La questione dello spopolamento nelle aree montane abruzzesi torna al centro del dibattito politico dopo i dati emersi nell’ultimo incontro del Comitato per la Legislazione regionale. In particolare, si sono analizzati gli effetti finora ottenuti dalla legge 32/2021, che dovrebbe contrastare l’abbandono dei piccoli comuni interni. Le informazioni mostrano un calo significativo degli abitanti e una serie di criticità legate all’applicazione della normativa.
Emergenza spopolamento nei comuni montani dell’abruzzo: cifre e trend recenti
Dal 2016 al 2022 oltre 14.000 abitanti hanno lasciato i piccoli centri montani dell’abruzzo. Questi comuni costituiscono più della metà di quelli presenti nella regione ma stanno assistendo a un continuo declino demografico. Si tratta di territori che faticano a mantenere una popolazione stabile, con conseguenze profonde sulla sopravvivenza della comunità locale.
Antonio Di Marco, consigliere regionale, ha sottolineato l’urgenza di intervenire per evitare che questi centri diventino “periferie dimenticate”. L’esperienza degli ultimi anni mostra infatti come la perdita di residenti metta a rischio la tenuta sociale ed economica dell’intero territorio montano. Il fenomeno riguarda soprattutto giovani e famiglie, che optano per trasferirsi in città o zone più favorevoli sotto il profilo lavorativo e dei servizi.
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Questi numeri indicano che la legge regionale varata per invertire tale tendenza non basta a arginare il fenomeno. Lo spopolamento resta dunque un problema di peso crescente, che incide sulla qualità della vita e l’offerta di servizi essenziali in molte piccole realtà abruzzesi.
Risultati e criticità della legge regionale 32/2021 sui piccoli comuni interni
La legge 32/2021 è stata pensata per incentivare l’insediamento di nuovi residenti e sostenere le famiglie nelle zone montane. Tra le misure adottate, spiccano contributi economici per chi si trasferisce, assegni di natalità e rimborsi per rette scolastiche nei comuni senza scuole pubbliche. Nel 2023 sono state liquidate trentacinque richieste per il rimborso delle rette scolastiche, segno di un’intervento concreto a favore dei nuclei familiari.
Inoltre, sono state presentate 1.768 domande per gli incentivi destinati ai nuovi abitanti, delle quali 1.098 approvate e liquidabili. La legge ha inoltre favorito l’attivazione di ambulatori pediatrici con accordi tra asl e amministrazioni locali, per migliorare l’assistenza sanitaria negli ambiti montani.
Nonostante i passi in avanti, questi risultati non hanno raggiunto l’impatto auspicato. Solo un 2% dei nuovi residenti ha avviato attività imprenditoriali, evidenziando che gli incentivi economici non sono stati sufficienti a stimolare la crescita economica del territorio. La burocrazia complessa e la carenza di personale negli uffici comunali rimangono ostacoli importanti, così come la mancanza di integrazione dei servizi essenziali.
Il trasporto pubblico locale risulta una delle questioni più critiche: molte aree interne soffrono per l’assenza di collegamenti frequenti e adeguati, limitando la mobilità e l’accesso a opportunità esterne.
Proposte e richieste per rafforzare il sostegno ai piccoli comuni montani
Di Marco ha chiesto alla regione un’accelerazione nell’azione politica e amministrativa a sostegno delle aree interne. Ha rimarcato che nel 2025 non è più accettabile che cittadini vivano in condizioni diverse, semplicemente per la loro residenza. Tra le priorità indicate spiccano la semplificazione delle procedure burocratiche, il potenziamento di servizi pubblici come sanità, trasporti e scuola.
Inoltre, il consigliere ha evidenziato la necessità di ampliare la platea dei beneficiari degli incentivi e di stabilire un’intesa solida con il governo nazionale. Serve un piano con risorse certe e destinate direttamente ai comuni montani, per affrontare in modo strutturale le difficoltà che queste comunità incontrano.
Questa richiesta non si limita a interventi episodici ma punta a un cambiamento sistematico, con una visione politica chiara e duratura. L’obiettivo è fermare l’esodo, valorizzare il ruolo delle aree interne e ricostruire condizioni di vita sostenibili nei piccoli borghi.
Impatto dello spopolamento sull’identità e funzionamento degli enti locali abruzzesi
Il tema affronta anche una questione di credibilità istituzionale. Con la diminuzione della popolazione, molti comuni si trovano a dover gestire un patrimonio sociale e culturale in diminuzione, oltre a faticare nel garantire servizi essenziali. La riduzione degli abitanti mina anche il funzionamento degli uffici comunali, spesso sottodimensionati o privi di personale qualificato.
Di Marco ha parlato di un’urgenza politica che supera la dialettica elettorale, definendo l’impegno verso le aree interne come una questione di dignità istituzionale per tutta la regione abruzzo. Il rischio è che, senza un rilancio concreto, questi territori si spopolino al punto da compromettere stabilità sociale ed economica.
Il pressing su un cambio di direzione vuole evitare un ulteriore svuotamento che andrebbe a colpire non solo i singoli comuni, ma anche il tessuto regionale, con effetti a catena su ambiente, cultura e sviluppo. Le decisioni prese nei prossimi mesi potrebbero determinare il futuro di numerosi centri montani e del loro ruolo nella regione.