L’omicidio di chiara poggi, avvenuto 18 anni fa nella villetta di via Pascoli a garlasco, torna sotto la lente delle autorità. Le indagini si riallineano con le nuove tecniche forensi e con i materiali raccolti nelle ultime settimane: dal dna sulle unghie della vittima alle impronte digitali, fino alla ricerca dell’arma ancora sconosciuta. Le attività investigative puntano a ricostruire con precisione la dinamica della notte del delitto, anche attraverso l’analisi delle tracce di sangue lasciate sulla scena.
tentativo di recupero dell’intonaco con l’impronta “33” attribuita ad andrea sempio
Uno degli elementi centrali della riapertura del caso è il tentativo di ritrovare l’involucro con l’intonaco asportato 18 anni fa dal muro della scala della villetta di garlasco. Su quel frammento era presente l’impronta “33” attribuita ad andrea sempio. Il reperto, prelevato con bisturi sterile, potrebbe contenere tracce di dna o sangue utili a migliorare la ricostruzione degli eventi.
La difficoltà maggiore risiede nel fatto che quel pezzo di muro potrebbe essere stato distrutto. Non a caso, la sentenza che ha condannato al carcere alberto stasi, reo confesso e unico imputato condannato in via definitiva a 16 anni, è stata pronunciata proprio senza il contributo di questa prova. Intanto, l’avvocato antonio de rensis, a nome della difesa di sempio, ha annunciato la prossima deposizione di una consulenza tecnica. Tale consulenza punta a verificare se dalle nuove analisi si possa ricostruire dettagliatamente la vicenda, anche considerando altri possibili soggetti coinvolti.
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Il tentativo verte sul recupero scientifico di eventuali tracce biologiche sul reperto, che potrebbero aiutare a ricostruire scene e movimenti, portando a risultati prima irraggiungibili. Questo lavoro è previsto nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla gip di pavia daniela garlaschelli, che si occuperà dei test sui profili maschili rinvenuti, sia quelli sulle unghie di chiara, sia quelli dell’impronta “33”.
Come viene analizzata la dinamica attraverso sangue e ferite
Le indagini offrono anche un approfondimento sulla natura dell’aggressione e in particolare sul tipo di oggetto usato per colpire chiara poggi. Da sempre si è pensato a un martello da muratore, caratterizzato da una testa piccola e manico corto, ideale per colpi ripetuti alla testa. Solo di recente, grazie a due testimonianze, sono state formulate ipotesi alternative: un attizzatoio o una pinza da camino come possibile arma contundente.
Il fatto che l’arma non sia mai stata trovata o identificata rimane una delle lacune del caso. I segni sul volto e sul capo di chiara offrono indicazioni che si proveranno a correlare con le dimensioni e la forma delle armi ipotizzate. Questa analisi mira a capire le modalità con cui sono stati inferti i colpi ed eventualmente se più persone abbiano preso parte al delitto.
Parallelamente, i carabinieri delegati dai pm di pavia, guidati da fabio napoleone, conducono una approfondita ricostruzione tramite la “bloodstain pattern analysis”. Questo metodo scientifico parte dall’esame delle tracce di sangue ritrovate sulla scena: pavimenti, muri, telefono e mobili. Lo scopo è individuare la disposizione dei partecipanti alla scena, la sequenza dei colpi e i movimenti dopo l’aggressione.
La vittima era stata colpita in modo brutale e poi gettata giù dalle scale verso il piano seminterrato. Quelle scale erano state teatro di diverse impronte, alcune inservibili, altre senza risultati utili all’epoca. Col progresso delle analisi forensi, si spera di attribuire nuovamente identità o quantomeno caratterizzare criminalmente quelle tracce.
Prove scientifiche nuove e controversie
Le attività investigative attuali si basano anche sulla ricerca di materiali scientifici precedentemente trascurati o ritenuti inutilizzabili. Tra questi, impronte digitali e di piedi trovate nella casa di garlasco, compresa una traccia parziale indicata come femminile . La difesa di sempio ritiene che con le tecnologie attuali si possano ottenere dati prima impossibili da derivare, cercando di riaprire scenari sull’identità degli eventuali partecipanti al delitto.
Non mancano però i contrasti rispetto a queste strategie. Mario Venditti, ex procuratore di pavia, ha già chiesto due volte l’archiviazione del fascicolo relativo a andrea sempio per la mancanza di prove valide. Di fatto ha motivato questi archivi sostenendo l’“attestata inservibilità” delle prove scientifiche portate dalla difesa.
Il lavoro sulle tracce raccolte in presidio durante gli anni passa per strade delicate e complesse. Serve mantenere equilibrio tra uso delle nuove opportunità scientifiche e rispetto delle prove acquisite senza ledere certezze giudiziarie acquisite nel tempo.
Le indagini attuali offrono così nuove possibilità, ma mantengono aperte diverse questioni sulla dinamica, su chi fosse realmente presente la sera del delitto e sull’arma rimasta nascosta per quasi due decenni. Nulla è escluso e ogni dettaglio ricostruito attendibilmente può spostare l’attenzione verso nuovi percorsi di ricerca e approfondimento delle prove.