L’episodio avvenuto a fine aprile in provincia di treviso ha scosso il dibattito politico locale e regionale. Un gruppo di bambini di un asilo parrocchiale di ponte della priula, accompagnati dalle loro maestre, è stato invitato a visitare un centro islamico a susegana. La diffusione di una foto che ritrae i piccoli inginocchiati a pregare verso la mecca insieme all’imam ha acceso dure reazioni da parte di esponenti della lega e del pd, mettendo al centro tensioni sul ruolo dell’educazione religiosa nelle scuole e sull’interazione fra fedi diverse.
La visita dei bambini al centro islamico e la reazione della scuola
Il 29 aprile 2025 i bambini dell’asilo santa maria delle vittorie di ponte della priula, accompagnati dalle insegnanti, hanno partecipato a un incontro in un centro islamico situato a susegana, nel trevigiano. La visita, confermata con il consenso delle famiglie, si era proposta di far conoscere ai più piccoli una religione diversa dalla loro, attraverso il dialogo con l’imam. Secondo il racconto diffuso sui canali social della scuola, l’imam ha illustrato ai bambini i principi base dell’islam, spiegando con parole semplici le pratiche e i valori fondamentali di questa fede.
L’asilo ha definito l’esperienza “davvero emozionante”, sottolineando il valore culturale e formativo di un confronto diretto con realtà differenti. I piccoli sono stati invitati a osservare una preghiera, riprendendone in parte i gesti, come la posizione inginocchiata in direzione della mecca. Questo momento, seppure volto a promuovere il rispetto reciproco fra religioni, ha sollevato molte perplessità da parte di alcune forze politiche e dell’opinione pubblica.
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Le critiche della lega e del pd trevigiano
La reazione più dura è arrivata da alberto villanova, capogruppo della lega in consiglio regionale del veneto, che ha definito le immagini della preghiera «che fanno gelare il sangue nelle vene». Villanova ha evidenziato il timore che si tratti di un’operazione di “propaganda” che coinvolge i bambini, invitando a escludere i più piccoli da iniziative che lui considera strumentalizzate da ideologie religiose estranee al contesto culturale locale.
Non meno netto il giudizio del segretario provinciale del pd trevigiano, giovanni zorzi. Pur riconoscendo il valore del dialogo interreligioso, ha sostenuto che si sarebbero potute scegliere «forme più laiche» per trasmettere un messaggio di pace e convivenza. Per zorzi occorreva evitare azioni che rischiano di confondere i ruoli e le identità religiose, soprattutto fra i più piccoli, a vantaggio di un approccio meno esplicito e più neutro.
L’intervento di anna maria cisint e le accuse su fondamentalismo
L’europarlamentare della lega, anna maria cisint, ha rincarato la dose contro la scuola e gli organizzatori della visita. Cisint ha accusato l’imam di “catechizzare i giovani alunni” con messaggi fondamentalisti e ha rimarcato la gravità dell’atteggiamento del corpo docente che avrebbe permesso la situazione. Ha citato la possibilità che nelle spiegazioni siano stati diffusi concetti legati a pratiche quali il velo integrale per le donne o il matrimonio precoce, temi pesanti e controversi nel dibattito pubblico sul mondo islamico.
La deputata ha aggiunto ipotesi circa l’intenzione di sostituire il crocifisso e l’ora di religione nelle scuole tradizionali con indottrinamenti legati all’islam. Ha evocato, inoltre, il sospetto che il centro islamico dove si è svolta la visita potesse essere “irregolare”. La preoccupazione centrale resta, per lei, che i bambini siano stati messi nella condizione di inginocchiarsi in un luogo diverso dal loro, piegati a forme di culto di altri.
Posizioni istituzionali e silenzio della diocesi e del comune
La diocesi di vittorio veneto e il comune di susegana, al momento, non hanno rilasciato commenti ufficiali su quanto accaduto. La scelta di non intervenire pubblicamente potrebbe derivare dalla volontà di evitare ulteriori tensioni nel dibattito già acceso. Nonostante le critiche politiche, non emergono smentite né prese di distanza da parte delle autorità ecclesiastiche locali.
Rimane aperta la questione di come gestire la presenza delle diverse confessioni e fedi nel contesto scolastico. La vicenda ha fatto riaffiorare la discussione su quali limiti e opportunità esistano nel promuovere conoscenze religiose fra bambini, specie quando si tratta di religioni minoritarie o poco rappresentate nel territorio.
La visita di fine aprile continua a dividere l’opinione pubblica, segnando un nuovo capitolo nelle tensioni fra laicità e pluralismo culturale nelle scuole italiane. I prossimi giorni saranno probabilmente decisivi per capire se ci saranno risposte da parte degli enti coinvolti o iniziative legislative legate a questi episodi.