Una nuova vittima di camorra cade a Napoli, questa volta nel quartiere Conocal di Ponticelli. Antonio De Cristofaro, 26 anni, è stato ucciso ieri sera in un agguato che ha subito attirato l’attenzione delle forze dell’ordine locali. Le indagini ruotano attorno a un possibile collegamento con il clan Aprea, noto gruppo camorristico attivo nella zona est della città. La polizia indaga per chiarire le dinamiche che hanno portato a questo episodio di violenza.
Il contesto dell’agguato e le prime indagini
L’omicidio di Antonio De Cristofaro è stato segnalato ieri sera nel rione Conocal di Ponticelli, quartiere già noto per alcuni episodi legati alla criminalità organizzata. De Cristofaro aveva solo 26 anni, ma era già entrato nel mirino delle forze dell’ordine per i suoi legami con ambienti camorristici. Erano gli agenti della Squadra Mobile di Napoli, insieme ai colleghi del Commissariato di Ponticelli, a occuparsi delle prime verifiche sul luogo del delitto. L’obiettivo degli investigatori è ricostruire la dinamica dell’agguato e individuarne i mandanti, senza escludere nessuna pista.
Rilievo della vicinanza al clan aprea
Nel corso del sopralluogo, è emerso come la vittima fosse ritenuta vicina al clan Aprea di Barra. Questo particolare è fondamentale, perché indirizza gli accertamenti verso le fazioni camorristiche attive nella zona orientale della città, in uno scenario di lotte e tensioni tra gruppi rivali. Gli investigatori si concentrano non solo sulla scena del crimine ma anche sulle relazioni personali e criminali di De Cristofaro, per capire quali fossero i motivi alla base dell’esecuzione.
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Precedenti penali di antonio de cristofaro e collegamenti al clan aprea
Antonio De Cristofaro non era un volto nuovo per le forze dell’ordine napoletane. Già nel febbraio del 2023, era stato arrestato, insieme ad altri giovani, per porto illegale di arma da fuoco e ricettazione. In quella occasione, il controllo era stato effettuato dai Carabinieri nei pressi del lungomare di Mergellina, durante una notte di pattugliamento. Accanto a De Cristofaro, gli agenti avevano fermato Emmanuel Aprea, detto Manuel, figlio di Gennaro Aprea, considerato il capo dell’omonimo clan camorristico. Con loro c’erano anche Giuseppe Tulipano, nato nel 1992, e un ventenne incensurato.
Nel corso di quella notte, i carabinieri avevano sequestrato una pistola Beretta calibro 7,65 con sei colpi nel caricatore, trovata nascosta nell’auto. L’arma risaliva a un furto commesso nel 2022 ai danni della Polizia Municipale di Frattaminore. Oltre all’arma, i militari avevano trovato circa 1600 euro in contanti, soprattutto in banconote di piccolo taglio. Tutti e quattro furono arrestati e sottoposti a giudizio. La pistola fu sottoposta a indagini dattiloscopiche e balistiche per verificare un eventuale uso in altri episodi criminali.
Importanza dell’arresto nel consolidare le ipotesi investigative
L’arresto di De Cristofaro e dei suoi accompagnatori aveva consolidato le ipotesi degli investigatori su presunti legami tra alcuni giovani della zona e il clan Aprea, sempre presente negli scontri tra gruppi criminali nell’area orientale di Napoli. La presenza di quest’arma era significativa, visto che ricongiungeva risorse e personale a una lunga serie di azioni violente nella città.
La possibile faida camorristica dietro l’omicidio di ponticelli
Le indagini proseguono con attenzione da parte della Squadra Mobile, che non esclude che l’uccisione di De Cristofaro possa rientrare nella faida di Ponticelli. Questa area ha conosciuto numerosi episodi di sangue negli ultimi anni, con contrasti interni tra fazioni che spesso si traducono in scontri e omicidi.
Possibili cause del regolamento di conti
L’analisi degli agenti punta a capire se questo omicidio sia legato a un regolamento di conti interno tra clan oppure a conflitti trasversali tra gruppi rivali con interessi diversi. La vicinanza di De Cristofaro al clan Aprea spinge a pensare che ci sia una causa legata proprio alla distribuzione del potere e al controllo del territorio. Gli investigatori stanno esplorando qualunque pista, dalle tensioni passate ai recenti spostamenti di persone e armi.
Occorre rilevare che la zona est di Napoli rimane uno degli ambienti più complessi per la politica criminale. I clan si scontrano spesso per mantenere i loro spazi, e i casi come questo dimostrano che la violenza è un metodo ancora diffuso per affermare la propria supremazia. Gli inquirenti stanno anche esaminando testimonianze e filmati, alla ricerca di elementi utili a ricostruire la catena degli eventi prima dell’agguato.
A quel punto, la richiesta è di una risposta rapida da parte delle autorità per limitare ulteriori escalation e portare i responsabili davanti alla giustizia. Il caso rimane aperto e costantemente monitorato mentre nuovi elementi emergono dal lavoro degli investigatori.