No alla revisione del processo per l’omicidio di luigi di gianni, respinta la richiesta di ivan commisso

No alla revisione del processo per l’omicidio di luigi di gianni, respinta la richiesta di ivan commisso

La corte di cassazione respinge la revisione richiesta da ivan commisso per l’omicidio di luigi di gianni a isola d’asti, confermando la sentenza definitiva e chiudendo il caso dopo indagini complesse.
No Alla Revisione Del Processo No Alla Revisione Del Processo
La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di revisione del processo per l’omicidio di Luigi Di Gianni, confermando la condanna definitiva di Ivan Commisso e chiudendo definitivamente il caso. - Gaeta.it

L’omicidio di luigi di gianni, avvenuto nel gennaio 2013 a isola d’asti, resta un caso chiuso. La corte di cassazione ha respinto la richiesta di revisione avanzata da ivan commisso, condannato in via definitiva per quel delitto. La decisione mette la parola fine a un ultimo tentativo di mettere in discussione una sentenza ormai consolidata.

Il contesto dell’omicidio di luigi di gianni

Luigi di gianni era il titolare di un night club nel basso piemonte. La sua morte, avvenuta la notte del 12 gennaio 2013, aveva suscitato grande impressione nel territorio. Fu ucciso con colpi di fucile da caccia mentre si trovava nella sua zona, considerata generalmente tranquilla. L’indagine che seguì rivelò un quadro intricato, fatto di interessi e rapporti nascosti che suscitarono molte domande.

Le indagini portarono all’identificazione di più persone coinvolte, tra cui ivan commisso, che nel 2021 venne riconosciuto colpevole dalla corte d’assise d’appello di torino. La sentenza, confermata l’anno successivo, fece chiarezza sulla sua partecipazione nel delitto.

La morte di di gianni agitò non solo la comunità locale ma anche il mondo giudiziario, impegnato a sbrogliare una situazione difficile e complessa. Il caso restava però aperto a discussioni fino all’ultima richiesta arrivata dalla difesa di commisso.

La richiesta di revisione basata su un alibi tardivo

Ivan commisso aveva avanzato la richiesta di revisione del processo presso la corte d’appello di milano, competente in materia. A sostenere la richiesta fu una testimonianza raccolta solo nel 2023, dieci anni dopo i fatti.

Una donna, che all’epoca era sposata e legata sentimentalmente a commisso come amante, dichiarò di aver passato con lui la notte in cui di gianni venne assassinato. Per la difesa, quell’alibi avrebbe potuto rimettere in discussione le accuse e modificare l’esito del processo.

L’idea era che questa prova, se accolta, potesse indebolire il quadro accusatorio e aprire la strada a un nuovo giudizio. La testimonianza rappresenta quindi un elemento centrale nella strategia difensiva.

Ma quel racconto arrivò troppo tardi per modificare la scena giudiziaria consolidata. La corte di appello di milano, prima, e la suprema corte di cassazione, poi, si opposero all’ammissione del nuovo elemento.

La valutazione dei giudici sulla credibilità dell’alibi

Le motivazioni della cassazione sono chiare: la testimonianza è ritenuta non credibile e insufficiente per sovvertire la sentenza definitiva.

I giudici hanno giudicato inverosimile che commisso abbia taciuto per dieci anni un fatto così rilevante, pur di fronte a prove gravi che lo collegano all’omicidio. L’imputato aveva spiegato di essere venuto a conoscenza delle accuse solo nel 2021, al momento del suo arresto a borgia, in calabria.

Questa versione non ha convinto i magistrati, che hanno giudicato poco plausibile un silenzio tanto prolungato su un dettaglio così decisivo per la sua difesa.

Secondo la corte di cassazione la prova nuova, pur essendo stata depositata, non dimostra in modo adeguato come possa incrinare il quadro delle responsabilità già accertate, né da sola né insieme ad altri elementi.

Le implicazioni della decisione per il caso e la comunità

La sentenza della cassazione lascia il processo sull’omicidio di di gianni confermato senza possibili riaperture. Il mosaico investigativo e giudiziario resta così stabile, con commisso identificato come uno degli autori principali del delitto, secondo quanto stabilito dai precedenti gradi di giudizio.

Un fatto che porta ordine alla vicenda, almeno sul piano legale, mentre la comunità di isola d’asti e il basso piemonte si confrontano con un ricordo netto di quella vicenda drammatica.

Restano evidenti le ferite di un episodio che mostrava un volto nascosto e difficile di una realtà locale, dove interessi e violenza si incontrarono in modo tragico. La giustizia conferma la sua versione dopo anni di indagini complesse e processi intensi.

Il caso di luigi di gianni codifica così uno spazio chiaro nel calendario giudiziario contemporaneo, con la sentenza della cassazione che segna un punto fermo e chiude un capitolo aperto da più di dieci anni.

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