Tra luglio e agosto, nel tratto di mare antistante Cetara, torna uno degli appuntamenti più suggestivi della costa d’Amalfi: la pesca notturna delle alici con le lampare. Questo evento, legato alle fasi lunari, richiama numerosi visitatori sulle barche turistiche per assistere a una pratica millenaria ancora viva nella piccola comunità di pescatori, custode di una tradizione strettamente connessa alla produzione della colatura di alici Dop, condimento prezioso e noto in tutta Italia.
La pesca con le lampare: un rito notturno che illumina il golfo di salerno
La pesca con le lampare si svolge in una finestra temporale ben precisa da fine luglio a inizio agosto, scelta in base alle fasi lunari perché queste influenzano la presenza e l’attività delle alici, protagoniste del tratto di mare davanti a Cetara. Le lampare sono piccole imbarcazioni dotate di potenti luci che, gettate in acqua insieme al peschereccio principale, attirano i banchi di alici verso la superficie. L’immagine delle barche illuminate crea un’atmosfera unica, che riproduce un quadro antico nel paesaggio marino stellato dominato dalle luci della costa amalfitana.
Durante la battuta di pesca i turisti possono salire sui traghetti e assistere alle operazioni in mare, condividendo la fatica e l’emozione con i pescatori. La tecnica sfrutta la natura luminosa delle lampare per creare una sorta di richiamo luminoso che avvolge le alici, facilitando poi il loro raccolto. L’evento è arricchito da degustazioni e spettacoli sul molo della Madonnina, punto centrale del borgo, dove il pescato fresco viene cucinato in piatti legati alla tradizione locale, aprendo così uno sguardo diretto sulle tante specialità gastronomiche legate al pesce azzurro.
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Pesca e tradizione familiare: il battezzo del pescatore e il passaggio di competenze
Anche la pesca alle alici è un mestiere che si tramanda tra generazioni. A bordo, spesso i figli dei pescatori più esperti partecipano alle battute notturne fin da piccoli. C’è un rito iniziatico che avviene quando per la prima volta si prende parte alla pescata: il giovane pescatore viene immerso con i piedi per tre volte nella rete piena di alici, come segno di benedizione e legame con il mare.
“Questo rituale simboleggia la continuità e lo scambio di conoscenze, da padre a figlio, tra chi naviga queste acque da sempre.” La tradizione registra anche una coesione profonda tra i pescatori, che condividono storie, tecniche e un rispetto autentico per il mare. L’attività si svolge in un equilibrio fisico e culturale che collega l’esperienza pratica alle radici locali, preservando un patrimonio di saperi in un mondo sempre più tecnologico.
La pesca con le cianciole: tecnica, ambiente e disciplina dop delle alici
La pesca alle alici a Cetara, che inizia in primavera e prosegue fino a luglio-agosto, avviene esclusivamente nel golfo di Salerno, entro le 12 miglia dalla costa, rispetto alle indicazioni previste dal disciplinare Dop della colatura di alici. Questo tratto di mare garantisce una salinità elevata dovuta alla sua profondità, elemento fondamentale per conferire alle alici delle dimensioni contenute e un sapore particolarmente intenso e salino.
La modalità si basa sulle “cianciole”, reti a circuizione dotate di galleggianti e pesi che, una volta in acqua, circondano i banchi spinti in superficie dalla luce delle lampare. La barca madre guida la rete che si stringe intorno alle alici, formando un sacco chiuso da un cavo d’acciaio. L’operazione di recupero è manuale, con grossi retini che issano le alici vivi e argentati a bordo. Il contrasto tra la calma delle acque e la costante azione della rete regala immagini dal sapore antico, mentre sullo sfondo spicca la costa amalfitana, illuminata come un presepe.
La colatura di alici dop: antichi metodi per un sapore autentico
Appena terminata la pesca, il prodotto destinato alla colatura di alici Dop arriva nei laboratori di Cetara prima dell’alba. Questo stesso prodotto, lavorato secondo metodi di secoli, dà vita a uno dei condimenti più rinomati della cucina italiana. La colatura, riconosciuta come Dop dal 2020, viene ottenuta attraverso una lavorazione rigorosa eseguita a mano, con fasi precise trasmesse di generazione in generazione.
Le donne del borgo decapitano e eviscerano le alici con grande cura, in modo da mantenere integri i filetti. Dopo un periodo di 24 ore sotto sale per far perdere i liquidi, le alici vengono sistemate in orci di legno detti “terzigni” usando uno schema testa-coda. Il carico viene assicurato da grandi pietre di mare raccolte lungo la spiaggia, che servono per pressare il contenuto. Il liquido che si ottiene dalla lenta fermentazione è poi raccolto e utilizzato come condimento per pasta, insalate e piatti tipici, mantenendo vive le caratteristiche di un fermentato antico simile all’originale garum romano.
Questa produzione resta un’espressione culturale e gastronomica tipica di Cetara e della costa d’Amalfi, che lega il lavoro sul mare a una tradizione culinaria articolata e riconosciuta a livello europeo. Ogni fase del processo nasce da una cura artigianale dove anche il contesto locale e la stagionalità giocano un ruolo decisivo.