La Sampdoria affronta una fase delicata dopo la retrocessione in Lega Pro, una situazione che mette a dura prova la stabilità del club e la fiducia di tifosi e dirigenti. Giorgio Perinetti, uomo noto per guidare squadre in momenti di svolta, spiega all’ANSA quali passi servono per far tornare la squadra su binari positivi. La sua esperienza con il Venezia, che ha portato dal basso al casi decisivi in pochi anni, offre un quadro concreto su cosa serve per rimettere in piedi una realtà in difficoltà, con particolare attenzione al ruolo delle figure dirigenziali e alla scelta dei giocatori.
La rinascita della sampdoria passa dal realismo e dalla scelta dei giocatori giusti
Perinetti sottolinea come ricostruire la Sampdoria in Lega Pro non significhi puntare solo su nomi altisonanti o su calciatori con un grande curriculum personale. «Ogni categoria ha le sue regole e caratteristiche», osserva, «in Serie C, ad esempio, servono giocatori pronti a “sporcarsi le scarpe”». Non bastano qualità tecniche da sole; bisogna unire elementi che mostrino sacrificio e resistenza fisica, capacità di correre e di lavorare per la squadra.
L’equilibrio tra categoria e talento
L’ex dirigente evidenzia l’importanza di trovare un giusto equilibrio, un mix tra calciatori di categoria e qualche elemento che possa fare la differenza in termini di talento. In pratica, occorre costruire una squadra capace di affrontare i ritmi duri e spesso sfiancanti della terza serie italiana, dove il gioco è spesso più fisico e meno tattico rispetto alla Serie A o B. Solo così la Samp potrà uscire dal pantano e iniziare il cammino verso la risalita.
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L’annata della Samp dallo scorso anno ha mostrato fragilità evidenti in più reparti. Perinetti nota come si sia forse pensato che l’acquisto di attaccanti con esperienza come Tutino e Coda potesse bastare a garantire punti e gol. Ma questa convinzione non ha mantenuto. «Non puoi improvvisare», spiega, «serve creare un’alchimia giusta, una ossatura competitiva che tenga in piedi la squadra».
Mancava coesione e solidità, elementi base che tutti i club con aspirazioni devono costruire prima di pensare a colpi singoli o nomi di richiamo. L’assenza di un nucleo solido ha pesato su tutto, compromettendo risultati e convinzioni interne. Perinetti ci tiene infine a ricordare come certi errori possano diventare occasione per ripensare il progetto nel lungo termine e consolidare un modello robusto.
L’importanza della coesione
La mancanza di un gruppo omogeneo e strutturato si è rivelata un serio ostacolo, dimostrando che la forza di una squadra nasce da un solido assemblaggio e da una visione condivisa.
L’importanza di un direttore generale come figura chiave per la ripartenza
Tra gli aspetti più critici evidenziati dal dirigente c’è senza dubbio la mancanza di una figura di direttore generale. Questo ruolo, secondo Perinetti, è necessario soprattutto quando una squadra attraversa momenti di crisi. «Chi ricopre questo incarico», spiega, «deve essere un punto di raccordo tra squadra e proprietà, ma anche una persona che si assume le responsabilità quando le cose non vanno».
Negli anni, dirigenti come Perinetti stesso, Corvino e Braida hanno dimostrato quanto sia delicato e fondamentale questo incarico. Non è una presenza ingombrante, ma semmai un tassello che aiuta a mettere ordine e a pianificare in modo continuo. La Sampdoria ha già avviato ricerche per trovare una nuova guida in questo ruolo, consapevole che senza un direttore generale la gestione rischia di perdere forza organizzativa e direzione precisa.
Il ruolo strategico della figura dirigenziale
Il direttore generale funge da collante fondamentale per garantire armonia tra le varie componenti della società sportiva, favorendo decisioni coerenti e tempestive.
Il passato di perinetti come esempio concreto di risalite dal basso
Giorgio Perinetti ha già vissuto situazioni simili. La sua esperienza con il Venezia racconta di una squadra che in soli tre anni ha recuperato terreno dal campionato di Serie D fino ai playoff per la Serie A. Questo percorso rapido e complesso è merito di una strategia chiara che privilegia la costruzione di basi solide, rispetto a tentativi sporadici o improvvisati.
Il lavoro con Pippo Inzaghi in panchina ha validato questa impostazione, confermando che la competenza dirigenziale unita a una guida tecnica stabile può dare risultati inattesi. Anche Perinetti ha guidato squadre di maggiore spessore in Serie A, come Bari o Palermo, e conosce bene cosa manca quando una società entra in crisi: serve un progetto di medio-lungo termine con gente esperta impegnata ogni giorno nelle scelte.
Lo scenario attuale della Sampdoria rende indispensabile un intervento altrettanto deciso, e l’esperienza di Perinetti rimane un esempio da seguire in ambito calcistico.