato e la carenza di personale stabile, chiedendo tutele e assunzioni per sarte, parrucchieri e calzolai.
Presidio Della Cub Alla Scala Presidio Della Cub Alla Scala
A Milano, davanti al Teatro alla Scala, la Cub ha manifestato per denunciare la precarietà e la carenza di personale stabile tra i lavoratori tecnici e artigiani, chiedendo maggiori tutele e assunzioni stabili. - Gaeta.it

Davanti all’ingresso artisti del teatro alla scala di Milano, questa mattina i rappresentanti della Cub hanno organizzato un presidio con volantinaggio in occasione della riunione del consiglio di amministrazione. L’obiettivo della manifestazione è stato richiamare l’attenzione sul tema del precariato e della carenza di personale stabile all’interno della storica istituzione lirica, chiedendo maggiori tutele per chi lavora dietro le quinte.

La protesta dei precari con vestiti neri e maschere bianche

I manifestanti, circa una decina, hanno indossato abiti completamente neri e maschere bianche a coprire il volto. Questa scelta ha voluto rappresentare simbolicamente «l’invisibilità» di chi lavora con contratti precari nel teatro. Fra i partecipanti ci sono sarte, parrucchieri e calzolai, professionisti che quotidianamente garantiscono il funzionamento della macchina teatrale ma che restano ai margini del sistema contrattuale. Una sarta ha raccontato di un contratto serale a chiamata che mantiene da otto anni, una formula che nasconde un rapporto di lavoro continuativo ma che non prevede una copertura per malattia o la possibilità di accedere a prestiti come un mutuo. L’assenza di diritti concreti limita la vita personale e professionale di questi lavoratori.

La protesta ha puntato quindi a far emergere una condizione lavorativa difficile, che non solo mette a rischio la stabilità economica del singolo, ma anche il futuro stesso del teatro. I volanti distribuiti ai passanti hanno spiegato che questa invisibilità e precarietà si traduce in un disagio sociale e pretende una risposta istituzionale urgente.

Le richieste della cub per il teatro alla scala

A fare da voce ufficiale alla protesta è stato Roberto D’Ambrosio, coordinatore della Cub, che ha chiesto l’assunzione stabile di personale e l’attenzione al ricambio generazionale. D’Ambrosio ha sottolineato la necessità di stabilizzare le decine di lavoratori coinvolti, evitando così esternalizzazioni che rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro. La difesa di un ambiente di lavoro sicuro e sereno si pone al centro delle rivendicazioni.

È stata evidenziata l’esigenza di creare opportunità di impiego per i giovani, affinché il teatro possa continuare a operare su basi solide e durature, senza sacrificare la qualità artistica o la qualità del lavoro tecnico. L’attenzione alla sicurezza si riferisce anche a regole chiare e diritti riconosciuti a chi per anni opera ai margini con contratti intermittenti e atipici.

Il riferimento va anche all’organico complessivo, che, secondo la Cub, vanta un numero considerevole di precari: più di 250 persone con contratti intermittenti, a termine o in regime di partita Iva lavorano nell’ombra del teatro senza stabilità. Questo dato conferma la portata sociale e occupazionale della problematica.

Il ruolo dei precari nelle attività del teatro alla scala

Il teatro alla scala dipende, per la gestione complessa degli spettacoli, non solo dagli artisti sul palcoscenico ma anche da un ampio gruppo di professionisti tecnici e artigiani. Sarte, parrucchieri, calzolai, elettricisti, e altre figure mantengono vivace la produzione artistica con competenze specifiche. Questi lavoratori svolgono un ruolo fondamentale nella preparazione scena, costumi e organizzazione, piaccia o meno spesso in condizioni di precarietà.

Lo scenario del lavoro intermittente o a chiamata alimenta una situazione di incertezza. La mancanza di continuità in busta paga e scarse garanzie sociali rendono difficile programmare una vita fuori dal teatro. Questo si riflette su tutta la produzione, passando da problemi economici personali fino a conseguenze sulla qualità del lavoro.

Il presidio a Milano vuole far riconoscere a questa categoria un diritto alla stabilità e condizioni lavorative più eque. Il tema non riguarda solo il teatro con la sua storia, influenze e prestigio internazionale, ma incide sulle politiche del lavoro, sui diritti dei lavoratori e sulla sostenibilità culturale e sociale dell’arte.

In queste ore, con la riunione del Cda ancora in corso, l’attenzione resta alta su quanto sarà deciso e sulle risposte che verranno date a queste richieste molto concrete. Di certo resta aperto il confronto tra la protesta e le istituzioni sul futuro che si vuole costruire per chi lavora dietro le quinte della musica e della scena.

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