Una delegazione dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” si recherà il giorno di Pasqua nella Casa Circondariale di Rebibbia femminile per valutare direttamente la situazione detenutaria. L’obiettivo è verificare lo stato delle condizioni di vita delle donne recluse in uno dei più grandi istituti penitenziari europei riservati esclusivamente a donne.
la visita di nessuno tocchi caino a pasqua
Nel giorno festivo di Pasqua, una rappresentanza di “Nessuno tocchi Caino” entrerà nella Casa Circondariale femminile di Rebibbia, a Roma. Questa iniziativa nasce dall’urgenza di constatare le condizioni interne della struttura, molto discussa per la questione del sovraffollamento. La delegazione si muove per verificare personalmente le condizioni delle detenute, nel tentativo di documentare eventuali criticità. La scelta della giornata di festa rappresenta anche un gesto simbolico, per sottolineare l’attenzione verso chi vive una realtà difficile, spesso invisibile, durante momenti di aggregazione sociale. “Nessuno tocchi Caino si occupa da anni di diritti umani nelle carceri, e questa visita rientra nelle sue attività di monitoraggio diretto.” L’ispezione nasce da una preoccupazione crescente sulla situazione che si vive nelle carceri femminili italiane, a partire proprio da Rebibbia, dove spesso le condizioni risultano complicate. La delegazione dovrebbe incontrare anche il personale carcerario per meglio capire le dinamiche interne. Visitare un carcere femminile di questa portata significa anche misurare sul campo le differenze rispetto alle carceri maschili e valutare le esigenze specifiche delle donne detenute, spesso madri o vittime di violenza.
dati aggiornati per marzo 2025 sul sovraffollamento
Gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 31 marzo 2025, riportano che nel carcere femminile di Rebibbia sono ristrette 375 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 264 posti. Questo significa un tasso di sovraffollamento pari al 142%. Il livello di affollamento comporta una serie di problemi strutturali, dal disagio nello spazio personale alla difficoltà nel garantire servizi essenziali come sanità, educazione e attività ricreative. La convivenza in spazi ristretti limita anche la privacy e aumenta le tensioni tra le detenute, influendo negativamente sul loro benessere psichico. Si segnala inoltre la presenza di 115 donne straniere rinchiuse nell’istituto. Questa componente comporta ulteriori sfide, legate a possibili barriere linguistiche, diverse culture e necessità specifiche legate al loro ruolo di migranti. In effetti, la distinzione tra detenute italiane e straniere richiede risposte differenziate, come assistenza legale mirata e supporto psicologico specifico. Le strutture di Rebibbia si trovano a dover gestire questa pluralità senza un adeguato aumento degli spazi o delle risorse.
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rebibbia femminile: il più grande carcere femminile d’Europa
La Casa Circondariale di Rebibbia femminile è considerata la maggiore struttura di detenzione europea dedicata alle donne. Con il suo volume di detenute e la capienza prevista, rappresenta un’eccellenza per dimensioni, ma anche una sfida per la gestione quotidiana e il rispetto dei diritti umani. In Italia, è uno dei soli tre istituti interamente riservati a donne; gli altri due sono le Case di Reclusione di Trani e di Venezia. La differenziazione di carcere esclusivamente femminile ha l’obiettivo di rispondere in modo più specifico ai bisogni e alle problematiche delle donne detenute. Rebibbia ospita una popolazione variegata, con detenute di diverse età, nazionalità e tipologie di reato. La struttura deve fare i conti con esigenze che vanno dall’assistenza sanitaria, spesso complicata da patologie legate a traumi, fino alla gestione di madri detenute con figli. La posizione a Roma ne rende inoltre possibile l’accesso a servizi e controlli sovracomunali, ma non ne attenua il problema cronico dello spazio insufficiente. Il carcere di Rebibbia femminile ha suscitato interesse in più occasioni anche per progetti di recupero e reinserimento sociale, provando a integrare attività educative e artistiche. Tuttavia, la reale possibilità di applicare questi progetti si scontra con la realtà quotidiana delle celle affollate e dei servizi ridotti.
sfide e realtà quotidiana nel carcere di donna a roma
Gestire un centro di detenzione per donne come quello di Rebibbia comporta una serie di sfide uniche. Le donne in carcere spesso hanno vissuto situazioni particolarmente difficili, come abusi o violenze, e questo si riflette nella necessità di interventi specifici di supporto psicologico. Inoltre, molti programmi di recupero includono percorsi di formazione, attenzione alla salute mentale, e attività che possano aiutare a costruire percorsi di reinserimento sociale. L’affollamento limita però la possibilità di organizzare queste iniziative in modo consistente. La mancanza di spazio fisico si traduce in una riduzione delle attività e in un maggiore stress tra le detenute e il personale. Il sovraffollamento rischia anche di compromettere la sicurezza. I controlli e la vigilanza devono essere intensificati per evitare episodi di violenza o tensioni interne. Le donne straniere, spesso isolate dalle loro comunità, incontrano maggiori difficoltà a mantenere rapporti con l’esterno. A Rebibbia femminile si registra anche la presenza di nuclei familiari seppure in numero limitato, con madri detenute che hanno diritto a vedere i figli in specifiche modalità. La complessità di questa realtà richiede un’attenzione costante e interventi mirati, ancora non pienamente colmati dalle risorse attualmente disponibili.