Omicidio Scopelliti, indagati 20 esponenti della 'ndrangheta' tra nuovi nomi e boss storici coinvolti

Omicidio Scopelliti, indagati 20 esponenti della ‘ndrangheta’ tra nuovi nomi e boss storici coinvolti

L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria amplia a 20 gli indagati per l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, coinvolgendo boss storici della ‘ndrangheta e di Cosa nostra.
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L’inchiesta sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti del 1991 si amplia con 20 indagati legati a diverse cosche di ‘ndrangheta e mafia, rivelando un sistema criminale ramificato tra Calabria, Sicilia e Lombardia, con il coinvolgimento di boss storici e la pista diretta a Totò Riina. - Gaeta.it

L’inchiesta sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti si arricchisce di nuovi sviluppi con l’aumento degli indagati, che ora sono 20. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha portato a individuare esponenti di spicco della ‘ndrangheta in relazione all’uccisione, avvenuta nel 1991. I nuovi sospettati includono figure legate anche alle cosche milanesi e a clan storici del territorio calabrese.

Nuovi indagati e perquisizioni a messina

Le recenti attività investigative hanno fatto emergere altri nomi pesanti nel contesto della ‘ndrangheta reggina e oltre. Oltre ai 17 soggetti già coinvolti nel 2019 dopo il ritrovamento dell’arma del delitto, scorso reato è finito nel mirino pure Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano, Giuseppe Morabito e Luigi Mancuso. A questi si aggiungono Giuseppe Zito, ritenuto un elemento di rilievo, e Franco Coco Trovato, considerato il capo delle cosche milanesi. Tra i territori interessati dall’inchiesta c’è Messina, dove la Squadra mobile ha eseguito perquisizioni nelle ultime settimane.

Sistema ramificato tra province diverse

Questo allargamento delle indagini fa luce su un sistema ramificato che ha coinvolto più province con contatti anche fuori dalla Calabria. La complessità del gruppo investigativo si riflette nella varietà dei nomi coinvolti, alcuni dei quali finora non erano stati indicati. L’aspetto rilevante è la connessione tra clan tradizionalmente legati alla ‘ndrangheta calabrese e figure di un ruolo importante anche in altre aree italiane.

Il ruolo di boss storici e l’esclusione di nomi già assolti

Nel decreto di perquisizione, di cui si conoscono dettagli negli ultimi giorni, figurano altri boss di vecchia data come Matteo Messina Denaro, Giovanni Tegano e Francesco Romeo. Di questi, due sono deceduti, mentre Messina Denaro rimane indicato come uno degli indagati principali, pur essendo latitante da anni. Il documento segnala anche Nitto Santapaola, boss catanese che però è escluso dall’azione giudiziaria perché già assolto per il medesimo reato.

La presenza di questi nomi conferma il coinvolgimento di diverse famiglie mafiose nell’omicidio del giudice. La posizione di Santapaola, ad esempio, rende l’inchiesta ancora più complessa. L’esclusione legale di alcune figure e la morte di altre rappresentano ostacoli per procedere, ma non fermano l’indagine che mira a ricostruire completamente i fatti.

Boss storici al centro dell’indagine

La posizione di boss quali Matteo Messina Denaro sottolinea la continuità del coinvolgimento di figure rilevanti nelle organizzazioni criminali di rilievo nazionale.

Le dichiarazioni dei collaboratori e la pista verso totò riina

Una parte importante dell’investigazione si basa sulle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Maurizio Avola, in particolare, ha indicato che l’omicidio del giudice Scopelliti fu deciso durante una riunione tenuta nella primavera del 1991 a Trapani. Secondo gli investigatori, l’ordine di eliminare Scopelliti arrivava direttamente da totò Riina, il capo di cosa nostra in quel periodo.

Il passaggio del mandato omicidiario seguiva una catena precisa, con Messina Denaro incaricato di eseguire il piano. Quest’ultimo avrebbe ricevuto informazioni dettagliate sulle abitudini del magistrato da Salvo Lima, politico dc ucciso un anno dopo lo stesso Scopelliti. Il ruolo di Lima, come tramite informativo, rappresenta uno dei punti chiave nella ricostruzione dei movimenti del giudice prima dell’agguato mortale.

Ruolo dei contatti locali e l’esecuzione dell’omicidio

L’inchiesta ha ricostruito anche le fasi operative del delitto. Matteo Messina Denaro avrebbe curato i rapporti con un informatore locale non identificato, che controllava gli spostamenti di Scopelliti. Le informazioni venivano trasmesse ai membri del gruppo incaricato della esecuzione materiale del delitto.

Questo sistema di sorveglianza è stato determinante per portare a termine l’agguato, che ha segnato uno dei momenti più critici nella storia della lotta alla mafia in Italia. La complessità dei vari livelli di responsabilità conferma come l’omicidio sia stato pianificato e gestito da più direzioni, integrando elementi criminali e politici.

Le indagini proseguiranno per approfondire i legami fra i vari clan e le responsabilità precise che hanno portato alla morte del giudice Scopelliti, rilanciando l’attenzione sulla sfida ai gruppi mafiosi ancora oggi presenti su più fronti.

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