Milioni di persone con diabete di tipo 2 affrontano la sfida della malattia renale cronica , una complicanza che coinvolge fino al 40% di questi pazienti e può portare a gravi problemi di salute. Recenti dati ottenuti dallo studio di fase 2 Confidence mostrano risultati significativi riguardo una nuova strategia terapeutica. L’abbinamento precoce di finerenone con l’inibitore sglt2 empagliflozin migliora marcatori clinici importanti e offre una speranza concreta per rallentare l’evoluzione della malattia e ridurre i rischi cardiovascolari.
Impatto del diabete tipo 2 sulla salute renale e cardiovascolare
Il diabete di tipo 2 rappresenta una delle condizioni croniche più diffuse e associate a complicanze renali e cardiache. Secondo dati recenti, fino al 40% dei pazienti diabetici sviluppa una forma di malattia renale cronica, caratterizzata da compromissione progressiva della funzione renale. Questo processo è spesso accompagnato da un aumento del rischio di eventi cardiovascolari, creando un circolo vizioso tra cuore e rene.
La proteina albumina nelle urine, rilevata tramite il rapporto albumina/creatinina , rappresenta un indicatore fondamentale della gravità e della progressione della ckd. Un aumento di uacr segnala un danno renale in atto e predice peggioramenti futuri della filtrazione glomerulare, oltre a correlarsi con maggiori rischi cardiovascolari. Perciò, diminuire l’uacr è un obiettivo cruciale per intervenire tempestivamente e migliorare la prognosi dei pazienti.
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L’esperta Simona Gatti, di Bayer Italia, sottolinea che “malattie del cuore e dei reni si manifestano spesso insieme in chi convive con diabete di tipo 2, richiedendo soluzioni che rispondano ai molteplici bisogni clinici di questa popolazione, al fine di migliorare la qualità di vita.” Questo collegamento tra organi rende indispensabile una strategia terapeutica articolata e mirata.
Conferme dallo studio confidence: combinare finerenone e empagliflozin per risultati migliori
Lo studio di fase 2 Confidence ha coinvolto pazienti con ckd e diabete di tipo 2, confrontando gli effetti della somministrazione simultanea di finerenone ed empagliflozin rispetto all’uso di un solo farmaco. I dati, presentati al congresso ERA e pubblicati sul New England Journal of Medicine, evidenziano come la combinazione riduca in modo più marcato il rapporto uacr nelle urine.
Come agiscono finerenone ed empagliflozin
Finerenone agisce bloccando il recettore MR, la cui iperattivazione promuove danni renali e cardiovascolari tramite processi infiammatori e fibrotici. Empagliflozin, inibitore SGLT2, riduce il riassorbimento di glucosio e sodio renale, con effetti benefici su pressione, metabolismo e carico renale. Secondo Paola Fioretto, direttrice della clinica medica 3 all’AOU di Padova, “questi farmaci agiscono su meccanismi diversi ma complementari, ottenendo un effetto additivo sulla riduzione dell’albuminuria.”
Importante è anche il profilo di sicurezza riscontrato nello studio: la combinazione non ha evidenziato problematiche significative e risulta gestibile nella pratica clinica. Questa osservazione facilita l’uso simultaneo, favorendo un approccio terapeutico più aggressivo contro la progressione della ckd nei pazienti diabetici.
L’attenzione posta sul trattamento precoce emerge come chiave per rallentare il deterioramento renale e prevenire le complicanze cardiovascolari. Al momento, ACE/ARB, SGLT2i e finerenone rappresentano i pilastri farmacologici su cui si basa la cura della malattia renale cronica in queste persone, e questo studio suggerisce che integrarli fin dall’inizio consente i maggiori vantaggi.
Prospettive future per la gestione della ckd diabetica e approvazioni internazionali
Luca De Nicola, presidente della Società Italiana di Nefrologia, sottolinea come “i dati emersi superino l’ipotesi di un’efficacia sinergica, dimostrando che iniziare insieme finerenone ed empagliflozin riduce rapidamente i livelli di albuminuria.” Questo approccio consentirà un miglior controllo della malattia renale cronica e una prevenzione più efficace degli eventi cardiovascolari correlati.
La pandemia globale di diabete e le sue complicanze renali e cardiache impongono un impegno crescente da parte dei medici, e anticipare il trattamento con farmaci bene tollerati e potenti costituisce una nuova frontiera. La possibilità di gestire più compresse all’inizio della malattia apre agli specialisti uno strumento concreto per ritardare la dialisi e complicazioni gravi.
Finerenone è già approvato in più di 90 paesi, compresi Cina, Europa, Giappone e Stati Uniti, per il trattamento della ckd associata al diabete tipo 2. Questo farmaco fa parte del portfolio di Bayer dedicato alla ricerca sulle malattie renali e cardiovascolari. La continua evoluzione nella pipeline farmaceutica punta a terapie che agiscano direttamente sulla progressione della malattia, in modo da offrire soluzioni più durature e funzionali ai pazienti in tutto il mondo.
Gli investimenti in ricerca portano quindi nuove opzioni con possibili impatti tangibili per chi affronta queste patologie complesse, allargando le possibilità di cura e gestione clinica nei prossimi anni.