Pm di serio chiede l’ergastolo per il lancianese di nunzio accusato dell’omicidio della moglie ad lanciano

Pm di serio chiede l’ergastolo per il lancianese di nunzio accusato dell’omicidio della moglie ad lanciano

La corte d’assise di Lanciano valuta la richiesta di ergastolo per Aldo Rodolfo di Nunzio, accusato dell’omicidio della moglie Annamaria d’Eliseo, con prove audio contestate e dubbi sulle condizioni psicologiche dei coniugi.
Pm Di Serio Chiede Le28099Ergastolo Pm Di Serio Chiede Le28099Ergastolo
La corte d’assise di Lanciano sta per emettere la sentenza nel processo contro Aldo Rodolfo di Nunzio, accusato dell’omicidio volontario della moglie Annamaria d'Eliseo, trovata morta nel loro garage nel 2022. - Gaeta.it

La corte d’assise di Lanciano ha ascoltato la requisitoria finale del pm Mirvana di Serio nel processo contro Aldo Rodolfo di Nunzio. L’uomo, 73 anni, è finito a giudizio per la morte della moglie Annamaria d’Eliseo, di 60 anni, trovata senza vita nel loro garage. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’omicidio volontario aggravato dal legame coniugale. La decisione del tribunale dovrebbe arrivare nelle ore serali.

I fatti del delitto: cronaca di una tragedia familiare a lanciano

La vicenda risale al 15 luglio 2022, quando la donna fu scoperta morta all’interno della cantina-garage di casa, situata in località Iconicella. Secondo l’accusa, Aldo di Nunzio avrebbe ucciso la moglie strangolandola con fili elettrici, poi tentando di far sembrare il fatto un suicidio. Nonostante lui si sia dichiarato sempre innocente, l’impianto accusatorio punta sul movente familiare e sulle condizioni di relazione tra i due coniugi.

Gli investigatori, in particolare i carabinieri, hanno escluso la presenza di segni di colluttazione. Nel garage mancavano elementi adatti a far pensare a un’impiccagione, come ganci o supporti. Questi dettagli hanno indirizzato il quadro probatorio verso una morte provocata da terzi. L’ambientazione del delitto, una stanza nascosta nell’abitazione, ha aggiunto un elemento di mistero fin dal primo momento.

L’iter giudiziario e la difesa: dubbi sulla prova e condizioni di salute degli imputati

Di Nunzio è stato arrestato l’11 gennaio 2024, quasi un anno e mezzo dopo l’omicidio, pochi giorni prima della scadenza della seconda proroga delle indagini. La Procura lo ha incastrato grazie a una prova tecnica assai discutibile: un file audio tratto dal sistema di videosorveglianza esterno all’abitazione che cattura frammenti vocali.

La sua difesa, tuttavia, ha sollevato dubbi importanti. Il processo si basa sostanzialmente su prove indiziarie, con mancanza di elementi certi e concreti per inchiodare l’imputato. Il consulente della difesa, un fonico forense, ha rilevato che nell’audio si udiva una voce maschile, negando la presenza di urla femminili come invece indicato dagli inquirenti. Questa discrepanza ha alimentato le contestazioni sulla validità della prova principale.

Un altro punto discusso è rappresentato dallo stato di salute mentale dei due coniugi. Di Nunzio soffriva di bipolarismo maniacale ed era seguito dal Centro di igiene mentale di Lanciano. La moglie, Annamaria, affrontava una forma di depressione, seguita dal medico di base. Le condizioni psicologiche potrebbero aver influito sulle dinamiche familiari e sui comportamenti di entrambi, elementi che il processo considera nelle ricostruzioni.

Sopralluoghi e analisi tecniche: dettagli investigativi dal garage di iconicella

Il luogo del delitto ha rappresentato un punto chiave per gli accertamenti. La cantina-garage, spazio ristretto e isolato, è stato esaminato a fondo dagli esperti. L’assenza di attrezzi o sostegni per un possibile suicidio da impiccagione è stato segnato con precisione nel referto dei carabinieri. Non si sono riscontrate tracce di lotta o di spostamenti violenti evidenti sull’ambiente circostante.

L’interpretazione tecnica di questi risultai ha portato gli inquirenti a sostenere una morte causata direttamente dall’imputato. I fili elettrici trovati nelle mani della vittima sarebbero stati gli strumenti con cui è stato compiuto il gesto. Le condizioni dell’ambiente sembrano escludere ipotesi alternative. Questi dettagli hanno pesato molto nell’impianto accusatorio illustrato nel corso del dibattimento.

La pista audio e la prova scientifica sotto esame in tribunale

La registrazione acustica è stata al centro di molte contestazioni. Le indagini iniziali, sostenute dal consulente della Procura Christian Franciosi, hanno isolato sei secondi di urla femminili. Quel breve frammento, però, è stato analizzato nuovamente dal consulente tecnico difensivo Marco Perino. La sua rilevazione ha escluso voci femminili, mettendo a rischio l’intero valore probatorio di quel file audio.

Questa divergenza tra esperti ha animato le udienze dedicate al confronto scientifico. Si tratta di una testimonianza indiretta ma molto rilevante, perché fu uno degli elementi che hanno portato all’arresto di Di Nunzio. I giudici hanno dovuto valutare la credibilità e la fondatezza della prova sonora insieme agli altri indizi raccolti nei mesi successivi al delitto.

L’audio ha fatto discutere anche per la sua origine, legata a un sistema di videosorveglianza esterno. La qualità e la provenienza del segnale possono influire sulla verifica dei contenuti, rendendo più complesso trarre conclusioni definitive al riguardo.

La sentenza sul caso è attesa nelle prossime ore dalla corte d’assise di Lanciano, dopo un processo che ha toccato aspetti delicati di vita privata, medicina legale e competenze tecniche. Il tribunale dovrà valutare tutti gli elementi presentati per decidere sulle responsabilità di Aldo Rodolfo di Nunzio riguardo alla morte di Annamaria d’Eliseo.

Change privacy settings
×