Le immagini pubblicate su Instagram da Agnese Tumicelli, studentessa e membro del consiglio studentesco dell’università di Trento, hanno scatenato una controversia che ha raggiunto il parlamento. Le foto mostrano simboli collegati alle Brigate Rosse, tra cui una maglietta con la stella a cinque punte e immagini legate all’omicidio di Aldo Moro. Il caso è stato portato all’attenzione dal deputato Alessandro Urzì, che ha chiesto un intervento dell’ateneo. Situazione che ha allertato il rettore Flavio Deflorian e ha fatto scattare una reazione sia istituzionale che da parte dello stesso consiglio studentesco.
Le immagini controverse e la denuncia parlamentare
Le foto che ritraggono Agnese Tumicelli hanno fatto discutere a livello nazionale. Indossava magliette con i simboli delle Brigate Rosse, un’organizzazione che per anni ha seminato violenza con attentati e omicidi. Uno dei particolari più controversi è la presenza dell’immagine della Renault 4 rossa, un chiaro richiamo all’uccisione di Aldo Moro. E poi ancora una pistola, un piede di porco, un passamontagna e un disegno che lascia vedere un televisore con il profilo dell’ostaggio poco prima della sua esecuzione.
Alessandro Urzì, deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia per il Trentino Alto Adige, ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo che l’università prenda posizione e agisca rapidamente. Secondo Urzì, il comportamento della studentessa “è inaccettabile soprattutto considerando il ruolo che ricopre nel consiglio studentesco dell’ateneo”. Il caso ha attirato così grande attenzione che i media nazionali hanno subito rilanciato la notizia, contribuendo ad alimentare il dibattito sull’appropriata rappresentazione di simboli legati a episodi così tragici.
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La reazione del rettore e la responsabilità di tumicelli
La vicenda ha raggiunto il rettore dell’università di Trento, Flavio Deflorian, che ha incontrato Agnese Tumicelli nel corso della stessa giornata della denuncia. Deflorian ha commentato che le immagini pubblicate “non sono accettabili, soprattutto da chi svolge un ruolo istituzionale in un’università”. Ha sottolineato che tali gesti non sono compatibili con i valori che reggono la comunità accademica.
Dal confronto è emersa la necessità di una presa di responsabilità da parte di Tumicelli. Il rettore attende ora che la studentessa chieda scusa pubblicamente per quanto accaduto. L’ateneo, durante tutta la vicenda, ha ricordato di aver appreso la notizia tramite i media, segnalando che non sarebbe stato possibile intervenire prima di conoscere i fatti dai canali ufficiali.
La presa di posizione del consiglio studentesco e la contestualizzazione del gesto
Poco dopo l’intervento del rettore è arrivata la risposta ufficiale del consiglio studentesco, al quale appartiene Tumicelli. In una nota si legge che la studentessa “si assume la completa responsabilità e si scusa profondamente con l’università e con tutta la comunità studentesca”.
La comunicazione evidenzia come il gesto, anche se superficiale e senza il dovuto riguardo, nasca da una condanna netta e senza eccezioni del terrorismo che ha colpito l’Italia negli anni di piombo. Viene quindi ribadito il distanziamento totale da qualsiasi forma di estremismo violento. Proprio la storia personale e l’impegno quotidiano di Agnese Tumicelli all’interno del consiglio studentesco vengono citati come prova tangibile di tale orientamento.
Altre controversie a trento e i movimenti studenteschi sotto osservazione
La recente polemica sulle foto di Tumicelli si inserisce in un clima di tensione già presente nell’università di Trento. Solo poche settimane prima era scoppiato un caso legato a messaggi omofobi e riferimenti alla Repubblica Sociale di Salò in chat di studenti appartenenti ad Azione Universitaria, associazione di destra presente nell’ateneo.
Tra i nomi sotto esame c’era anche Giacomo Mason, neo eletto consigliere comunale a Trento per il partito di Giorgia Meloni. La vicenda aveva già acceso il dibattito sull’ideologia e sul tipo di messaggi diffusi da alcune componenti studentesche. Questi episodi mostrano come le tensioni all’interno delle realtà universitarie locali siano alimentate anche da simboli, linguaggi e memorie storiche interpretati in modi controversi.
Il caso di Agnese Tumicelli si aggiunge quindi a una serie di segnali che chiedono una vigilanza maggiore e una riflessione profonda sulle parole e sui segni usati dagli studenti che rappresentano le loro comunità.