La recente analisi sulle performance regionali del servizio sanitario nazionale ha messo in luce un legame stretto tra qualità del servizio e soddisfazione dei cittadini. Lo studio, presentato a Roma, ha preso in esame non solo indicatori tradizionali di efficienza e qualità, ma ha incluso anche la percezione dei cittadini, un aspetto che offre nuovi spunti per valutare la realtà sanitaria in Italia. Il rapporto, frutto di un lavoro coordinato dall’università di roma Tor Vergata, individua inoltre nove regioni, concentrate nelle aree del nord e centro, che si distinguono nella prevenzione e nell’integrazione socio sanitaria, settori cruciali per la sostenibilità futura del sistema.
Il rapporto crea sanità e la nuova prospettiva sulla soddisfazione del cittadino
Daniela d’Angela, presidente del Crea Sanità e coordinatrice scientifica dello studio, ha illustrato come quest’anno la ricerca abbia innovato il metodo includendo la soddisfazione del cittadino accanto agli indicatori di performance. “Il risultato più significativo è la conferma di una correlazione tra le due dimensioni: le regioni con migliori dati di performance mostrano anche un livello superiore di apprezzamento da parte degli utenti.” Questa integrazione permette di comprendere meglio come il valore di un sistema sanitario dipenda non solo da numeri e servizi, ma anche dalla risposta che sa offrire alle esigenze della popolazione.
Lo studio è stato costruito con il contributo di 107 stakeholder del Servizio sanitario nazionale. A ognuno è stato chiesto di definire e pesare i parametri di valutazione, così da tratteggiare un profilo sintetico per ogni regione. Questo approccio ha portato a un quadro più realistico rispetto alle tradizionali misurazioni che si affidano esclusivamente a dati amministrativi o clinici, inserendo però un elemento cruciale: quello delle attese e percezioni reali delle persone.
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Differenze tra performance e qualità della vita percepita nelle regioni italiane
Un risultato inaspettato emerso dalla ricerca riguarda la discrepanza tra performance del servizio sanitario pubblico e la qualità della vita percepita dai cittadini. In alcune regioni del sud Italia, infatti, nonostante un livello di performance inferiore rispetto ad altre zone, i residenti segnalano una qualità di vita migliore. Questo dato indica che la soddisfazione del cittadino è influenzata anche da fattori esterni al sistema sanitario, come condizioni sociali, economiche e ambientali.
La qualità di vita percepita quindi sfugge a una valutazione sanitaria classica. Per esempio, fattori come la comunità, la sicurezza personale, il lavoro e i servizi sociali possono pesare più della stessa efficienza ospedaliera. Queste osservazioni segnalano la necessità di prudenza nell’interpretare la buona riuscita del sistema sanitario come unico indicatore di benessere nella popolazione.
La sfida futura della sostenibilità nel sistema sanitario nazionale
Lo studio ha rivolto l’attenzione anche alle prospettive di sostenibilità del servizio sanitario nazionale in vista delle trasformazioni demografiche attese. L’aumento dell’aspettativa di vita e la crescita della popolazione anziana creeranno una domanda sanitaria nuova, con un prevalere di malattie croniche e bisogni di assistenza diversi dal passato. Questa evoluzione richiederà una revisione di risorse e strategie, visto che le risorse finanziarie non seguiranno necessariamente un trend di crescita parallelo.
Di fronte a questo scenario, è necessario considerare indicatori chiave per valutare la solidità del sistema, come quelli collegati alla prevenzione degli eventi sanitari e all’integrazione tra servizi sociali e sanitari. Questi elementi rappresentano leve fondamentali per gestire in modo meno oneroso le patologie croniche e migliorare la qualità della vita degli utenti, riducendo accessi inutili agli ospedali e favorendo una gestione più efficace e coordinata.
Le regioni al centro del cambiamento in tema di prevenzione e integrazione sociosanitaria
Nel contesto del monitoraggio attuale, compaiono nove regioni, concentrate al nord e centro Italia, che stanno già attivando interventi concreti orientati a prevenzione e integrazione socio sanitaria. Questi territori mostrano indicatori ottimali su più fronti e sono considerati esempi di come il sistema sanitario possa affrontare le sfide future.
La prevenzione comprende programmi di screening, vaccinazioni e campagne di sensibilizzazione, che riducono le malattie evitabili e limitano l’impatto sulle strutture ospedaliere. L’integrazione, invece, riguarda la collaborazione tra strutture ospedaliere, medici di base, servizi sociali e assistenza domiciliare, configurando un modello più flessibile che guarda al paziente nella sua interezza, anche nei contesti meno ospedalieri.
Queste esperienze regionali sono osservate con interesse da altri territori che cercano soluzioni per far fronte alle nuove esigenze demografiche e sociali. Il percorso avviato da queste nove realtà rappresenta una base concreta per studi e politiche nazionali orientate al miglioramento del servizio sanitario pubblico in tutta Italia.