Nuova Delhi denuncia nuovi attacchi di droni e armi da fuoco provenienti da Islamabad lungo il confine del Kashmir

Nuova Delhi denuncia nuovi attacchi di droni e armi da fuoco provenienti da Islamabad lungo il confine del Kashmir

Il conflitto tra India e Pakistan nel Kashmir si intensifica con attacchi notturni di droni e armi da fuoco, causando vittime civili; la comunità internazionale chiede calma mentre Islamabad resta in silenzio.
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Il clima tra India e Pakistan resta teso dopo attacchi terroristici e raid con droni nella regione contesa del Kashmir, con vittime civili e appelli internazionali a calmare la situazione. - Gaeta.it

Il clima tra India e Pakistan resta in tensione dopo la crisi iniziata il 22 aprile con l’attacco terroristico a Pahalgam, nella regione contesa del Kashmir. Nonostante le richieste di diverse nazioni per calmare gli animi, l’India accusa il Pakistan di aver lanciato una nuova serie di attacchi notturni sul territorio indiano.

Sviluppi recenti sugli attacchi lungo il confine indo-pakistano

Le forze armate indiane hanno riferito di “molteplici attacchi” effettuati da droni e armi da fuoco partiti dalla parte pakistana nelle ore notturne. Questi episodi sono avvenuti lungo il confine che divide le due nazioni nella zona del Kashmir, territorio oggetto di dispute da decenni. L’esercito indiano ha dichiarato di aver respinto gli attacchi droni e di aver risposto con azioni appropriate per difendere il proprio suolo. La dinamica precisa degli scontri però resta difficile da verificare in modo indipendente, vista la natura delle operazioni transfrontaliere.

Una nuova minaccia: i droni

Il ricorso ai droni in questo contesto rappresenta un elemento più recente e inquietante. Questi piccoli velivoli non identificati hanno aumentato la portata degli scontri, permettendo raid mirati e più difficili da intercettare con i mezzi tradizionali. I militari indiani, pur senza entrare nei dettagli tattici, hanno sottolineato che le squadre al confine restano in stato di massima allerta per prevenire ulteriori azioni.

Conseguenze sugli abitanti delle zone di confine e bilancio delle vittime

Le violenze non hanno risparmiato le comunità civili che abitano le aree intorno al confine. Fonti della polizia locale, riprese dall’agenzia Afp, hanno confermato che durante gli ultimi attacchi almeno un civile è rimasto ucciso in seguito a colpi di mortaio nella regione di Uri. Non è il primo episodio nel quale la popolazione comune paga il prezzo più alto di queste tensioni.

Il bilancio aggiornato delle vittime colpite dal conflitto nel maggio 2025 tocca cifre significative. Le autorità indiane avevano già annunciato 16 civili uccisi a causa degli scontri. Dall’altra parte, il Pakistan parla di almeno 32 morti tra la sua popolazione. Questi numeri mostrano come il conflitto coinvolga intere comunità, allargando il dolore e la crisi umanitaria nelle zone di confine.

Le reazioni internazionali e la posizione di Islamabad

L’ultima escalation arriva nonostante diversi appelli da parte della comunità internazionale, con esponenti delle Nazioni Unite e altri organismi diplomatici che invitano a un ridimensionamento immediato della situazione. La richiesta principale è di mettere fine alle violenze prima che possano provocare un ulteriore deterioramento delle relazioni tra i due Stati nucleari.

Silenzio di Islamabad

Al momento Islamabad non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali rispetto alle accuse dell’India. La mancanza di risposta diretta potrebbe complicare il dialogo diplomatico e lascia spazio a un possibile aumento della tensione militare. In passato, la retorica e i fatti sul campo tra i due paesi si sono spesso intrecciati con interessi politici interni ed esterni, rendendo ancora più complicata la gestione della crisi.

I prossimi giorni saranno decisivi per capire se si riuscirà a far calare la tensione o se si assisterà a una nuova spirale di incidenti lungo una frontiera storicamente delicata.

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