Nel Lazio 275 nuovi casi di leucemia linfatica cronica ogni anno e una nuova terapia approvata dalla UE

Nel Lazio 275 nuovi casi di leucemia linfatica cronica ogni anno e una nuova terapia approvata dalla UE

Nel Lazio si registrano 275 nuovi casi annuali di leucemia linfatica cronica; pirtobrutinib, approvato dall’Unione europea, offre una terapia innovativa efficace per pazienti con forme recidivanti o refrattarie già trattati con inibitori di Btk.
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Nel Lazio si registrano ogni anno circa 275 nuovi casi di leucemia linfatica cronica, malattia ematologica che colpisce soprattutto anziani. Pirtobrutinib, nuova terapia approvata per forme recidivanti o refrattarie, ha dimostrato efficacia superiore alle terapie standard nel prolungare la sopravvivenza e controllare la malattia con un profilo di sicurezza gestibile. - Gaeta.it

Ogni anno nel Lazio si registrano circa 275 nuovi casi di leucemia linfatica cronica , equivalenti al 10% delle diagnosi italiane che ammontano a 2.750 casi totali. Questa malattia, che colpisce soprattutto soggetti di età avanzata, provoca l’accumulo di linfociti B nel sangue e in vari organi come midollo osseo, linfonodi e la milza. Il decorso della CLL può durare anni in maniera stabile o peggiorare velocemente. Negli ultimi tempi la comunità medico-scientifica ha accolto con attenzione una terapia innovativa, pirtobrutinib, destinata a pazienti con forme recidivanti o refrattarie, già trattati con inibitori di Btk. La nuova cura ha il compito di offrire un’alternativa efficace a chi affronta una malattia che tende a ripresentarsi.

Caratteristiche e sintomi della leucemia linfatica cronica nel lazio

La leucemia linfatica cronica è una malattia ematologica che insorge soprattutto negli anziani, con un’età media di diagnosi intorno ai 70 anni. Nel Lazio, come nel resto d’Italia, questa condizione si manifesta con la proliferazione anomala e incontrollata dei linfociti B, cellule del sistema immunitario che si accumulano nel sangue e in strutture come linfonodi, milza e midollo osseo. Non è raro che i pazienti presentino altre patologie concomitanti, complicando il trattamento e la gestione del quadro clinico.

I sintomi più comuni sono stanchezza persistente, febbre occasionale, sudorazioni notturne e perdita involontaria di peso. Spesso si riscontra anche un ingrossamento dei linfonodi, accompagnato da un senso di pienezza addominale, dovuto all’aumento di volume della milza. Nei casi più evidenti, i linfociti nel sangue periferico raggiungono valori elevati. L’obiettivo principale della terapia è riportare i parametri ematici alla normalità e ridurre le dimensioni dei linfonodi, inducendo uno stato di remissione della malattia.

Nel Lazio, numerosi centri ospedalieri si occupano di questa patologia con programmi di diagnosi e trattamento, cercando di adattare le terapie alle specifiche esigenze cliniche del paziente e all’andamento della malattia nel tempo.

Un progresso nelle terapie con pirtobrutinib

Il trattamento della leucemia linfatica cronica ha subito una svolta significativa con l’arrivo degli inibitori di Btk e della proteina Bcl-2, che regolano rispettivamente la proliferazione cellulare e il processo di morte cellulare programmata. Questi farmaci mirati hanno permesso di limitare l’uso della tradizionale chemio-immunoterapia, spesso fonte di effetti collaterali pesanti, aprendo la strada a cure più precise e tollerabili. Le terapie odierne possono controllare la malattia per lunghi periodi, durante i quali il paziente può anche sospendere la terapia senza vedere ricadute immediate.

Pirtobrutinib rappresenta un’ultima frontiera di questa categoria di farmaci. È un inibitore di Btk non covalente, approvato dall’Unione europea per pazienti con CLL recidivante o refrattaria che hanno già ricevuto un trattamento con un inibitore covalente di Btk. Il farmaco si propone di superare i limiti delle terapie precedenti, efficaci solo finché non si sviluppano resistenze da parte delle cellule leucemiche. Pirtobrutinib può essere utilizzato dalla seconda linea di trattamento e trova impiego anche in terapie di terza linea, offrendo una possibilità concreta a pazienti che altrimenti avrebbero rare opzioni disponibili.

Questo farmaco è stato valutato in studi clinici specifici, con i risultati che hanno dimostrato un’efficacia superiore agli standard precedenti basati su idelalisib più rituximab o bendamustina più rituximab. L’azione di pirtobrutinib mira a bloccare la proliferazione cellulare anche in presenza di mutazioni o meccanismi resistenti alle terapie passate, un vantaggio rilevante per il controllo della malattia.

I risultati dello studio bruIn cll-321 e il profilo di sicurezza della nuova cura

Lo studio clinico bruIn CLL-321 ha rappresentato il primo trial randomizzato di fase 3 dedicato esclusivamente a pazienti con leucemia linfatica cronica già trattati con un inibitore di Btk. I dati presentati confermano che pirtobrutinib mantiene la sopravvivenza libera da progressione della malattia a livelli superiori rispetto alle terapie standard scelte dall’investigatore. Al momento dell’analisi primaria, svolta il 29 agosto 2023, il farmaco ha mostrato risultati migliori in modo netto e sono stati confermati nell’aggiornamento del 29 agosto 2024.

Pirtobrutinib ha diminuito il rischio di progressione o morte del 46%, con una mediana di PFS pari a 14 mesi contro 8,7 mesi delle terapie di confronto. Questa efficacia si è dimostrata coerente anche nelle sottopopolazioni più difficili da trattare, inclusi pazienti con mutazioni genetiche come TP53 o delezione 17p, che portano a prognosi più sfavorevoli. Anche il tempo trascorso prima di dover affrontare una nuova terapia o la morte è risultato molto più lungo, con 24 mesi rispetto agli 11 degli altri trattamenti.

Il profilo di sicurezza di pirtobrutinib riflette quanto emerso negli studi precedenti di fase 1 e 2. Gli effetti collaterali più frequenti comprendono neutropenia, stanchezza, diarrea, anemia, eruzioni cutanee ed ecchimosi. Questi eventi, osservati nei pazienti in trattamento, sono stati gestibili e compatibili con un uso prolungato del farmaco, un aspetto cruciale per terapie che si prolungano nel tempo e coinvolgono pazienti anziani o con comorbilità.

Centri di ricerca e futuro delle terapie per la leucemia linfatica cronica

Il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma è diventato un punto di riferimento per la cura della leucemia linfatica cronica nel centro e sud Italia. Con oltre 30 studi clinici in corso tra fasi 1, 2 e 3, offre ai pazienti accesso a terapie sperimentali e alle più recenti innovazioni terapeutiche. L’attività di ricerca coinvolge numerosi specialisti e si focalizza sull’evoluzione delle terapie mirate, con l’intento di migliorare la qualità della vita di chi convive con la malattia.

Pirtobrutinib, oltre che per la CLL, ha già ricevuto l’autorizzazione condizionata dalla Commissione europea anche per il trattamento del linfoma mantellare recidivante o refrattario in pazienti precedentemente esposti agli inibitori di Btk. Il farmaco è approvato in vari paesi e si attendono nuove indicazioni in tutto il mondo che possano ampliare ulteriormente il suo uso.

Lilly Italy Hub ha sottolineato l’importanza di offrire soluzioni nuove a pazienti con leucemie e linfomi resistenti ai trattamenti disponibili. L’azienda continua a investire nello sviluppo di farmaci destinati a questi contesti clinici, rispondendo alle necessità di un gruppo di pazienti con esigenze terapeutiche particolari.

Le scoperte e i risultati ottenuti con pirtobrutinib aprono nuove possibilità per malati e medici, definendo un nuovo standard per il trattamento della leucemia linfatica cronica in condizioni di recidiva o resistenza alle prime terapie. In Italia, le strutture specializzate stanno concentrando energie su queste innovazioni, con risultati concreti che si traducono in percorsi di cura più efficaci e personalizzati.

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