Oltre 100 migranti sfrattati dal cara di Bari senza alloggio né documenti dopo la protezione internazionale

Oltre 100 migranti sfrattati dal cara di Bari senza alloggio né documenti dopo la protezione internazionale

Oltre 100 migranti con protezione internazionale sfrattati dal cara di Bari senza alloggi o documenti validi, affrontano gravi difficoltà amministrative e condizioni di vita insalubri, con richieste urgenti di intervento.
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Migranti con protezione internazionale allontanati dal Cara di Bari senza alloggi né documenti validi, in una situazione di grave emergenza sociale e burocratica. - Gaeta.it

Un numero crescente di migranti che hanno ottenuto la protezione internazionale al cara di Bari si ritrova senza un luogo dove vivere e senza documenti validi. Da fine gennaio 2025 più di 100 persone sono state allontanate dal centro senza soluzioni abitative alternative e senza poter accedere ai servizi fondamentali per l’integrazione. Le difficoltà amministrative e le carenze nel sistema di accoglienza alimentano una grave emergenza sociale nel capoluogo pugliese.

Sfratti dal cara di Bari e mancanza di seconde accoglienze

Dal 27 gennaio 2025, oltre cento beneficiari di protezione internazionale ospiti del cara di Bari hanno subito sfratti forzati dal centro. A distanza di poco tempo dal riconoscimento dello status di rifugiati o protezione sussidiaria, queste persone vengono costrette a lasciare la struttura senza ricevere alcuna sistemazione alternativa. Il problema principale nasce dall’impossibilità di accedere al sistema Sai, che dovrebbe garantire la seconda accoglienza dopo l’esito positivo delle commissioni.

Questa situazione espone gli sfrattati a condizioni precarie: senza un alloggio, senza cibo e senza documenti d’identità reali. Vengono infatti consegnati solo fogli di carta che attestano lo status ma non consentono di portare avanti attività amministrative basilari. L’assenza di un punto di riferimento abitativo rischia di spingere molti verso la strada e l’esclusione sociale più severa.

Le pressioni e le proteste che hanno accelerato l’uscita dal centro

Gli sfratti si collocano in un clima di forte tensione all’interno del cara di Bari. Le pressioni sulla prefettura sono aumentate dopo la morte di quattro migranti in cinque mesi, eventi che hanno fatto emergere la gravità delle condizioni di vita nella struttura. Le proteste degli ospiti hanno denunciato la situazione invivibile all’interno del centro: sovraffollamento, scarsa igiene e strutture inadatte.

A seguito di queste denunce, la commissione per l’asilo ha accelerato le procedure di esame delle richieste, ma il meccanismo ha prodotto un rovescio della medaglia. Infatti, in questo nuovo scenario, chi ottiene il riconoscimento della protezione ha solo cinque giorni per abbandonare il cara senza che siano garantiti reali percorsi di accoglienza fuori dalla struttura. Il risultato è una nuova emergenza, quella dell’esclusione dopo la prima accoglienza istituzionale.

Difficoltà amministrative e impatto sulla vita quotidiana dei migranti

Ottenuto uno status giuridico come protezione internazionale, i migranti affrontano comunque ostacoli burocratici che complicano la loro esistenza. Il primo nodo riguarda la residenza ufficiale. Poiché l’assenza di indirizzo riconosciuto dai comuni impedisce di iscriversi all’anagrafe, risultano bloccate molte pratiche amministrative essenziali.

Senza una residenza, non è possibile ottenere la carta d’identità, fondamentale per molte attività, tra cui l’apertura di un conto in banca, indispensabile per ricevere stipendi e pagare le spese quotidiane. Inoltre, la mancanza di documenti impedisce di iscriversi ai corsi di formazione professionale o di entrare nel mercato del lavoro regolare. Le questure locali forniscono informazioni confuse o difficili da decifrare, aumentando la frustrazione.

L’assenza di strumenti amministrativi concreti rende impossibile completare le procedure necessarie per l’inserimento sociale e occupazionale. Tra questi problemi spicca la difficoltà nel rilevamento digitale delle impronte, fase necessaria per il rilascio della documentazione. Senza questa procedura, molti rimangono senza documenti ufficiali anche dopo l’allontanamento dal cara.

Condizioni di vita insalubri e richieste di intervento urgente

Il clima all’interno del cara di Bari rimane estremamente critico. Gli ospiti denunciano condizioni igieniche gravemente compromesse, con acqua fredda disponibile persino durante l’inverno, container che accolgono fino a 10 persone, bagni e docce che si allagano con frequenza. Il sovraffollamento favorisce la diffusione di insetti come scarafaggi, ratti e cimici, elementi che peggiorano ulteriormente la quotidianità.

I migranti chiedono di rimuovere queste condizioni invivibili e di migliorare la qualità degli spazi, d’esigenza che resta sostanzialmente inevasa. Chiedono anche che la commissione per l’asilo programmi le audizioni entro sei mesi dall’arrivo, per garantire tempi più certi e meno lunghi.

Un’ulteriore questione riguarda il sostegno legale: in caso di esito negativo, il cara ha cessato di fornire assistenza legale continua per i ricorsi contro le decisioni della commissione. Questo ha lasciato parte dei migranti senza alcun supporto per difendere i propri diritti.

Richieste di accesso ai documenti e diritti amministrativi post-protezione

Molti richiedenti hanno espresso la necessità di completare le procedure amministrative fondamentali prima di essere allontanati dal cara. La mancata consegna dei documenti rimane un ostacolo grave. Chiedono che venga garantito a tutti, anche a chi ha già lasciato il centro senza completare le pratiche, di ottenere la carta d’identità e di poter effettuare il rilevamento delle impronte digitali.

Questo passo è decisivo per accedere a molti diritti base, inclusi il lavoro legale e la formazione. Senza questi strumenti, le persone restano intrappolate in una condizione di marginalità e precarietà. L’assenza di tutela amministrativa rischia di vanificare il diritto stesso alla protezione internazionale.

Il quadro restituisce una situazione complessa, segnata da un sistema di accoglienza che lascia scoperti molti aspetti fondamentali della vita post-riconoscimento. I migranti del cara di Bari continuano a denunciare il loro stato e a chiedere soluzioni concrete per superare l’emergenza che si protrae da mesi.

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