Nel delta del Po la battaglia contro il granchio blu per salvare le vongole si fa concreta

Nel delta del Po la battaglia contro il granchio blu per salvare le vongole si fa concreta

Nel delta del Po, Veneto ed Emilia-Romagna attuano un piano con pescatori locali per controllare il granchio blu, responsabile della minaccia alle vongole, attraverso catture mirate e gestione sostenibile.
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Nel delta del Po, un piano governativo coinvolge i pescatori locali per controllare il granchio blu, minaccioso per le vongole, con catture mirate, incentivi economici e strategie di smaltimento fino a fine 2025. - Gaeta.it

Nel delta del Po, il contrasto al granchio blu, un crostaceo che minaccia la sopravvivenza delle vongole, ha raggiunto un momento decisivo. Le autorità hanno messo in atto un piano di intervento mirato che coinvolge direttamente i pescatori locali. Questo articolo fa il punto sulle misure adottate, i risultati ottenuti fino ad ora e le prospettive di questa lotta nel cuore del 2025.

Il piano di intervento e le disposizioni del governo per il controllo del granchio blu

Il 15 aprile 2025 il Commissario Straordinario di Governo, Enrico Caterino, ha firmato un’ordinanza che regola la pesca del granchio blu nelle acque del delta del Po, coinvolgendo le regioni Veneto ed Emilia-Romagna. La normativa stabilisce limiti precisi per la pesca selettiva, obblighi per la commercializzazione, norme per lo smaltimento del crostaceo e incentivi economici per i pescatori.

L’obiettivo principale del piano è concentrarsi sulle femmine ovigere, responsabili della produzione di milioni di uova. Catturarle rappresenta un passo cruciale per ridurre la capacità riproduttiva della specie spartiacque. Agli operatori è vietato ributtare in acqua i granchi catturati e devono smaltirli in impianti autorizzati ricevendo un rimborso di 1 euro per chilo nel caso di cattura e 0,50 euro per chilo per lo smaltimento.

Tre punti di sbarco sono stati identificati lungo il delta: Scardovari, Goro e Comacchio. Questo sistema mira a garantire un controllo serrato e una gestione responsabile della pesca. Il piano è previsto fino al 30 novembre 2025, ma potrebbe essere rivisto in base ai risultati ottenuti e all’evoluzione del fenomeno infestante.

La presenza crescente delle femmine di granchio blu e il ruolo dei pescatori locali

Dai racconti di chi lavora direttamente nelle zone interessate emerge una percezione chiara: la pressione del granchio blu si è intensificata. Elio, pescatore di Goro, descrive una situazione inedita rispetto agli anni precedenti. Da ben tre anni il granchio rappresenta una minaccia costante, ma quest’anno le femmine ovigere sono comparse in anticipo e in grande quantità, un segnale che richiede un’azione più decisa.

La presenza massiccia di queste femmine è preoccupante, visto il loro ruolo nella diffusione della specie. I pescatori, parte integrante delle operazioni, stanno così affrontando un carico di lavoro più intenso. Le loro esperienze forniscono dati preziosi per adattare le strategie di pesca e contenere l’espansione del crostaceo.

In questo contesto, i pescatori non sono solo esecutori, ma anche osservatori privilegiati. La loro attività quotidiana segnala le variazioni nel comportamento della specie e indirizza le azioni di contrasto, facendo della collaborazione un elemento fondamentale nel successo del piano.

I risultati delle catture e l’incremento esponenziale del granchio blu nelle acque venete e emiliano-romagnole

I numeri parlano chiaro. Nel Veneto, la prima giornata di cattura a Scardovari ha registrato 1700 chili di granchi blu, di cui l’80% erano femmine, come dichiarato da Paolo Mancin, presidente del Consorzio Cooperative pescatori del Polesine. Questi dati confermano che la specie continua a colonizzare con forza le acque del delta.

Guardando al 2023, in Veneto si sono raggiunte circa 630 tonnellate di cattura, che rappresenta un aumento del 550% rispetto al 2022 quando si erano fermate a 97 tonnellate. Nel corso del primo semestre del 2024 questo incremento è proseguito superando le 687 tonnellate.

Anche in Emilia-Romagna, la situazione non è meno rilevante. Nella Sacca di Goro si è registrato un picco incredibile con un incremento del 940% passando da 90 tonnellate del 2022 a 936 tonnellate raccolte nel 2023. Questi dati dimostrano come la specie stia continuando a diffondersi rapidamente, intensificando la pressione sugli equilibri locali.

Strategie di vendita e smaltimento: il contributo di cooperative e associazioni di pescatori

Oltre all’aspetto della cattura, il piano richiede una gestione attenta anche sul fronte commerciale e dello smaltimento. Questo aspetto è stato sottolineato da Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca.

Le cooperative non si limitano alla pesca, ma lavorano per creare mercati per il granchio blu anche fuori dall’Italia, cercando di evitare sprechi e sostenere l’economia locale. I granchi catturati finiscono sui mercati esteri, dove vengono impiegati in diverse preparazioni alimentari o usati in altri settori, riducendo così la pressione sull’ecosistema.

Per lo smaltimento obbligatorio, che passa attraverso impianti autorizzati, è previsto un contributo economico per i pescatori, un dettaglio che rende più fattibile la gestione responsabile delle carcasse. La presenza di punti di sbarco certificati permette di tracciare meglio i movimenti e garantire il rispetto delle normative.

Il coinvolgimento delle associazioni di pescatori è decisivo per monitorare l’applicazione del piano e per adeguarlo alle esigenze sul campo, mettendo in pratica una forma di vigilanza costante che unisce tutela ambientale e interesse economico.

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