La società israeliana Paragon solution ha annunciato oggi la rescissione del contratto con il governo italiano. Il motivo principale è il rifiuto del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, di procedere agli accertamenti su chi abbia spiato diversi giornalisti e attivisti italiani tramite il suo spyware. Luca Casarini, fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans, ha riportato i dettagli della vicenda, sottolineando le contraddizioni nella relazione del Copasir e la mancata risposta istituzionale.
La posizione di paragon solution sulla rescissione del contratto con l’italia
Paragon solution ha reso nota la decisione di chiudere il rapporto con il governo italiano a causa del blocco del Copasir nell’avviare verifiche su chi abbia utilizzato il loro software per intercettare comunicazioni di giornalisti e attivisti. L’azienda israeliana sostiene di aver informato il Comitato sulla possibilità di risalire agli autori di queste attività di spionaggio, ma non ha ricevuto riscontri positivi. Questo silenzio istituzionale ha portato alla scelta di interrompere ogni collaborazione. Il contrasto tra Paragon e le istituzioni italiane è emerso in modo netto, evidenziando una frattura nel modo in cui il tema della sorveglianza viene affrontato.
Dettagli sul coinvolgimento di media italiani
L’azienda ha segnalato che tra le vittime di tale spionaggio figura anche il direttore di Fanpage, noto sito di informazione italiano. Paragon avrebbe messo a disposizione dati e strumenti per identificare con precisione chi ha attivato il sistema di spionaggio militare, ma senza alcun seguito da parte di Copasir. L’interruzione del contratto arriva così come conseguenza diretta di questo rifiuto, puntando l’attenzione sull’importanza di una verifica trasparente e puntuale in casi delicati come questi.
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Le accuse di luca casarini contro copasir e le incongruenze nella relazione parlamentare
Luca Casarini ha espresso una dura critica nei confronti del Copasir, accusandolo di aver messo nero su bianco dati falsi nella relazione ufficiale riguardante il caso Paragon. Secondo Casarini, il documento ha negato qualsiasi collegamento tra la società israeliana e lo spionaggio ai giornalisti, affermando che al momento non è possibile individuare chi ha spiato l’attivista e giornalista Marco Cancellato. Per Casarini, queste affermazioni sono errate e non corrispondono alla realtà.
Sorveglianza prolungata e controllo degli attivisti
Il fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans ha denunciato che gli attivisti sono stati tenuti sotto controllo per quasi cinque anni come se fossero sospetti di gravi reati. Ha puntato il dito contro la mancanza di convocazioni da parte del Comitato e l’assenza di trasparenza sui dossier creati dai servizi segreti per monitorare le loro attività. Secondo Casarini, la relazione appare edulcorata e incompleta, con troppi dettagli mancanti o manipolati.
Inoltre, ha espresso dubbi sul ruolo del parlamento nel far luce sulla vicenda, sottolineando il rischio che tutto venga dimenticato senza una reale indagine. I sospetti di coperture interne e di scarso impegno nell’indagine restano forti, mentre la questione di uno spionaggio mirato nei confronti di giornalisti e attivisti rimane senza risposte ufficiali.
Il contesto dello spionaggio politico e dei rischi per la libertà di stampa in italia
Il caso Paragon si inserisce in un più ampio contesto di preoccupazione riguardo alla protezione della privacy e ai rischi legati all’uso di software militari per la sorveglianza di cittadini, giornalisti e attivisti. Il ricorso a sistemi di spionaggio digitale solleva interrogativi sul rispetto delle libertà fondamentali, soprattutto se non adeguatamente controllato da organismi istituzionali come il Copasir.
In Italia, la questione dello spionaggio ai cronisti è delicata. La libertà di stampa si basa anche sulla possibilità di lavorare senza paura di intrusioni o intimidazioni. Quanto emerso con Paragon evidenzia un problema di trasparenza e responsabilità: le istituzioni chiamate a tutelare i cittadini dovrebbero garantire chiarezza e tutela, ma in questo caso si registrano omissioni e contraddizioni.
Rischi connessi allo spionaggio digitale
Lo spionaggio digitale rappresenta un nuovo tipo di minaccia. L’uso di software militari per intercettare comunicazioni private, senza autorizzazioni e senza accertamenti, mette in pericolo la sicurezza delle informazioni e aggredisce il diritto all’informazione libera. Questo lascia aperte molte domande sulle misure adottate per evitare abusi e su chi ne risponda in modo concreto.
Il dibattito resta aperto, soprattutto perché questa vicenda coinvolge settori sensibili come la politica, la giustizia e i media. Tra accuse reciproche e assenze istituzionali, appare evidente che servirà duplice attenzione pubblica e decisioni chiare per impedire che episodi simili si ripetano senza conseguenze.