Negoziati tra stati uniti e iran puntano alla rimozione delle sanzioni in cambio della rinuncia al nucleare

Negoziati tra stati uniti e iran puntano alla rimozione delle sanzioni in cambio della rinuncia al nucleare

Le trattative tra Stati Uniti e Iran puntano a un accordo per la revoca delle sanzioni in cambio del controllo nucleare, mentre nel Medio Oriente aumentano le tensioni nella Striscia di Gaza e il ruolo dei paesi del Golfo resta cruciale.
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Le trattative tra Stati Uniti e Iran puntano a un accordo per la revoca delle sanzioni in cambio del controllo sul programma nucleare iraniano, mentre nel Medio Oriente restano alte le tensioni, in particolare nella Striscia di Gaza, con gravi crisi umanitarie e contrasti politici. - Gaeta.it

Le trattative tra Stati Uniti e iran mostrano segnali di apertura su un possibile accordo che prevede la cancellazione delle sanzioni americane in cambio del fermo sviluppo dell’arma nucleare da parte di Teheran. Il calo del prezzo del petrolio, registrato nei giorni scorsi, sembra riflettere un clima di negoziazione più disteso. Il presidente Donald Trump, durante il suo recente giro nel Medio Oriente, ha evidenziato la serietà dei colloqui, prospettando una pace duratura che coinvolge più attori della regione. Scendiamo nel dettaglio di questa fase complessa di confronto diplomatico, che interessa non solo iraniani e americani ma anche i paesi vicini del Golfo.

Stati uniti e iran: la dinamica dei colloqui e la proposta iraniana

I colloqui indiretti tra washington e teheran, tenutisi in oman, hanno visto uno scambio di proposte concrete. Il quarto round di trattative ha portato l’inviato americano Steve Wikoff a consegnare una bozza scritta al ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, al vaglio della guida suprema Ali Khamenei e del presidente Masoud Pezeshkian. Secondo una dichiarazione di Ali Shamkani, consigliere di Khamenei, l’iran sarebbe disposto a eliminare le scorte di uranio arricchito oltre i livelli consentiti per uso civile. Questo gesto avverrebbe in cambio della revoca immediata delle sanzioni statunitensi. L’impegno iraniano prevede il mantenimento dell’arricchimento dell’uranio limitato a scopi civili, controllato da osservatori internazionali. La proposta segna un cambio di tono rispetto agli anni precedenti, ma resta da capire se entrambe le parti riusciranno a raggiungere un’intesa definitiva.

Il ruolo dei paesi del golfo e il contesto geopolitico locale

Il passaggio di Trump in Arabia Saudita, Qatar e negli Emirati Arabi Uniti ha confermato l’interesse della regione per l’evoluzione delle relazioni con l’Iran. Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar, ha definito con la Cnn la sua conversazione con Trump come «molto positiva» riguardo ai negoziati. Arabia Saudita, sotto la guida del principe ereditario Mohammed bin Salman, ha mantenuto una posizione ostile verso Teheran, sostenendo alcune guerre per procura in Medio Oriente, come nello Yemen. L’attenzione degli stati del Golfo è alta, come testimonia anche la recente decisione di Trump di rinominare il golfo “Arabo” al posto di “Persico”, un cambio lessicale che rispecchia tendenze politiche e diplomatiche nella regione.

Tensioni permanenti nella striscia di gaza e impatto degli attacchi israeliani

Nel mentre, la situazione nella striscia di Gaza peggiora. Il 15 maggio, giorno in cui i palestinesi ricordano la Naqba, le vittime degli attacchi israeliani sarebbero state almeno 115, con Khan Yunis che ha sofferto maggiormente. L’ospedale Nasser ha ricevuto un afflusso massiccio di feriti e morti, inclusi molti bambini. L’ospedale Europeo di Khan Yunis, focalizzato sui pazienti oncologici, resta chiuso dopo un attacco di giorni fa. Le organizzazioni umanitarie denunciano l’esaurimento delle riserve di cibo e medicinali, mentre mancano acqua potabile e condizioni igieniche adeguate. Questi fattori aggravano la crisi umanitaria già critica. Sulla scena internazionale, Washington ha annunciato la creazione della Ong Gaza Humanitarian Foundation, per portare aiuti in tempi rapidi, senza coinvolgere le Nazioni Unite, probabilmente per aggirare i comandi locali e le complicazioni politiche.

Le dichiarazioni di trump e la risposta di hamas sul futuro di gaza

Durante il viaggio, Trump ha manifestato l’idea che gli Stati Uniti potrebbero prendere in carico Gaza trasformandola in una «zona di libertà». L’ipotesi ha incontrato pronta risposta da Hamas, con Basem Naim che ha sottolineato alla stampa come Gaza non sia in vendita. Il dirigente ha ribadito che ogni trattativa per il cessate il fuoco deve partire dall’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari. Il contrasto fra le ambizioni americane e le posizioni delle autorità locali mostra quanto la complessità della gestione politica e sociale della Striscia rimanga alta, con tensioni che rischiano di impattare ulteriormente sulla popolazione civile già messa a dura prova.

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