Ogni anno in Italia oltre 14mila persone ricevono una diagnosi di tumore allo stomaco, ma in meno del 20% dei casi la malattia viene scoperta in fase iniziale. Al congresso dell’American Society of Clinical Oncology 2025 di Chicago sono stati presentati i risultati di uno studio che apre nuove prospettive terapeutiche per questa patologia. Il centro della discussione è il carcinoma gastrico localizzato, dove il regime che abbina chemioterapia e immunoterapia ha mostrato benefici concreti nel ridurre progressione, recidive e mortalità. La ricerca coinvolge una delle aziende di punta nel settore farmaceutico, AstraZeneca, con il suo immunoterapico durvalumab.
Il quadro attuale del tumore gastrico in italia e le difficoltà nella diagnosi
In Italia, il carcinoma dello stomaco rappresenta ancora una neoplasia frequente e pericolosa. Nel 2024 sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi, distribuendosi tra tumori gastrici veri e proprio e quelli della giunzione gastroesofagea . La sopravvivenza resta negativa, soprattutto per la scoperta della malattia in fase avanzata. Infatti, solo una piccola percentuale dei pazienti affronta la malattia quando è localizzata e operabile. Uno degli ostacoli principali riguarda la diagnosi tardiva, dovuta all’assenza di sintomi evidenti nelle prime fasi o alla difficoltà di accesso a esami adeguati.
Il tumore gastrico ha una prognosi sfavorevole per la frequente recidiva sia locale sia a distanza, spesso dopo un primo intervento chirurgico. Per questo motivo negli anni si è sempre più puntato su strategie terapeutiche multimodali che vanno ben oltre la sola chirurgia, integrando la chemioterapia e ora, grazie ai recenti studi, anche l’immunoterapia.
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Studio matterhorn: come durvalumab migliora la terapia perioperatoria
Lo studio di fase 3 Matterhorn si presenta come un punto di svolta nel trattamento del carcinoma gastrico e della giunzione gastroesofagea operabile. I ricercatori hanno testato l’efficacia del farmaco immunoterapico durvalumab, prodotto da AstraZeneca, associato al protocollo chemioterapico Flot. Questo regime, composto da fluorouracile, leucovorina, oxaliplatino e docetaxel, rappresenta lo standard di cura perioperatoria.
La novità consiste nell’aggiungere durvalumab in tre fasi: prima dell’intervento chirurgico insieme alla chemioterapia , subito dopo la chirurgia sempre associato alla chemioterapia, e infine in monoterapia per consolidare il trattamento. I pazienti coinvolti erano con tumore in stadio II, III o IV A, quindi malattia localizzata ma avanzata.
I dati raccolti mostrano una riduzione del rischio di progressione della malattia, recidiva o morte del 29% rispetto alla sola chemioterapia. La sopravvivenza libera da eventi migliora significativamente, così come il tasso di risposta patologica osservato nelle biopsie dopo il trattamento neoadiuvante. Inoltre, il trattamento mantiene un buon profilo di tollerabilità e non ostacola la possibilità di effettuare l’intervento chirurgico.
Il ruolo della chirurgia e l’importanza dell’approccio multidisciplinare
La chirurgia resta il cardine del trattamento curativo nel tumore precoce dello stomaco e della giunzione gastroesofagea. Però le ricadute dopo l’operazione sono comuni se non si prevedono schemi terapeutici integrati. Per questo, negli ultimi anni, si è affermata l’adozione di trattamenti perioperatori, con lo scopo di ridurre il rischio che la malattia possa ripresentarsi o progredire.
Per garantire un trattamento adeguato, serve una gestione integrata da parte di un team multidisciplinare di esperti che comprenda oncologi, chirurghi, gastroenterologi e specialisti della nutrizione. La stadiazione accurata della malattia prima dell’intervento, attraverso esami radiologici, ecoendoscopia e, se necessario, laparoscopia, permette di definire con precisione l’estensione tumorale e il coinvolgimento linfonodale.
Un aspetto fondamentale riguarda la nutrizione, considerando che i pazienti con tumore gastrico spesso presentano complicazioni alimentari anche nei primi mesi dopo la diagnosi. Valutare lo stato nutrizionale e predisporre piani dietetici personalizzati aiuta a mantenere il peso corporeo e supporta una buona qualità di vita, soprattutto dopo l’intervento demolitivo.
Implicazioni cliniche e futuro delle terapie nel carcinoma gastrico localizzato
Il trattamento che combina durvalumab e chemioterapia perioperatoria rappresenta un avanzamento significativo, riconosciuto con entusiasmo dagli esperti italiani e internazionali. Questi risultati, presentati in una delle maggiori conferenze oncologiche mondiali, aprono prospettive per un nuovo standard di cura nell’immediato futuro.
Le stime e i commenti dei clinici sottolineano come questa strategia possa incidere profondamente sull’andamento della malattia, riducendo il tasso di recidive e migliorando la sopravvivenza senza aumentare il rischio chirurgico. AstraZeneca, tra i protagonisti dello studio, conferma il suo impegno nel mettere a disposizione nuove terapie nelle fasi precoci, dove le possibilità di guarigione risultano maggiori.
Lo studio Matterhorn si inserisce in una serie crescente di ricerche che testano l’immunoterapia in contesti perioperatori per vari tumori, consolidando l’importanza di questo approccio in oncologia. I prossimi anni vedranno probabilmente un aggiornamento delle linee guida basato sui nuovi dati, con una diffusione più ampia di terapie combinate per i pazienti con carcinoma gastrico localizzato.