Novità naspi 2025: requisiti contributivi più stringenti per chi ha lasciato il lavoro volontariamente

Novità naspi 2025: requisiti contributivi più stringenti per chi ha lasciato il lavoro volontariamente

Dal 2025 l’Inps introduce regole più rigide per la Naspi, richiedendo almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego dopo dimissioni volontarie, con eccezioni per giusta causa e tutela maternità.
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Dal 2025 la Naspi sarà concessa solo a chi, dopo dimissioni volontarie non giustificate, ha almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego, con alcune eccezioni per dimissioni giustificate e situazioni particolari. - Gaeta.it

Dal 2025 cambiano le regole per ricevere la Naspi, l’indennità di disoccupazione erogata dall’Inps. La nuova normativa impone condizioni più rigide per i lavoratori che hanno interrotto il rapporto di lavoro di propria iniziativa e vogliono accedere al sussidio in caso di nuova perdita involontaria del lavoro. In particolare si fa riferimento al requisito minimo di tredici settimane di contribuzione nell’ultimo impiego, elemento che modifica l’accesso alla prestazione.

Novità legislative sulle dimissioni e la Naspi dal 2025

L’Inps ha diffuso una circolare che chiarisce l’applicazione della stretta sulla Naspi prevista dalla legge di Bilancio 2025. La norma stabilisce che, per tutti gli eventi di cessazione involontaria del lavoro avvenuti dal primo gennaio 2025, il lavoratore deve aver accumulato almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego se prima di perdere involontariamente il lavoro aveva dato dimissioni o aveva risolto consensualmente il rapporto a tempo indeterminato. Questo periodo contributivo va considerato nei dodici mesi precedenti la nuova cessazione involontaria.

La modifica punta a evitare l’erogazione dell’indennità a chi ha lasciato volontariamente il posto di lavoro senza avere una nuova solidità contributiva. Il rigore si concentra sulla verifica dell’effettivo impegno lavorativo successivo alla cessazione volontaria. I lavoratori che non raggiungono queste tredici settimane di contributi rischiano di perdere il diritto alla Naspi.

Esclusioni previste per situazioni particolari

La legge esclude dal requisito restrittivo alcune fattispecie di dimissioni considerate giustificate. Le dimissioni per giusta causa, ad esempio, non rientrano nel vincolo delle tredici settimane. Sono escluse anche le dimissioni intervenute durante i periodi di tutela della maternità e paternità, oltre alle risoluzioni consensuali riferite a casi specifici previsti dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604.

Tra le dimissioni per giusta causa rientrano quelle dovute a trasferimenti imposti dal datore senza valide ragioni tecniche o organizzative. Non conta la distanza tra la nuova sede e la residenza del lavoratore. Nel dettaglio, se il lavoratore viene spostato senza giustificazioni serie, può dimettersi e accedere comunque alla Naspi.

Inoltre la normativa tutela la risoluzione consensuale in caso di rifiuto del lavoratore a essere trasferito oltre 50 chilometri dalla propria abitazione o se il tragitto supera gli 80 minuti con mezzi pubblici. Questa eccezione preserva il diritto all’indennità di disoccupazione anche in situazioni di forza maggiore.

I requisiti originari per ottenere la Naspi e le condizioni di contribuzione utili

Le nuove indicazioni Inps sono arrivate anche per chiarire possibili equivoci riguardo ai requisiti per ottenere la Naspi. Prima di questo intervento, il requisito principe era aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione utile nei quattro anni precedenti la richiesta. Questo periodo non coincide con i soli giorni effettivi di lavoro ma include anche i contributi maturati in particolari situazioni.

Sono considerati contributi utili per la Naspi quelli accreditati durante la maternità obbligatoria, i periodi di lavoro all’estero in paesi con accordi bilaterali con l’Italia, e le assenze per malattia dei figli. Questo implica che anche chi non ha lavorato per intero il trimestre può validarne comunque il periodo contributivo ai fini della Naspi.

La novità normativa del 2025 interviene quindi su un requisito già esistente, applicandolo in modo più stringente per coloro che hanno lasciato volontariamente il lavoro senza garantire nel breve termine un nuovo impiego contributivo.

Il quadro delle disposizioni naspi aggiornate per il 2025 tiene conto delle nuove esigenze dei lavoratori

I chiarimenti forniti dall’Inps danno un quadro più preciso di quando la Naspi può essere erogata a chi ha interrotto volontariamente un contratto, anche valutando le eccezioni. La necessità di avere almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo lavoro si somma alla condizione generale di aver maturato un minimo contributivo nel corso degli ultimi anni.

Il sistema di tutela della disoccupazione resta quindi subordinato a verifiche puntuali sulle storie lavorative, in modo da destinare le risorse a chi concretamente ha perso il lavoro senza volerne la cessazione volontaria o per motivi legittimi riconosciuti dalla legge. Gli addetti tecnici saranno chiamati a valutare caso per caso il rispetto di queste nuove regole.

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