La notte tra martedì e mercoledì a Milano si è consumata un’altra tragedia sulle strade del quartiere Corvetto. La comunità nordafricana del quartiere è nuovamente sotto shock per la morte di un giovane uomo, rimasto vittima di un incidente simile a quello che ha causato la morte di Ramy Elgaml pochi mesi fa. Lo scontro ha confermato le tensioni sociali e le difficoltà legate a situazioni di guida senza permesso e mezzi non regolari.
Dinamica dell’incidente e ruolo della polizia locale
Il fatto si è svolto intorno alle 3.15 del mattino in viale Ortles, nel quartiere Corvetto a Milano. Mahmoud Mohamed, un 21enne noto come Momo e amico d’infanzia di Ramy Elgaml, si trovava alla guida di uno scooter T-Max, modello identico a quello coinvolto nella tragedia che aveva coinvolto Ramy. Secondo la prima ricostruzione della polizia locale, lo scooter percorreva la strada a velocità elevata dopo aver incrociato una pattuglia della polizia. Mohamed ha deciso di evitare il controllo, sapendo di guidare senza patente e con un veicolo modificato illegalmente, perciò ha accelerato dirigendosi verso via Cassano d’Adda.
Inseguimento e incidente
La polizia ha seguito lo scooter. I due mezzi provenivano da direzioni opposte: gli agenti hanno notato la svolta improvvisa del motociclo e hanno iniziato l’inseguimento. Poco dopo, all’altezza di via Marco D’Agrate, il giovane alla guida ha perso il controllo, sbandando e finendo contro un palo del semaforo. Le immagini di un video, riprese da un negozio vicino, hanno confermato che lo scooter non è stato urtato da veicoli esterni e che la polizia è arrivata sul posto almeno 15 secondi dopo l’impatto, senza sirene o luci lampeggianti.
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Il giovane è stato portato d’urgenza all’ospedale Humanitas di Rozzano, dove però è deceduto poco dopo per le ferite riportate. La Procura di Milano, guidata dal pm Giorgia Villa, ha disposto il sequestro di entrambi i mezzi coinvolti e ha avviato accertamenti per capire eventuali responsabilità , disponendo anche l’autopsia sul corpo del ragazzo. La polizia ha escluso contatti tra la volante e lo scooter prima dell’incidente.
Reazioni della comunità e ambiente del quartiere corvetto
La notizia della morte di Mohamed ha colpito profondamente la comunità residente del quartiere Corvetto. Gli amici e i conoscenti si sono raccolti all’interno di un parco pubblico per commemorare il giovane, offrendo tè e distribuendo foto in ricordo di Momo. Nato in Libia, figlio di padre egiziano e madre marocchina, il 21enne abitava in via Mompiani, una zona del quartiere spesso al centro di tensioni sociali. La comunità nordafricana manifesta un profondo dolore ma non si sono registrate manifestazioni di violenza o disordini in seguito al lutto.
La famiglia ha deciso di far trasferire la salma in Marocco, dove il giovane sarà sepolto. Dopo la vicenda, la Questura ha sottolineato che al pronto soccorso dell’ospedale Humanitas non si sono verificati episodi di violenza o scontri tra parenti e forze dell’ordine. Sono invece arrivati al quartiere anche militari del Battaglione Carabinieri Lombardia, a supporto delle forze di polizia locali per mantenere ordine e sicurezza.
Cronologia e confronto con la vicenda di ramy elgaml
La tragedia di Mahmoud Mohamed riporta alla mente quanto accaduto la notte del 24 novembre scorso, quando Ramy Elgaml, 19 anni, perse la vita durante un inseguimento con i Carabinieri. Ramy viaggiava come passeggero su uno scooter guidato da Fares Bouzidi, un ragazzo di 22 anni senza patente. Anche in quel caso lo scooter era un T-Max. Dopo l’incidente che causò la morte di Ramy, il quartiere Corvetto fu teatro di una protesta che sfociò in tafferugli con le forze dell’ordine.
Le indagini successive confermarono che non ci fu nessuna condotta illecita della polizia durante l’inseguimento. Mohamed e Ramy erano amici da sempre e vicini di casa, e la loro morte ha acceso nuovamente l’attenzione sulle condizioni di molti giovani del quartiere, spesso alla guida di mezzi irregolari senza il permesso di guida. Entrambi i casi mostrano un modello di guida a rischio che ha mietuto due vite in pochi mesi.
Contesto sociale e problematiche dietro le fughe e gli incidenti
Dietro queste tragedie si nascondono questioni più profonde legate alle condizioni sociali e culturali del quartiere Corvetto. Molti giovani della zona provengono da famiglie nordafricane e vivono in situazioni economiche difficili. La scelta di guidare senza patente, spesso su mezzi non omologati o con targhe contraffatte, riflette una realtà di necessità e insofferenza verso i controlli. Il timore di sanzioni o denunce spinge a fughe che spesso si trasformano in incidenti gravi.
Le forze dell’ordine agiscono con cautela per limitare rischi ulteriori, ma la circostanza di un inseguimento notturno in strada deserta porta inevitabilmente a incidenti. Non è la prima volta che nel Corvetto si vivono situazioni di tensione, ma in questa occasione non ci sono state rivolte o proteste violente, solo una dolorosa denuncia del problema che si ripete. La sufficienza di alternative sicure per la mobilità giovanile del quartiere resta un nodo irrisolto che pesa sulle dinamiche quotidiane.