La notizia della sospensione dei contratti della società israeliana Paragon Solutions con i clienti in Italia ha suscitato un vento di polemiche e interrogativi nel panorama della cybersicurezza e dell’intelligence. Si tratta di un’azienda nota per la produzione di software di hacking di livello militare, strumenti che hanno trovato impiego in numerosi paesi. Media internazionali, tra cui il ‘Guardian’ e il ‘Haaretz’, riportano la decisione di Paragon in seguito a sospette violazioni etiche e legali da parte dei committenti italiani, un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence.
La decisione di Paragon Solutions dopo l’allerta di WhatsApp
La decisione di Paragon Solutions di interrompere i contratti è arrivata a solo pochi giorni dall’annuncio di WhatsApp, che ha dichiarato di aver individuato uso improprio del software Graphite. Secondo quanto riportato, il software sarebbe stato usato per attaccare e comprometterne i dispositivi di decine di persone. Questo ha messo in evidenza una problematica crescente nel settore della cybersicurezza: il confine tra prevenzione del crimine e violazione dei diritti di privacy. Paragon, fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak, si era sempre presentata come un fornitore di strumenti per l’intelligence e la polizia, con l’intenzione di aiutare a prevenire minacce reali.
Tuttavia, l’azienda ha dovuto affrontare critiche per la sua mancanza di controllo sull’uso dei suoi strumenti. Una fonte anonima ha rivelato al Guardian che, in un atto di “eccesso di cautela“, Paragon aveva già interrotto temporaneamente il contratto la settimana scorsa a causa di un’accusa di uso improprio del suo software. La situazione è peggiorata, e ieri è stato ufficialmente deciso di rescindere completamente i contratti vigenti, poiché Paragon ha ritenuto che ci fosse stata una violazione dei termini di servizio concordati.
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I rilievi del Copasir e la reazione politica
La questione ha attirato immediatamente l’attenzione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Come appreso dall’Adnkronos, il Copasir ha avviato un’indagine sul caso, promettendo di vigilare attentamente sul suo sviluppo. L’agenzia non solo sta esaminando le accuse di spionaggio nei confronti di rappresentanti dei media e della società civile, ma si sta anche preparando per eventuali audizioni o relazioni per chiarire la portata dell’intera situazione.
L’opposizione ha colto l’occasione per porre interrogazioni urgenti al governo, chiedendo chiarimenti su come questa situazione si sia sviluppata senza un adeguato monitoraggio. Palazzo Chigi ha risposto con una nota ufficiale chiarendo che la questione è di “particolare gravità “, avviando l’intervento dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che lavora sotto la Presidenza del Consiglio per garantire la sicurezza informatica del paese.
Di fronte a un contesto tanto delicato, le reazioni politiche e istituzionali sembrano essere solo l’inizio di ciò che potrebbe trasformarsi in un’analisi più approfondita sull’uso di strumenti di sorveglianza e il rischio di violazione della privacy da parte di enti governativi.