Negli ultimi anni la gestione farmacologica del sovrappeso e dell’obesità ha attraversato cambiamenti rilevanti, grazie a farmaci che hanno ampliato gli orizzonti delle cure metaboliche. Semaglutide e tirzepatide, molecole che agiscono sui recettori delle incretine, stanno assumendo un ruolo centrale nel trattamento, offrendo vantaggi che vanno ben oltre la semplice riduzione del peso. La conferma arriva da esperti italiani riuniti a Roma, che hanno discusso le novità e le prospettive di questi medicinali. L’approccio si concentra non solo sulla perdita di peso ma anche sulla gestione dell’infiammazione cronica che sottende molte malattie legate all’età.
Semaglutide e tirzepatide: come agiscono e perché rappresentano una svolta nel trattamento dell’obesità
Semaglutide e tirzepatide appartengono alla famiglia degli agonisti dei recettori delle incretine, ormoni intestinali prodotti in risposta al pasto. Semaglutide stimola principalmente il recettore Glp-1, mentre tirzepatide agisce sia sul recettore Glp-1 che su quello Gip, offrendo un effetto combinato. Questi farmaci non solo inducono un calo ponderale significativo, ma migliorano anche la funzionalità metabolica complessiva. Riducendo la sensazione di fame e rallentando lo svuotamento gastrico, provocano un controllo migliore del picco di insulina dopo i pasti e migliorano la sensibilità insulinica.
Infiammazione e accumulo di grasso
A livello cellulare, l’accumulo di grasso disfunzionale, soprattutto a livello addominale, dipende da squilibri ormonali dovuti a insulino-resistenza e cortisolo elevato. Nel tessuto adiposo espanso si attiva un processo infiammatorio che si diffonde sistematicamente. È proprio grazie al contrasto di questi meccanismi infiammatori che semaglutide e tirzepatide assicurano benefici che superano la semplice perdita di peso. La capacità di limitare lo stress ossidativo e di ridurre l’infiammazione di basso grado permette di affrontare le complicanze cardiovascolari, epatiche, renali e anche neurodegenerative che spesso accompagnano l’obesità.
Leggi anche:
Infiammazione cronica, inflammaging e gli effetti antinfiammatori di queste nuove terapie
Il concetto di inflammaging spiega come l’infiammazione cronica, legata al processo di invecchiamento, contribuisca a numerose patologie degenerative. Si tratta di un’infiammazione silente e persistente che coinvolge molte cellule e tessuti, accelerando la senescenza cellulare e compromettendo l’efficienza degli organi. Le molecole come semaglutide e tirzepatide intervengono su questo processo con un duplice effetto: migliorano metabolicamente i tessuti riducendo la massa grassa infiammata e agiscono direttamente sui circuiti neuronali e periferici dell’infiammazione.
Evidenze da studi clinici
Ricerca clinica come lo studio Select ha dimostrato che questi farmaci abbassano l’infiammazione cardiovascolare anche prima che si manifesti una significativa perdita di peso. “Questo si traduce in una riduzione del 20% degli eventi cardiaci maggiori, un dato che ha grande impatto clinico.” Oltre l’apparato cardiovascolare, i principali effetti antinfiammatori si osservano anche a livello intestinale: l’azione sui linfociti presenti nel microbioma migliora ulteriormente il quadro infiammatorio generale. C’è anche evidenza di un’azione protettiva contro la neuroinfiammazione, elemento centrale nelle malattie come Alzheimer e Parkinson.
Impatti sulla salute generale: dai muscoli alle vie respiratorie, dal fegato al sistema nervoso
Semaglutide e tirzepatide apportano benefici su numerosi organi e apparati. Nel sistema muscoloscheletrico riducono gli effetti dell’osteoartrite, permettendo un miglior funzionamento articolare. Sulle vie aeree superiori agiscono diminuendo la frequenza delle apnee notturne, una complicanza comune e pericolosa legata all’obesità. A livello cardiovascolare mitigano i danni prodotti da aterosclerosi e arrivano a correggere condizioni associate quali ipertensione e dislipidemia.
Miglioramenti epatici e protezione di organi
Viene riportato anche un miglioramento a carico del fegato: riducono la steatosi epatica dismetabolica, condizione caratteristica del sovrappeso con accumulo di grasso infiammato nel tessuto epatico. Il trattamento sembra proteggere anche reni e sistema nervoso centrale, agendo su molte vie metaboliche e infiammatorie che incidono sulla loro funzionalità. Questi effetti danno corpo all’idea che i due farmaci abbiano un ruolo antinflammaging, rallentando i danni cellulari collegati all’invecchiamento precoce degli organi.
Nuove prospettive e farmaci in arrivo, dai tripli agonisti alle formulazioni orali
Il panorama terapeutico si sta ampliando con molecole ancora più potenti. Tra queste spicca retatrutide, un triplo agonista che colpisce contemporaneamente i recettori Glp-1, Gip e glucagone. Studi preliminari hanno evidenziato una perdita di peso fino al 24% in chi soffre di obesità senza diabete. A fianco di questi farmaci si stanno valutando analoghi dell’amilina, come il cagrilintide, impiegati da soli o abbinati a semaglutide e tirzepatide.
Innovazioni nelle modalità di somministrazione
Per migliorare l’aderenza e adattarsi meglio alle esigenze dei pazienti, si investe anche in nuove modalità di somministrazione. Formulazioni orali, oltre a vie alternative per l’assunzione, potrebbero facilitare l’accesso a queste cure, rendendole più fruibili per un pubblico più ampio. Queste strategie aprono scenari importanti nel trattamento multidisciplinare dell’obesità e delle sue complicanze.
Sovrappeso e obesità nei giovani: il ruolo della terapia farmacologica e l’importanza dell’intervento precoce
In Italia oltre 2,2 milioni di giovani convivono con problemi di sovrappeso o obesità conclamata. La gestione nei casi di sovrappeso si basa su dieta e movimento, ma l’obesità grave richiede un approccio più articolato. In queste situazioni la sola modifica dello stile di vita non basta: la terapia farmacologica entra come componente essenziale per prevenire le gravi complicanze metaboliche e cardiovascolari che si manifestano in età adulta.
Intervento precoce e educazione alimentare
Il trattamento precoce con farmaci come semaglutide e tirzepatide serve anche a “rieducare” il comportamento alimentare del nucleo familiare. Attraverso il controllo della sensazione di fame e la regolazione del metabolismo, si favorisce nei giovani un ritorno a schemi alimentari più sani e ad una maggiore attività fisica. L’intervento tempestivo limita le conseguenze più gravi, riducendo il rischio di sviluppare patologie complesse già in età giovanile.
Regolamentazione, accesso e uso responsabile: questioni aperte nel dibattito sui nuovi trattamenti
La diffusione di semaglutide e tirzepatide ha acceso un dibattito ampio e a volte acceso nella comunità medica. Il problema più pressante riguarda l’uso improprio da parte di persone non idonee al trattamento, spinti da richieste elevate o da informazioni distorte. Le agenzie regolatorie fissano criteri chiari per l’accesso alla terapia, che deve essere sempre valutata da specialisti.
Sfide economiche e prescrizione consapevole
Un altro nodo riguarda la sostenibilità economica di queste cure per i sistemi sanitari pubblici. Anche se gli effetti clinici sono comprovati, garantire l’accesso a tutti i pazienti che ne hanno bisogno rappresenta una sfida non indifferente. Al momento si stanno valutando alternative e priorità per affrontare questo tema, in modo da conciliare innovazione e costi. È fondamentale che questi medicinali vengano prescritti con rigore e monitoraggio continuo, per evitare effetti indesiderati e per massimizzare gli effetti benefici nel lungo termine.