Le primarie della sinistra cilena hanno ridisegnato il panorama politico, scegliendo come candidata una figura nuova nella storia del paese. Jeanette Jara, ex ministra del Lavoro, rappresenta un cambiamento significativo per la coalizione di sinistra in vista delle elezioni di novembre. La sua candidatura segna una svolta nella politica cilena, con un pronostico che deve fare i conti con una destra divisa e competitiva.
Le primarie di domenica che hanno cambiato il volto della sinistra cilena
Domenica, circa un milione di elettori cileni si sono recati alle urne per scegliere il candidato unico della sinistra. Jeanette Jara, militante del Partito Comunista, ha ottenuto il 60% dei voti, una vittoria netta che rispecchia un consenso diffuso all’interno della coalizione. La sua affermazione ha superato quella di Carolina Tohá, socialdemocratica che molti davano come favorita, rimasta al 28%, mentre dietro di lei si sono posizionati Gonzalo Winter, rappresentante di Frente Amplio e alleato di Boric, e Jaime Mulet esponente dei verdi.
L’emergere di una figura comunista
Non a caso, questa sfida mostra il cambiamento in atto nella sinistra cilena, che dopo anni di protagonismo socialdemocratico vede emergere una figura comunista. Il risultato testimonia come il consenso all’interno del fronte progressista si stia spostando verso le proposte più radicali e legate alle radici del movimento operaio e sociale.
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Partecipazione più bassa rispetto alle attese e alle elezioni precedenti
Le primarie del 2025 si sono distinte anche per una partecipazione inferiore alle attese. Circa un milione di votanti, meno che nel 2021 quando Boric vinse le primarie con 1,7 milioni di elettori. Da notare che quel dato era stato già considerato non molto elevato per un paese con la vocazione democratica del Cile. Questi numeri riflettono un certo disinteresse o stanchezza politica, elementi che possono incidere sull’andamento della campagna elettorale vera e propria.
Il dato della partecipazione, pur significativo, non ha messo in discussione la legittimità di Jeanette Jara come favorita nella partita presidenziale. Eppure, la mobilitazione degli elettori resta una sfida da affrontare per la coalizione di sinistra, soprattutto in una competizione che si preannuncia dura, con avversari capaci di mobilitare differenti segmenti dell’elettorato.
il messaggio di unità di jeanette jara dopo la vittoria
Nel primo intervento pubblico dopo l’esito delle primarie, Jeanette Jara ha rivolto un messaggio di compattezza agli altri candidati della sinistra, invitandoli a un lavoro comune: “con loro inizia un nuovo cammino”, ha detto. Una frase che indica la volontà di superare divisioni interne e costruire una coalizione forte in vista del confronto elettorale.
Il suo discorso ha sottolineato la centralità dell’unità, elemento che Jara reputa essenziale per misurarsi con la destra, divisa in questo momento ma comunque competitiva al voto nazionale. La sua leadership sarà decisiva non solo per guidare la sinistra ma anche per gestire le tensioni interne e mantenere coesa la coalizione.
La destra cilena alle prese con divisioni interne
Intanto, sul fronte opposto, la destra cilena appare divisa in tre candidati principali. Evelyn Matthei rappresenta il centrodestra tradizionale, mentre José Antonio Kast abbraccia una linea più conservatrice e Johannes Kaiser propone un profilo di ultradestra libertaria. Questa divisione rischia di frammentare il voto e potrebbe aprire spazi per la sinistra, se riuscirà a convincere l’elettorato con un progetto unito.
Questa competizione sarà seguita con attenzione dai media e dagli osservatori internazionali, perché mette in gioco non solo le sorti del Cile ma anche gli equilibri politici dell’America Latina. La presenza di tre candidati di destra rende imprevedibili le dinamiche sul voto. A novembre, al momento, la principale sfida sarà comprendere se Jeanette Jara riuscirà a capitalizzare il consenso emerso dalle primarie e a costruire una coalizione larga e coesa capace di competere con una destra che non rinuncia alle sue diverse anime.
La lotta per la presidenza vede quindi la sinistra cilena pronta a scommettere su una figura nata nelle file del Partito Comunista, un fatto che il paese non aveva mai visto fino a oggi e che può segnare un episodio nuovo nella storia politica cilena.