L’Unità Operativa Complessa di Urologia dell’Azienda Sanitaria di Ascoli Piceno ha appena completato un importante aggiornamento tecnologico. Si tratta dell’acquisizione di un morcellatore di ultima generazione, uno strumento essenziale per eseguire la tecnica Thulep, un intervento mininvasivo dedicato all’ipertrofia prostatica benigna. Questo ampliamento della dotazione medica ha un impatto diretto sulla qualità e sicurezza delle procedure. Scopriamo tutti i dettagli su questa novità e sul suo significato per la sanità locale.
Il ruolo del morcellatore nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna
Il morcellatore rappresenta un progresso fondamentale nella chirurgia urologica, specialmente per la tecnica Thulep. Questa pratica consente di rimuovere parte dell’adenoma prostatico attraverso un piccolo intervento endoscopico. Durante l’operazione, l’adenoma viene staccato dalla ghiandola prostatica ma, invece di essere estratto in blocco, viene frammentato e aspirato direttamente dalla vescica – grazie proprio al morcellatore. Il nuovo dispositivo, battezzato “Piranha” per la sua efficacia nel triturare il tessuto, supporta la procedura in modo preciso e rapido.
Integrazione con laser al Tullio
Va notato che il morcellatore si integra al laser al Tullio, già disponibile nel reparto, che permette l’enucleazione endoscopica dell’adenoma. Questa combinazione è necessaria per eseguire l’intervento secondo gli standard internazionali, con un approccio meno invasivo rispetto alle metodiche tradizionali. Il risultato è una riduzione dei rischi durante la chirurgia e un recupero più veloce per i pazienti. Già quindici interventi sono stati effettuati usando questo strumento, con esiti molto positivi e nessuna complicazione segnalata.
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Finanziamento e donazioni: come si è realizzato l’acquisto del morcellatore
L’acquisto del morcellatore da circa 75mila euro è stato reso possibile grazie a un contributo importante del terzo settore locale. La donazione dell’Aido di Ascoli, presieduta da Paolo Cappelli, ha sostenuto l’acquisto attraverso il bando “Dotazioni sanitarie per gli enti del terzo settore” promosso dalla Fondazione Carisap. Questo tipo di collaborazione tra enti di beneficenza e sanità pubblica si è rivelata decisiva nel potenziare la dotazione del reparto di urologia senza gravare sulle finanze aziendali.
La Fondazione Carisap ha svolto un ruolo centrale, fornendo risorse coordinate e mirate ai bisogni sanitari reali della provincia di Ascoli Piceno. L’iniziativa dimostra come il dialogo tra volontariato, fondazioni e nosocomi possa trasformare idee ed esigenze in atti concreti sul territorio. Il dialogo costruttivo tra settori pubblici e privati favorisce investimenti tecnici che migliorano la qualità dei servizi offerti ai cittadini, specie in ambito specialistico e chirurgico.
I vantaggi della tecnica thulep e la diffusione nelle marche
Il direttore dell’Urologia dell’Ast, Giulio Milanese, ha evidenziato le caratteristiche più significative della tecnica Thulep che utilizza il morcellatore. Questa metodologia si effettua con un approccio transuretrale, evitando tagli esterni e riducendo così i rischi per i pazienti. Inoltre, l’intervento comporta un basso pericolo di trasfusioni sanguigne e consente tempi di degenza molto più brevi rispetto a operazioni tradizionali. Milanese ha rimarcato che, in più, non esistono limitazioni riguardo al volume della prostata da trattare, cosa che amplia la platea di pazienti beneficiari.
Diffusione nelle strutture marchigiane
Fino a oggi, nella regione Marche solo le strutture di Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro possono vantare tecnologie simili e capacità di eseguire la Thulep con standard moderni. Ciò sottolinea l’importanza di avere apparecchiature all’avanguardia distribuite in più spazi, per garantire accesso facilitato a procedure specializzate nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna.
Collaborazione tra sanità pubblica e terzo settore per la sanità locale
Il direttore generale dell’Ast di Ascoli Piceno, Antonello Maraldo, e il presidente della Fondazione Carisap, Maurizio Frascarelli, hanno sottolineato come questa operazione rappresenti un esempio di buona sinergia tra realtà pubbliche e associazioni del terzo settore. Questa cooperazione ha permesso di soddisfare un bisogno concreto della comunità. In questo modo si è evitato di disperdere risorse e al contempo si è dato nuovo impulso ai servizi sanitari regionali.
Il progetto ha dimostrato che il coinvolgimento diretto di enti di volontariato può sostenere gli ospedali in modo puntuale, andando incontro a esigenze tecniche specifiche. È un modello che potrebbe essere replicato anche altrove, in altre specialità o ambiti del sistema sanitario. Con un uso mirato di fondi, donazioni e bandi si possono attrezzare reparti con strumenti moderni, migliorando così l’assistenza e i risultati clinici per i pazienti.