Nuove strategie per la gestione della malattia di Crohn e della colite ulcerosa tra terapie avanzate e sintomi

Nuove strategie per la gestione della malattia di Crohn e della colite ulcerosa tra terapie avanzate e sintomi

Negli ultimi vent’anni le terapie per la malattia di Crohn e la colite ulcerosa sono evolute con anticorpi monoclonali e piccole molecole, migliorando il controllo delle lesioni intestinali e la gestione dei sintomi extra-intestinali.
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L’articolo descrive l’evoluzione delle terapie per la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, evidenziando l’importanza di trattamenti mirati come anticorpi monoclonali e piccole molecole, e sottolinea la complessità dei sintomi intestinali ed extra-intestinali che richiedono un approccio multidisciplinare. - Gaeta.it

Negli ultimi due decenni il modo di curare la malattia di Crohn e la colite ulcerosa ha subito cambiamenti profondi grazie all’introduzione di trattamenti innovativi come gli anticorpi monoclonali e, più di recente, le piccole molecole. Un tempo ci si concentrava quasi esclusivamente sul controllo dei sintomi, ma con il tempo è emerso che questo approccio non garantiva risultati duraturi. Oggi si punta a obiettivi più concreti e misurabili per migliorare la vita dei pazienti e ridurre le complicanze gravi di queste malattie infiammatorie croniche intestinali.

Evoluzione delle terapie per la malattia di crohn e colite ulcerosa

Vent’anni fa i medici valutavano soprattutto l’effetto dei farmaci sui sintomi, come la frequenza della diarrea o la presenza di sangue nelle feci. Questa strategia però non teneva conto di ciò che accadeva a livello delle lesioni intestinali. Negli ultimi anni è emerso che per migliorare davvero la prognosi bisogna puntare alla guarigione delle ulcere intestinali, piuttosto che limitarsi solo a lenire il dolore o il sanguinamento. La chiusura completa delle ulcere è associata a un miglioramento netto della qualità di vita e a una diminuzione delle ospedalizzazioni e degli interventi chirurgici. Questo obiettivo si può raggiungere in una parte dei pazienti, ma non sempre. Secondo Alessandro Armuzzi, responsabile del Centro malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas a Rozzano, Milano, le cure continueranno a migliorare e sarà più frequente ottenere questi risultati in futuro.

Questa nuova direzione si è sviluppata con l’arrivo di farmaci capaci di modulare il sistema immunitario in modo più mirato, come gli anticorpi monoclonali che bloccano specifiche molecole coinvolte nell’infiammazione. Anche le piccole molecole, introdotte più di recente, hanno ampliato le opzioni terapeutiche per i medici. La combinazione tra terapie avanzate e monitoraggio oggettivo delle lesioni intestinali ha rivoluzionato il percorso di cura e la gestione della malattia.

Sintomi e segni di malattia: riconoscere la colite ulcerosa e la malattia di crohn

Il quadro clinico della colite ulcerosa e della malattia di Crohn presenta sintomi simili, ma anche differenze legate alla localizzazione e alla natura delle infiammazioni. Paolo Gionchetti, docente di Medicina interna all’università di Bologna, spiega che il segno più comune della colite ulcerosa è il sanguinamento rettale, ma il campanello d’allarme arriva quando aumenta la diarrea, soprattutto se compare durante la notte. La presenza di muco e sangue nelle feci insieme alla diarrea notturna suggerisce una malattia infiammatoria intestinale, che deve essere diagnosticata rapidamente per evitare complicazioni serie.

Diversamente, la malattia di Crohn può colpire tratti diversi dell’intestino anche lontani dal colon, rendendo più complessa la presentazione clinica. La diarrea qui è frequente, sempre presente anche durante le ore notturne. Il dolore addominale rappresenta un sintomo costante, accompaganto da perdita di peso e febbricola. Questi segnali, pur essendo sfumati, indicano uno stato infiammatorio attivo che necessita di approfondimenti e trattamenti mirati. Riconoscere tempestivamente questi segni favorisce un intervento medico più efficace, rallentando l’evolversi della malattia.

Manifestazioni extra-intestinali nelle malattie infiammatorie croniche intestinali

Le malattie infiammatorie intestinali non colpiscono solo l’intestino, ma si riflettono su altri organi causando sintomi diversi dall’apparato digerente. Flavio Caprioli, professore di Gastroenterologia all’università degli studi di Milano e responsabile del centro Ibd del Policlinico di Milano, evidenzia che la gran parte dei pazienti con queste malattie soffre di disturbi extra-intestinali. L’astenia, ovvero la spossatezza persistente, è la più frequente e riguarda fino al 70-80% delle persone colpite. Gestire questo sintomo non è semplice, visto che impatta molto sulla vita quotidiana.

Altre complicazioni comuni sono di natura articolare, con forme di artrite che coinvolgono anche le grandi articolazioni. Problemi cutanei come l’eritema nodoso rappresentano un’ulteriore sfida e spesso compaiono insieme ai segni intestinali. Infine, sono frequenti anche le infiammazioni oculari, soprattutto le uveiti che colpiscono la parte posteriore dell’occhio e che richiedono un trattamento tempestivo per evitare danni visivi permanenti.

Questa ampia varietà di sintomi extra-intestinali indica la natura complessa delle malattie infiammatorie croniche intestinali e spinge i medici a un approccio multidisciplinare, coinvolgendo gastroenterologi, reumatologi, dermatologi e oculisti per gestire i vari aspetti della malattia.

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