L’intervento di Papa Francesco in Calabria, nel giugno 2014, resta un momento cruciale nel contrasto alla ’ndrangheta. Nel corso della visita pastorale a Cassano allo Ionio, davanti a centinaia di migliaia di fedeli, il Pontefice pronunciò una scomunica chiara e severa contro le mafie, invitando la società a respingere la violenza e la corruzione. Quel discorso è un richiamo costante nella regione, di fronte alle tragiche conseguenze di un fenomeno radicato, che affonda la sua potenza nell’adorazione del denaro e nel disprezzo per il bene comune.
il richiamo di papa francesco contro la ’ndrangheta a cassano allo ionio
Il 21 giugno 2014 Papa Francesco chiuse la sua visita pastorale in Calabria con parole dure. Davanti a oltre 200mila persone nella Piana di Sibari, denunciò la ’ndrangheta come adorazione del male. Il Papa spiegò senza giri di parole che quando l’amore per Dio viene sostituito dall’adorazione del denaro, si apre la porta al peccato e alla sopraffazione. Nominò esplicitamente la ’ndrangheta, definendola un’organizzazione che vive di malaffare e violenza, disprezzando il bene comune.
un anatema contro la criminalità organizzata
L’intervento non fu solo un appello morale ma un vero e proprio anatema. Francesco disse che chi vive nella ’ndrangheta non è in comunione con Dio, sono scomunicati. Un messaggio netto che voleva segnare una linea di separazione tra fede e criminalità organizzata, chiamando la società a rifiutare la presenza mafiosa come una presenza di male che deforma la comunità. La scomunica voleva scuotere le coscienze dei calabresi invitandoli a liberarsi da questo peso, rifiutando chi sceglie la violenza e l’ingiustizia.
continuità con il messaggio di giovanni paolo ii contro la mafia
Quella condanna di Papa Bergoglio si inscrive in un solco già tracciato dal suo predecessore Giovanni Paolo II, che nel 1993, ad Agrigento, aveva rivolto un appello altrettanto forte ai mafiosi. Wojtyla chiese pubblicamente la conversione dei criminali e ammonì che ci sarebbe stato un giudizio divino ineluttabile. Agrigento, come Cassano allo Ionio, sono territori ricchi di storia e risorse, ma devastati dalla presenza criminale che si intreccia con la vita quotidiana.
un messaggio sempre più esplicito e severo
Il richiamo all’azione e alla responsabilità morale rappresentano una continuità tra i due papi, con Francesco che riprende il messaggio ma lo rende più esplicito e severo, arrivando fino alla scomunica. Entrambi hanno centrato l’attenzione sul rapporto fra fede e giustizia, sottolineando che la religione non può convivere con la criminalità ma deve opporsi con fermezza. Questi interventi hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione sul problema mafioso nel Sud Italia, rappresentando uno stimolo verso il rifiuto della violenza e del sopruso.
il dolore per la tragedia di cocò campolongo e l’impegno contro la violenza sui bambini
In quel contesto già teso, Papa Francesco fece riferimento anche a una delle pagine più drammatiche legate alla ’ndrangheta in Calabria. A Cassano allo Ionio erano recenti i fatti che avevano portato alla morte di Cocò Campolongo, un bambino di appena tre anni. Il piccolo era stato ucciso e bruciato insieme al nonno e alla compagna di lui, vittima di faide interne nella malavita locale.
Durante la visita al carcere di Castrovillari, il Papa incontrò alcuni familiari di Cocò e ribadì la condanna a simili atrocità, esprimendo un desiderio preciso: mai più bambini vittime di questa violenza. Rivolse parole di conforto, sottolineando che «Dio mai condanna, sempre perdona, ma mai perdona soltanto; sempre perdona e accompagna, tutti». Questo passaggio ha rafforzato l’impegno morale della Chiesa nel denunciare non solo la criminalità ma anche le sue conseguenze più tragiche, coinvolgendo le vittime innocenti.
una ferita profonda per la calabria
Il ricordo di Cocò rappresenta una ferita profonda per la Calabria, che evidenzia come la lotta contro la ’ndrangheta non sia solo una questione di giustizia ma un atto di protezione verso le vulnerabilità sociali. Il monito del Papa ha avuto anche il significato di un appello alla comunità perché impedisca alle nuove generazioni di cadere nella spirale di violenza e paura.
l’eredità del discorso di papa francesco e il suo impatto sulla calabria
Quel’importante intervento di Papa Francesco resta uno dei momenti simbolo della resistenza civile e religiosa contro la ’ndrangheta in Calabria. Il discorso pronunciato a Cassano allo Ionio ha avuto risonanza nel tempo perché ha messo in chiaro che non esistono ambiguità: chi sceglie la mafia sceglie la scomunica, la separazione assoluta dalla fede.
Le parole del Pontefice hanno rafforzato la determinazione di molte associazioni, gruppi di cittadini e istituzioni locali che si battono contro la criminalità organizzata. Hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito sul ruolo delle istituzioni e della società civile nel combattere la violenza e la corruzione. Non a caso, proprio in queste zone la tensione resta alta, e la cronaca spesso riporta notizie di faide e provvedimenti giudiziari contro le cosche.
Il messaggio del Papa continua a essere un punto di riferimento per chiunque affronti la ’ndrangheta come fenomeno che danneggia la comunità e schiaccia i valori di giustizia e solidarietà. Anche dopo la sua morte a Roma nel 2025, quel richiamo rimane vivo nei cuori e nelle azioni di tanti calabresi che rifiutano la malavita come parte della loro terra.