Presentato a potenza lo studio sulle fortificazioni lucane tra iv e iii secolo a.C.

Presentato a potenza lo studio sulle fortificazioni lucane tra iv e iii secolo a.C.

A Potenza presentato il volume di Antonio Pecci sulle fortificazioni lucane tra IV e III secolo avanti Cristo, con il sostegno del Consiglio regionale della Basilicata e l’impegno dell’Università della Basilicata.
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A Potenza è stato presentato un volume in due tomi sulle fortificazioni lucane tra IV e III secolo a.C., evidenziando il valore storico, culturale e sociale di queste strutture e il ruolo del patrimonio archeologico nel rafforzare l’identità e lo sviluppo della Basilicata. - Gaeta.it

La conoscenza storica si conferma strumento per costruire il futuro. A Potenza si è svolta la presentazione del volume in due tomi dedicato alle fortificazioni lucane tra IV e III secolo avanti Cristo. L’iniziativa ha richiamato esponenti rilevanti del mondo accademico e istituzionale della Basilicata che hanno discusso il valore culturale e sociale di questa ricerca. Ecco i dettagli sull’evento e le sue implicazioni per la regione.

Il valore storico delle fortificazioni lucane nel periodo classico

Il libro curato da Antonio Pecci, archeologo e dottore di ricerca, si concentra sulle strutture difensive della Basilicata risalenti a oltre duemila anni fa. L’analisi non si limita a una descrizione tecnica delle fortificazioni ma ne indaga il ruolo simbolico per le comunità antiche. Questi complessi murari non rappresentavano solo un presidio militare, ma anche segni tangibili di identità e potere locale. L’interpretazione evidenzia come tali costruzioni riflettessero l’organizzazione sociale e i conflitti tra popolazioni prima dell’età romana.

La collaborazione e l’importanza del volume

Pecci, in veste di assegnista presso il dipartimento Diuss dell’Università della Basilicata, ha collaborato alla realizzazione con il supporto del Consiglio regionale. Il volume, stampato da Zaccara Editore, porta alla luce elementi archeologici rimasti poco esplorati finora, contribuendo a colmare lacune sulle dinamiche di difesa nell’Italia meridionale durante l’epoca classica.

Questi fortilizi, distribuiti su diverse località lucane, offrono una chiave per comprendere come le comunità si proteggevano e allo stesso tempo esprimevano la propria autonomia culturale. La ricerca di Pecci si pone come un riferimento fondamentale per studiosi e appassionati di archeologia classica, sottolineando la Basilicata come crocevia di storie e culture antiche.

L’evento di presentazione e il ruolo delle istituzioni lucane

La serata di presentazione ha visto la partecipazione di figure istituzionali del Consiglio regionale della Basilicata, che ha promosso il progetto. Pierluigi Maulella Barrese, dirigente della struttura per l’informazione e comunicazione, ha moderato l’incontro. Ha richiamato il valore della cultura come elemento centrale nella mission dell’assemblea regionale, finalizzata a valorizzare l’eredità culturale locale.

Nicola Coluzzi, dirigente generale, ha voluto ricordare Dino Adamesteanu, noto come il padre dell’archeologia lucana. Con questo tributo, si è voluto collegare il lavoro di Pecci agli studi pionieristici che hanno fatto emergere la ricchezza della Magna Grecia in Basilicata. Coluzzi ha evidenziato come la ricerca archeologica mantenga viva la memoria regionale e rafforzi il senso di appartenenza alla terra.

La testimonianza delle istituzioni si è confermata un sostegno concreto alla conservazione delle radici culturali. Il coinvolgimento del Consiglio regionale indica la rilevanza politica e sociale dei temi affrontati dal libro, promuovendo la Basilicata come regione consapevole del proprio passato e proiettata nel futuro.

La prospettiva accademica sulla valorizzazione del patrimonio lucano

Maria Chiara Monaco, docente e direttrice della scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università della Basilicata, ha messo l’accento sull’importanza di investire nel patrimonio storico. La storia e i siti archeologici della regione rappresentano risorse che favoriscono una maggiore consapevolezza collettiva.

Monaco ha puntualizzato che studio e tutela di questi beni non servono soltanto alla ricerca accademica ma stimolano anche il senso di orgoglio delle comunità locali. Ciò può incidere sull’incremento del turismo culturale, fondamentale per lo sviluppo di strategie sostenibili nel territorio. La diffusione della conoscenza storica genera occasioni di crescita economica e sociale, ponendo la Basilicata tra le regioni più attive nella promozione del patrimonio archeologico nel contesto nazionale.

Con la conservazione dei segni materiali del passato, le generazioni più giovani ricevono strumenti per capire meglio le proprie origini. Monaco ha ribadito come questo processo favorisca un dialogo continuo tra memoria storica e sviluppo contemporaneo, confermando il ruolo centrale della cultura nel plasmare l’identità regionale.

La testimonianza di marcello pittella sulle radici culturali e la trasmissione del sapere

Marcello Pittella, presidente del Consiglio regionale, ha dedicato gran parte del suo intervento al tema della trasmissione della conoscenza. Ha spiegato come la diffusione dei saperi, in particolare tra le nuove generazioni, costituisca un elemento chiave per affrontare le sfide del presente.

Pittella ha paragonato questa trasmissione a un passaggio di testimone che permette di salvaguardare il patrimonio culturale e al contempo di mantenere viva la capacità di innovare. Dal suo punto di vista, conoscere le radici storiche è un presupposto necessario per costruire un futuro che abbia solide basi e maggiori possibilità di crescita.

Ha evidenziato come la memoria collettiva sia un fattore da proteggere e rinnovare costantemente, perché sola essa permette di evitare le ripetizioni degli errori del passato. Marcello Pittella ha sottolineato che lo studio di opere come quella di Pecci rappresenta un investimento nella cultura lucana e uno stimolo a rafforzare l’identità sociale e storica della regione.

L’intervento ha offerto un quadro chiaro del valore pratico e simbolico che può assumere il patrimonio culturale, non solo come eredità da conservare ma anche come base per progettare successi futuri. La serata ha riunito così accademici, amministratori e appassionati attorno a un tema che rimane centrale per la Basilicata e la sua storia.

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