Il governo italiano ha introdotto un nuovo quadro normativo per la gestione e la sicurezza delle attività subacquee nel mare territoriale. Questo intervento nasce per colmare le lacune finora esistenti nel controllo delle attività civili sotto il livello del mare, attualmente affidato quasi esclusivamente alle marine militari per scopi difensivi. Viene così istituita un’agenzia dedicata a regolare il passaggio di mezzi subacquei, assicurare la tutela delle infrastrutture e gestire la cooperazione internazionale in materia.
Il ruolo e le funzioni dell’agenzia per la sicurezza delle attività subacquee
Secondo la legge 204 del 2022, nota come Piano del mare, è stato previsto l’istituto di un’autorità nazionale con competenze specifiche sulle attività subacquee civili. Questo organismo, denominato Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee , opera per definire norme tecniche e autorizzazioni che riguardano i mezzi subacquei in immersione. Il controllo fino ad ora spetta esclusivamente alla Marina militare riguardo il traffico sottomarino a carattere militare, mentre restano ancora scoperte tutte le attività non militari.
Compiti e autorizzazioni dell’agenzia
L’Agenzia ha il compito di autorizzare il passaggio inoffensivo di sommergibili civili nelle acque territoriali, prevedendo anche regole per la conduzione e il comando dei mezzi. Si occupa inoltre di potenziare la capacità nazionale dedicata al soccorso di persone coinvolte in incidenti subacquei civili, coordinando tecnologie e interventi di emergenza.
Leggi anche:
Non solo, l’ASAS si occupa della cooperazione con altre istituzioni europee e internazionali competenti in materia subacquea. Opera in stretto collegamento con il ministero degli affari esteri e il ministero delle infrastrutture, mantenendo l’interfaccia con organismi europei o internazionali specializzati. Per espletare le sue funzioni si avvale anche delle strutture militari già operanti, cioè marina militare, capitanerie di porto-guardia costiera, e guardia di finanza.
Il sistema operativo della marina militare per la sicurezza subacquea: la critical underwater infrastructure security center
Un elemento importante del dispositivo nazionale per la sicurezza marittima è la recente attivazione da parte della Marina militare italiana della Critical Underwater Infrastructure Security Center. Questo centro rappresenta una struttura di coordinamento che integra dati e informazioni raccolte da fonti diverse. Quali? Sensori installati su unità navali, sottomarini, velivoli e satelliti. Inoltre riceve dati da fonti commerciali e open source. Proprio per tenere sotto controllo le infrastrutture critiche subacquee come cavi, condotte e impianti gestiti da grandi società quali Saipem, Eni, Tim Sparkle o Terna.
Sistema integrato e cooperazione con il settore civile
Questa struttura agisce come un “sistema di sistemi”, professandosi un punto di raccordo tra le unità operative militari e i principali operatori nazionali nel campo delle infrastrutture sottomarine. Lo scopo è monitorare continuamente l’area per prevenire e reagire a minacce o incidenti. Inoltre, la Marina militare si rende promotrice di iniziative di cooperazione con questi operatori civili, cercando di sviluppare nuove tecnologie e migliorare i mezzi e i sistemi di rilevamento per l’ambiente subacqueo.
Il report del 2024 evidenzia questa strategia che va oltre il solo apparato militare, puntando a costruire un’alleanza con il cosiddetto ecosistema “underwater” formato da soggetti civili, con l’obiettivo di potenziare le capacità di vigilanza e risposta a incidenti o attacchi.
Le norme internazionali sul diritto di passaggio e la protezione delle infrastrutture nel mare territoriale
La gestione del traffico subacqueo nei mari italiani deve tenere conto anche degli obblighi derivanti dal diritto internazionale, in particolare la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare . Questo trattato, firmato nel 1982 a Montego Bay, stabilisce regole sul passaggio delle navi attraverso le acque territoriali degli Stati costieri. L’articolo centrale prevede che tutte le navi di Stati costieri o senza litorale abbiano il diritto di passaggio “inoffensivo”, ovvero senza arrecare danno o minaccia agli interessi dello Stato costiero.
Regole fondamentali della convenzione
Il passaggio dev’essere rapido e continuo. La fermata e l’ancoraggio sono permessi solo se rientrano in manovre ordinarie o in casi di forza maggiore, come condizioni di difficoltà o soccorso a persone o mezzi in pericolo. La Convenzione elenca però anche alcune attività vietate nello spazio marittimo da parte di navi straniere, come gli atti finalizzati a interferire con i sistemi di comunicazione o con le installazioni dello Stato ospitante.
Proprio sulla base di questi principi lo Stato costiero ha il diritto di emanare leggi per la protezione dei cavi e delle condotte sottomarine di sua competenza. Questo rafforza la necessità del controllo nazionale sulle attività subacquee, soprattutto per le infrastrutture critiche che influenzano la sicurezza energetica e delle comunicazioni.
In Italia la costruzione di questo nuovo assetto normativo e operativo mira a rispettare certi vincoli internazionali, garantendo comunque la gestione completa e autonoma delle attività subacquee nel proprio mare territoriale.