Il caso chiara poggi si arricchisce di nuovi elementi dopo anni di indagini. L’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007 a garlasco ha già portato alla condanna definitiva del fidanzato, alberto stasi. Ora, però, emerge un’altra pista con l’iscrizione di andrea sempìo, amico del fratello della vittima, nel registro degli indagati. Le ipotesi investigative riprendono temi che vanno dall’omicidio su commissione a presunte dinamiche legate a vicende complesse di abuso.
Il nuovo coinvolgimento di andrea sempìo dopo la condanna di stasi
Per il delitto di chiara poggi, il fidanzato alberto stasi era stato giudicato e condannato in via definitiva. A distanza di oltre 17 anni, tuttavia, le indagini non si sono fermate. Recentemente è stato inserito fra gli indagati andrea sempìo, vicino all’ambiente familiare della vittima, essendo amico del fratello di chiara. Il nuovo sviluppo ha riacceso l’attenzione sulla vicenda e aperto scenari che vanno al di là della versione principale. Il fatto che sempìo sia ora sotto osservazione si deve all’assenza di un movente chiaro che avrebbe giustificato il gesto fatale da parte di stasi e, allo stesso modo, non riconducibile ad altri soggetti vicini.
Nella trasmissione televisiva quarto grado, l’avvocato massimo lovati, che difende sempìo, ha spiegato che nessuno dei soggetti chiamati in causa presenta motivazioni evidenti. Lovati ha invece ipotizzato un omicidio su commissione, richiamando la classificazione dell’FBI riguardo alla figura del “contract killer”. Secondo lui, questo tipo di delitto si configura proprio quando manca un movente diretto e quando l’autore agisce per mandato di terzi.
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Il contenuto della chiavetta usb e il rapporto di chiara con il tema pedofilia
Un elemento tecnico che torna utile per capire meglio la situazione è l’analisi di una chiavetta usb appartenente a chiara poggi. Nel 2009, un consulente nominato dalla famiglia aveva esaminato questo supporto digitale, scoprendo molteplici ricerche effettuate dalla ragazza. Tra le parole chiave ci sono “morti sospette”, “anoressia” e soprattutto “pedofilia”. Inoltre, erano presenti tre file pdf intitolati “pedofilia 1, 2, 3” che raccoglievano articoli di giornale specifici.
Ci si chiede cosa avesse spinto chiara a informarsi proprio su quel tema, e se le sue ricerche possano aver influito sul suo destino. Il fatto che la giovane frequentasse l’oratorio vicino al santuario non sembra una coincidenza casuale. Questo particolare apre interrogativi su possibili retroscena che ancora non emergono con chiarezza.
Le ipotesi legate al santuario delle bozzole e alle presunte attività illecite
In famiglia le discussioni si sono spesso concentrate su motivi che potessero spiegare la brutalità del delitto. Una delle piste meno conosciute e contemporaneamente inquietanti riguarda il santuario delle bozzole, situato a breve distanza dalla casa della famiglia poggi. Qui, secondo alcune testimonianze e ricerche, non solo si svolgevano attività dell’oratorio ma erano praticati anche esorcismi. Lovati, durante la sua intervista, ha sottolineato uno scandalo del 2012 legato a due cittadini rumeni arrestati per estorsione ai danni di sacerdoti attivi nel santuario. Nell’inchiesta emergerebbe la presenza di episodi di pedofilia. Secondo il legale, chiara poggi avrebbe potuto diventare “scomoda” proprio perché a conoscenza di certe realtà. Se fosse vero, questo avrebbe potuto generare un ordine di eliminazione.
È una tesi complicata, visto che mancano ancora prove evidenti. Eppure la stessa ombra della pedofilia si ripresenta più volte nel corso dell’inchiesta, come un ricordo che riaffiora a tratti ma non viene mai approfondito a fondo dagli organi giudiziari.
La testimonianza di paola cappa e le ipotesi di molestie legate all’omicidio
Il 15 agosto 2007, due giorni dopo la morte di chiara, è stata ascoltata paola cappa, cugina della vittima, davanti agli ufficiali di polizia a vigevano. Ha spiegato che, in gioventù, i loro rapporti erano stati distanti, ma si erano riavvicinate poco prima dell’omicidio. Paola ha avanzato una possibile pista fra ex colleghi di chiara a pavia o milano, immaginando che qualcuno potesse aver subito un rifiuto da parte della vittima.
La cappa ha raccontato di aver subito molestie da bambina da parte di un adulto, esperienza che le aveva impedito, a lungo, di parlarne con la famiglia. L’unica persona a cui si era confidata era il suo ex ragazzo, alessandro c., il quale a sua volta è stato convocato dagli investigatori giorni dopo per chiarire alcuni dettagli. Paola ha aggiunto che anche chiara le aveva parlato di molestie subite durante la sua infanzia.
Queste testimonianze portano a considerare il passato personale dei soggetti legati alla vicenda, specialmente nel contesto di presunte violenze. Non è chiaro se questi elementi abbiano avuto influenza diretta nell’omicidio, ma ne fanno parte integrante dell’indagine.
L’interrogatorio di alessandro c. e le incongruenze nei verbali
Il 25 agosto 2007, alessandro c. ha risposto alle domande dei carabinieri sulla telefonata ricevuta il giorno del delitto. Secondo il suo racconto, intorno alle 15.30-16 ha risposto a una chiamata da numero privato, in cui una donna disperata gli diceva “è morta mia cugina”. Alessandro inizialmente non riconosceva la voce, che poi si qualificava come paola.
Durante l’interrogatorio, alessandro ha confermato quanto detto da paola sulle molestie subite da entrambi, ma ha negato di conoscere il nome del molestatore. Il verbale, però, presenta un’interruzione sospetta: alla domanda su ciò che credeva fosse successo subito dopo la morte di chiara, la sua risposta si interrompe bruscamente in una frase incompleta. Il documento prosegue senza completare la dichiarazione.
Il giornalista di darkside, che ha scoperto questa incongruenza, si è chiesto se si tratti di un errore di trascrizione o di una cancellazione intenzionale. La possibilità che siano state espunte altre risposte pone dubbi sulle informazioni finora rese pubbliche. Non si sa quali dettagli siano stati eventualmente omessi, né i motivi di questa scelta.