Un nuovo presidio è stato convocato per giovedì 15 maggio, dalle ore 9, per protestare contro lo sfratto imminente del centro sociale leon cavallo a milano. L’iniziativa è promossa dagli attivisti del centro, determinati a difendere uno spazio che racconta cinquant’anni di storia collettiva e di impegno politico nella città. L’urgenza nasce dalla minaccia di perdere un luogo simbolo, che ha resistito a decenni di trasformazioni urbane e sociali.
La mobilitazione contro lo sfratto: un presidio per difendere un’esperienza unica
Il presidio annunciato per il 15 maggio rappresenta la risposta diretta alla volontà di sfrattare il leon cavallo dal suo storico domicilio. La comunità del centro ha chiamato a raccolta chiunque condivida la necessità di difendere un’esperienza politica e sociale alternativa. Nella loro comunicazione, gli attivisti definiscono lo sgombero come una minaccia al diritto a costruire uno spazio fuori dalla mercificazione, un modo di vivere che si oppone alla città dominata dal consumo e dalla speculazione edilizia.
Questa mobilitazione non è isolata. Il leon cavallo fa parte di una rete internazionale di centri sociali underground che, in varie capitale europee, hanno segnato la cultura alternativa e l’attivismo politico. Il valore di questa comunità è stato riconosciuto anche da chi non ne ha mai condiviso le idee, per la capacità di mantenere viva nel quartiere una partecipazione e una socialità che sfuggono alla solitudine della città moderna.
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La lunga storia del centro sociale leon cavallo e il suo valore per la città
Il leon cavallo ha sede in via watteau, un edificio che ha ospitato tre generazioni di persone legate da un progetto comune. Questo centro sociale si è costruito con il lavoro di volontari e militanti che hanno trasformato uno stabile abbandonato in un punto di riferimento vivo per la cultura alternativa e le battaglie civili a milano. Gli attivisti sottolineano l’impegno profuso per bonificare e mettere in sicurezza i locali, mantenendo un ambiente accessibile e accogliente per tutti.
Per trent’anni il leon cavallo è stato più di un semplice spazio: è stato un luogo d’incontro, di scambio e di pratiche politiche che rifiutano la logica del profitto. Le sue iniziative hanno coinvolto migliaia di persone, e una parte consistente della popolazione milanese riconosce il centro come un tassello importante della memoria proletaria della città. Quella memoria, che ha resistito all’espansione degli interessi immobiliari, rischia oggi di sparire cancellata. Al posto del leon cavallo, raccontano gli attivisti, si profila un progetto immobiliare anonimo che annienterebbe l’identità di questo spazio controverso.
Cosa rischia milano senza il leon cavallo: la perdita di un patrimonio collettivo
La questione dello sfratto racconta molto del cambiamento urbanistico e sociale in corso a milano. Gli spazi come il leon cavallo rappresentano un tassello importante nella rete culturale e politica della città, soprattutto per una memoria operaia e popolare che viene spesso ignorata dalle istituzioni e dagli investitori privati.
La rimozione di questo centro significa l’avvio di un processo che potrebbe portare a un’ulteriore cementificazione senza anima, spazi anonimi destinati a nuove costruzioni che poco hanno a che fare con la partecipazione civica. Di fatto, si cancellerebbe l’esperienza di un collettivo unico, che ha lottato per mantenere aperta una finestra su un altro modo di abitare e frequentare la città.
Il presidio del 15 maggio vuole fermare questa trasformazione, mantenendo viva la voce di chi rifiuta che il potere economico decida per intero il volto di milano. La storia del leon cavallo resta un capitolo aperto della vita cittadina, con molte persone pronte ad opporsi alla distruzione di quel patrimonio sociale.