La casa circondariale di Napoli-Poggioreale ha ospitato la presentazione del libro “Le mie orecchie parlano”, opera dello scrittore Alessandro Coppola, realizzata con il contributo musicale di Geolier. L’iniziativa rientra in un progetto promosso dal direttore del carcere, Stefano Martone, che da tempo lavora per valorizzare la funzione educativa della detenzione. Il volume affronta temi legati alla forza interiore e alla speranza, offrendo ai detenuti uno sguardo nuovo sulla propria condizione.
La presentazione del libro a napoli-poggioreale e il ruolo del direttore stefano martone
Il 2025 ha visto Napoli-Poggioreale diventare il palcoscenico di un evento culturale atipico per una struttura penitenziaria. La presentazione di “Le mie orecchie parlano” è stata organizzata per portare un messaggio di coraggio e resilienza dentro il carcere. Stefano Martone, direttore del penitenziario, da sempre impegnato nel dare un volto umano alla pena, ha voluto far arrivare ai detenuti un racconto capace di coinvolgere dal punto di vista emotivo e umano.
Martone sostiene che “la pena deve essere anche occasione di riscatto e crescita personale”, e iniziative con autori che hanno esperienze di vita significative contribuiscono a rompere l’isolamento mentale a cui spesso i detenuti sono sottoposti. Nel corso dell’incontro, il direttore ha sottolineato come “la cultura possa rappresentare un ponte tra il carcere e la società esterna”, strumento valido per anticipare un possibile reinserimento nel tessuto sociale.
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Il messaggio del libro di alessandro coppola: speranza nonostante le avversità
Il libro di Alessandro Coppola nasce da un vissuto segnato da gravi patologie personali e da una profonda capacità di affrontare la sofferenza con determinazione. La narrazione racconta una storia di coraggio che trova forza nella consapevolezza dei propri limiti ma non si arrende mai al scoraggiamento.
Le parole di Coppola si rivolgono direttamente a chi si trova in condizioni difficili e rischia di perdere la speranza: ciò che conta è “trovare dentro di sé la spinta a credere nei propri sogni e nelle proprie passioni”. Il titolo, che rimanda all’idea di una percezione profonda anche senza l’udito, rappresenta la volontà di far emergere sensazioni e pensieri che vanno oltre le barriere fisiche e mentali.
Una dedica speciale
La dedica finale rivolta a tutte quelle persone “speciali” riflette questa idea di forza dentro la fragilità, un invito a superare ogni ostacolo e a non rinunciare mai ai propri obiettivi nonostante i limiti evidenti della vita. Il libro si adatta così perfettamente al contesto carcerario, dove spesso i detenuti vivono una condizione difficile anche dal punto di vista emotivo.
Il contributo di geolier e il valore del sostegno esterno al mondo penitenziario
La presenza di Geolier, noto rapper napoletano, ha aggiunto un elemento che coniuga musica e parole, rinsaldando il legame tra cultura popolare e messaggi di speranza. Nel libro il suo contributo si manifesta con un testo che parla della vita come una corsa infinita, in cui “vincerà chi ha avuto il coraggio di credere in qualcosa, anche a costo di perdere”.
Questo messaggio accompagna le parole di Coppola e rende evidente quanto la vicinanza del mondo esterno possa incidere profondamente sull’atteggiamento di chi è rinchiuso. Luigi Castaldo, vice presidente della Confederazione Sindacati Penitenziari , ha ricordato come l’aiuto di soggetti esterni rappresenti un aiuto concreto per combattere la recidiva e facilitare percorsi di reinserimento.
Per Castaldo, il recupero sociale passa anche dall’apertura verso esperienze culturali e dalla partecipazione attiva a eventi che coinvolgano i detenuti in modo diretto. La contaminazione tra società libera e mondo carcerario crea, secondo lui, le basi per una risposta vera ai problemi della criminalità.
Un ponte tra società e carcere
L’importanza educativa e sociale delle iniziative culturali in carcere
Il progetto su cui si fonda questa presentazione non è un episodio isolato. Stefano Martone spinge da tempo per introdurre nelle carceri momenti di confronto e formazione che vadano oltre la semplice detenzione. La cultura diventa strumento per tenere viva la speranza e per restituire dignità a chi ha commesso errori ma vuole ripartire.
Offrire ai detenuti incontri con autori o momenti di espressione artistica produce effetti positivi di lungo periodo, soprattutto sul piano psicologico. Attraverso la lettura e il dialogo si creano occasioni di riflessione, che possono incidere sulla recessività e orientare verso scelte più consapevoli una volta usciti dal carcere.
Il valore della cultura
La collaborazione con personalità del mondo culturale e musicale si rivela una strategia efficace per portare dentro i muri del penitenziario esperienze e messaggi che rompono la monotonia della detenzione. Questi eventi contribuiscono a evitare che la pena si limiti a una sosta senza prospettive.
Napoli-Poggioreale si conferma anche così un laboratorio di interventi che cercano un riscatto attraverso la cultura, mettendo la parola al centro come veicolo per affrontare la realtà complessa dell’esistenza anche dietro le sbarre.